Il film “Rudolf Jacobs, l’uomo che nacque morendo”: originale lezione per gli studenti

La storia narrata dalla pellicola è quella del capitano Rudolf Jacobs ed è poco nota. Si svolge a Sarzana, nel settembre del '44, il mese dopo la strage di Sant'Anna di Stazzema – 560 morti per mano delle SS – avvenuta non molto lontano dalla cittadina ligure. Ebbene, in quel clima, Jacobs, capitano della Marina tedesca di guerra, decide di fare una scelta coraggiosa: passare nelle file della Resistenza italiana. Una scelta che pagherà con la vita: Jacobs finirà ucciso nel novembre dello stesso anno, in un'azione partigiana da lui progettata contro una caserma fascista.
Il film è tratto dall'omonimo romanzo dello stesso Faccini, e ha fra gli interpreti Marina Piperno, Carlo Prussiani e Alessandro Cecchinelli.
Jacobs è stato insignito della medaglia d’argento al valor militare, mentre per lunghissimi anni, in Germania, fu considerato un “disperso”. Che cosa lo indusse ad abbandonare i privilegi che le sue funzioni gli consentivano?
“Entrare nella Resistenza – spiega l'autore del film – significava prenotare un incontro con la morte. E in qualche modo sembrava saperlo quando disse a un capo partigiano italiano: “Darei la mia vita pur di abbreviare di un solo minuto questa guerra insensata…”. Solo recentemente la sua città natale, Brema, ha potuto celebrare la scelta del suo concittadino. Non un “disperso”, né un “traditore”, ma “maestro di pace e di civiltà”.

Come è nata l’idea di questa ricerca?

Questa storia appartiene alla mia infanzia. Il personaggio che porta Jacobs nella Resistenza era un cugino di mia madre. Si chiamava Edilio Lupi. Eravamo in barca, sottocosta e al riparo della tramontana, io alla voga, mentre lui, a poppa, immergeva le reti del tramaglio, quando cominciò a parlarmene. Ho custodito gelosamente, per più di cinquant’anni, le parole di questo mio parente, senza mai pensare che fosse necessario divulgarle. E’ arrivato, oggi, il tempo di condividerle… Ecco perché ho scritto il libro e poi ho deciso di realizzare il film.

Quali differenze ci sono tra il libro e il film?

La scrittura letteraria è convenzionale e arbitraria. Alla parola non corrisponde l’oggetto. Il cinema, invece, parla con il linguaggio della realtà.
Per fare il film ho dovuto ritagliare dentro la storia quello che poteva essere significativo. Ho eliminato i personaggi femminili, i bambini, che nel romanzo avevano avuto un ruolo ben preciso.
Nel film ho introdotto un elemento innovativo: la ricerca attraverso internet.

Lei non rappresenta Rudolf Jacobs come uno straniero. Ma chi era, in realtà, questo personaggio?

E’ un uomo (di origini ebraiche) che non voleva essere complice della Shoah e delle stragi nazi-fasciste che insanguinavano l’Italia… un uomo che passò alla Resistenza e con le armi in pugno nacque, appunto, morendo.
E’ un intellettuale, molto sensibile, amante della poesia, dell’arte. Ma non solo. E’ anche un ambientalista. Fin dall’inizio si può vedere, nel film, come Jacobs si identifichi con la natura, è affascinato dalla bellezza dei luoghi.

Le immagini del film, infatti, sono molto suggestive. La storia che racconta si inserisce bene nel paesaggio ligure e nel territorio montuoso delle Apuane.

Ho cercato di filmare quello che c’è di eterno nella natura. La bellezza dei luoghi vuole contrapporsi e mettere in evidenza il tema di fondo, che è quello della guerra.

Alla fine del film c’è questa scritta: “All’Europa che verrà”
Che cosa di questa Europa non Le piace?

Non mi piace l’Europa delle banche, della finanza, degli affari.
Mi piacerebbe, invece, l'Europa dei popoli, capaci di scambiare cultura e identità, di costruire scenari nuovi, disposti a mescolarsi piuttosto che ad arroccarsi nella trincea delle piccole identità.

Quali sono stati i suoi maestri?

Bresson, Bergman, Godard, De Sica, solo per citarne alcuni.

Quali i suoi prossimi progetti?

Vorrei filmare il dissesto idrogeologico dell’Italia. Faremo un viaggio in camper e racconteremo l’Italia, mostreremo l’ambiente di oggi con le parole dei grandi di ieri.
Inoltre continueremo il progetto “Voci del secolo breve”.

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