Il giorno del dolore, ma anche della rabbia sotto la Prefettura per i morti sul lavoro

Centinaia di persone al presidio, gruppi de la gauche contestano i confederali, “non siete credibili”

Firenze – La notizia stamattina era volata di bocca in bocca, lasciando Firenze attonita, qualcuno aveva anche le lacrime agli occhi. “Perché – come dicevano stamane attorno al luogo dove sono morti tre lavoratori, tre sono rimasti feriti e due sono dispersi – non è possibile andare a guadagnarsi il pane e non tornare a casa”. Non torneranno più a casa, loro, i tre uomini che hanno perso la vita oggi, non guariranno mai nell’anima i tre feriti, e quanto agli latri, da voci sembra siano sotto a quel maledetto pilone che è venuto giù, che ha frantumato solai ed è finito addosso alle vita di chi voleva solo lavorare. E’ questa, questo plumbeo senso di tristezza che grava sulla città da stamattina, a condensarsi stasera, verso le 18, davanti alla Prefettura di Firenze, dove la città è stata chiamata dai sindacati confederali.

Firenze risponde con centinaia di persone, volano i discorsi, qualcuno si ferma ad ascoltare chi sta intervenendo, quelli che stamattina erano sul cantiere maledetto, Stefano Tesi per la Filca Cisl, Luca Vomero della Feneal Uil e infine Marco Carletti della Fillea Cgil. Ma insieme al dolore, scoppia la rabbia. Sventolano bandiere, si alza la voce. Una contestazione che tuttavia rimane circoscritta, ma che non per questo è meno pesante nel contenuto. In molti si mettono al confronto. Ma il vero problema rappresentato dai gruppi dei movimenti è ineludibile: il problema della sicurezza del lavoro è antico, le regole per contenerlo ci sono (il codice della sicurezza, secondo un esperto come l’avvocato Danilo Conte, è uno fra i migliori) eppure le tragedie continuano senza sosta. Mancanza di controlli, contrattazione ritenuta non consona ai diritti dei lavoratori, volano accuse, qualcuno si spazientisce, altri accettano il confronto. Fumogeni, pochi a dire il vero, un po’ di tensione.

“La prima cosa che mi ha colpito – dice Massimo Torelli, Firenze Città Aperta – è che non ci sono lacrime per queste persone, nessuno che li pianga. Sono, a parte la prima vittima ritrovata, che era di Teramo di origine, ma viveva a Collesalvetti, stranieri, rumeni, ovvero lavoratori che arrivano, si fermano, un mese, una settimana, poi vanno a lavorare altrove, nel mondo. Ciò mi ha colpito molto. La seconda cosa che colpisce, è che in questa città vetrina si controlla che gli ambulanti non vendano roba taroccata e non si controllano le condizioni di chi lavora”.

“Questa è la giornata del cordoglio, della rabbia, la giornata in cui il mondo del lavoro dichiara basta ai morti con lo sciopero – dice Bernardo Marasco, segretario fiorentino della Cgil –  quanto alle valutazioni sul caso, ancora devono essere svolte indagini, ma una cosa è certa: stamattina qualcuno si è svegliato pensando di andare la lavoro in cantiere e non tornerà più. E sicuramente non è colpa sua. La seconda cosa evidente, è che se il lavoro è dequalificato, le condizioni di sicurezza si abbassano. Quello che è sicuro è che in un mondo in cui si tende a risparmiare sul lavoro, si tende a esternalizzare le produzioni, le possibilità che gli incidenti avvengano aumentano. questo è un elemento che non può non essere tenuto in considerazione. Le ragioni di questa tragedia specifica, è ancora presto per esserne a conoscenza. Quello che è sicuro è che di lavoro si muore e che disarticolando i cicli produttivi è più facile che questa cosa accada”. Ma il mondo del subappalto, dopo le parole di Landini, che ha attaccato il governo, responsabile di averlo reintrodotto?

Una domanda che si inserisce anche in quelle prime voci che hanno parlato di tre metalmeccanici in cantiere, circostanza che, se confermata, “aprirebbe un tema enorme. Ci sono delle politiche, in generale, che devono essere reinvertite. mi riferisco ad esempio al subappalto a cascata. Per quanto riguarda il caso specifico, facciamo emergere le responsabilità per quello che saranno”.

Nel frattempo, qualche notizia sul cantiere comincia ad emergere: intanto, l’impresa esecutrice dei lavori sarebbe l’Aep Attività Edilizie Pavesi srl, con sede a Pieve del Cairo, nel pavese. Ma in realtà i lavoratori morti, feriti e dispersi stamane, non sarebbero dipendenti della ditta, in quanto il suo ruolo sarebbe assimilabile a quello di general contractor al centro di una galassia, che, secondo fonti sindacali, vedrebbe oltre una trentina di aziende in subappalto. La società committente risulterebbe essere La Villata spa, Immobiliare di investimento e sviluppo, con sede a Milano. Le indagini in corso (il cantiere è sotto sequestro), affidate ai pubblici ministeri Francesco Sottosanti e Alessandra Falcone, ipotizzano i reati di omicidio colposo plurimo e crollo colposo.

Intanto, fra la folla, si riconoscono i componenti della delegazione che poco prima ha incontrato il presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo, ovvero Paola Galgani per la Cgil regionale, Roberto Pistonina, segretario generale aggiunto Cisl Toscana, il segretario regionale Uil Paolo Fantappié e Davide Macrì, membro del Consiglio confederale, la stessa delegazione che ha incontrato la capo gabinetto Annalisa Oliva, in Prefettura. C’è anche il presidente della Regione Eugenio Giani, si distinguono le fasce tricolori di alessia Bettini, la vicesindaca al posto di Nardella che si trova in Terrasanta, quella di Lorenzo Falchi , sindaco di Sesto Fiorentino., poi Sandro Fallani di Scandicci a Brenda Barnini di Empoli. C’è anche Andrea Tagliaferri di Campi Bisenzio e Francesco Casini di Bagno a Ripoli, molti altri ed esponenti del mondo politico fiorentino e toscano, il segretario regionale del
Pd Emiliano Fossi, Sara Funaro, Dmitrij Palagi, Cecilia Del Re a Tomaso Montanari.  

Foto di Luca Grillandini

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