Da anni si è inventato una nuova professione, il necrohunter dei vip della storia, cioè il cacciatore e sedicente scopritore dei resti mortali dei più grandi del passato. Adesso avrebbe ritirato fuori dalla coltre dei secoli circa cinque, sotto cui giaceva nientepopodimeno che le ossa di Monna Lisa, al secolo Lisa Gherardini, sposa del facoltoso mercante di seta Francesco Del Giocondo. E ritratta dal genio di Leonardo da Vinci nel quadro più famoso del mondo.
Silvano Vinceti, scandianese, ha dato entusiasta l’annuncio al pianeta terra ma la comunità scientifica non gli crede così come per la raffica di altri ritrovamenti impossibili di cui si fregia il suo funebre palmares, penultimo dei quali Michelangelo Merisi detto il Caravaggio.
Analizzate al carbonio 14 le presunte spoglie della Gioconda rinvenute in un cassone nella cripta del convento di S.Orsola a Firenze, resti di tibia e femore, il risultato riporta ad una data compatibile con quella della morte di Lisa, il 1542 ma non c’è nessuna certezza che la salma sia della donna dal sorriso allusivo e inafferrabile. Per cui si parla di “altissima probabilità”. Un modo per inchiodare i frammenti ossei a un’identità definitiva ci sarebbe, cioè confrontare le tracce di Dna dei reperti della cripta col Dna dei figli di Lisa, trovati in un’altra chiesa. Purtroppo però assai degradati dalle alluvioni dell’Arno e dunque da cui è quasi impossibile prelevare materiale genetico sufficiente.
Così il mistero enigmatico della Gioconda resterà tale ancora a lungo. E noi ci dovremo accontentare, si fa per dire, di quel sorriso ipnotizzante che suscita inquietudine e che ha fatto la storia dell’arte. Ed in fondo è lì, in quel meraviglioso dipinto, che Monna Lisa è più viva che mai.