Il gioiello come forma d’arte

E’ iniziata giovedì 19 gennaio la serie di conferenze che Arti Orafe e Museo Marini offrono al pubblico che voglia approfondire il tema del gioiello nato come forma d’arte, e proseguirà il 2 febbraio, sempre alle 17, con i ruggenti anni Venti e Trenta dello scorso secolo, in cui divennero famosi Jean Désprés, Jean Fouquet, George Sandoz. Sarà ancor più interessante l’appuntamento del 9 febbraio sui gioielli dei pittori e scultori internazionali, che hanno sconfinato nell’arte orafa, tra cui emergono Dalì, Picasso, Braque, Meret Oppenheim, De Chirico, Fontana, Burri e artisti di calibro simile. Coi successivi appuntamenti del 16 e 23 febbraio, si arriverà a comprendere opere fino agli anni Ottanta. Volendo approfondire visivamente l’argomento, è consigliabile visitare il Museo degli Argenti, dove due valide direttrici, Marilena Mosco prima e Ornella Casazza poi, tra il 2007 2 il 2010, sono riuscite a incrementare una splendida collezione, tra acquisizioni e molte donazioni, arricchendo con opere del tempo presente quanto nel 1737 l’Elettrice Palatina aveva lasciato quali tracce del proprio generoso regno. Tra i tanti tesori dalle teche saltano immediatamente all’occhio le spille di Giampaolo Babetto, il cui disegno deriva da particolari di dipinti del Pontormo, come la Deposizione; il carro trainato da cavalli, altra spilla di sapore classico di Roberto Barni; la collana rigida di Nino Franchina, esponente del “Fronte nuovo delle arti”; le architetture preziose di Paolo Marcolongo, la cuffia di fili d’oro di Orlando Orlandini, le spille bioniche di Annamaria Zanella, e così via tra oggetti di grande qualità e fascino.
Accanto al Museo Marini, in via della Spada, si trova la Galleria Antonella Villanova, dove sono esposti in permanenza gioielli di design delle principali scuole orafe fiorentine, ma anche ospitati artisti affermati come Lucia Massei – responsabile dell'altra eccellente scuola di oreficeria, Alchimia –  la cui mostra apre sabato 21, alle 18. Secondo l’opinione della gallerista: “Comunicare attraverso gli ornamenti è pratica conosciuta in tutta la storia dell’umanità, attiene a quella pratica antica di mostrare l’appartenenza a un’etnia o gruppo sociale attraverso simboli che oggi, soprattutto in occidente, individuano appartenenze stabilite da criteri censocratici  che nulla hanno a che vedere con la storia e la cultura degli individui che quei simboli rappresentano. L’ornamento prodotto dall’industria serializza,e  specie quando usa l’alibi dell’edizione limitata, ancora di più estremizza i criteri di accesso; la preziosità è proporzionale alla difficoltà economica dei consumatori di accedere all’oggetto. Invece, i gioielli di Lucia Massei e in modo più generale i gioielli d’artista, invertono la tendenza, sono preziosi nel significato che si attribuisce all’opera d’arte, a ciò che ha pregio e possiede qualità degne di essere ammirate ovvero guardate con meraviglia, con stupore”. E’ vero che quanto indossiamo parla di noi, e ancor di più i gioielli; se poi sono stati disegnati da artisti, cioè da persone che applicano la loro capacità creativa di norma o alla pittura o alla scultura,  oltre che alla gioielleria, rappresentano ancor di più la nostra cultura e mostrano se comprendiamo a fondo quella prodotta dagli anni in cui viviamo. Per prenotare le conferenze al Marini: segreteria@artiorafe.it


Nella foto: una collana di Lucia Massei esposta da Antonella Villanova

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