“Il Dubbio”: confronto tra esseri umani

Un prete e una suora presentati nelle loro fattezze umane. Sospetti, bugie, contraddizioni e… il dubbio. Sentimento che muove il mondo, ma che può rivelarsi alquanto increscioso per la società se a provarlo sono i “messaggeri di Dio”. L’argomento è trattato ne “Il Dubbio”, dramma teatrale in scena per la regia di Paolo Santangelo al Teatro Le Laudi di Firenze, prodotto della Compagnia fiorentina Kimera Teatro. Il testo teatrale è stato scritto nel 2004 da John Patrick Shanley (Premio Pulitzer 2005), il quale ha diretto anche la versione cinematografica del 2009 che vedeva come coprotagonista una straordinaria Meryl Streep (candidata all’Oscar come miglior attrice). In Italia il dramma è stato messo in scena nel 2009 con la regia di Sergio Castellitto, protagonisti Stefano Accorsi e Lucilla Morlacchi.

Oggi una nuova rappresentazione dell’opera vede sul palco un gruppo di attori davvero intensi, appartenenti ad una Compagnia fiorentina che da tempo si occupa di recuperare testi contemporanei meno conosciuti, italiani e stranieri, per rinnovare una scena che spesso predilige il teatro classico. Li abbiamo visti dare prova di sé a novembre in “Sottobanco” di Domenico Starnone, di grande impatto emotivo questa nuova messinscena dai ritmi veloci e dinamici. Al centro Laura Martelli nei panni della rigida e sospettosa Suor Aloysius, sua interlocutrice “d’onore” Eleonora Cappelletti che interpreta la sensibile e gentile Suor James. Oggetto delle loro elucubrazioni padre Flynn (Marco Contè), il prete affabulatore e progressista che con i suoi metodi innovativi crea scompiglio nella scuola cattolica diretta da Suor Aloysius. A quest’ultima non piacciono i sermoni esposti con un tono e con argomentazioni “troppo umani”, né gli atteggiamenti eccessivamente amichevoli che ha con gli studenti. Questo nuovo prete la preoccupa, al punto da farle sospettare il peggio. A darle man forte Suor James, facile da impressionare e condizionare. L’accusa è molto grave: aver sedotto il piccolo Donald, unico studente mulatto entrato nella scuola. L’ipotesi è decisamente esclusa dalla madre del ragazzo (Gaia Nanni), la quale, seppur fosse, preferirebbe il segreto piuttosto che vedere il figlio nuovamente oggetto di discriminazioni per il colore della sua pelle. Suor Aloysius farà di tutto per allontanare il prete, convincerà anche il pubblico della sua colpevolezza, ma non avrà mai le prove per incriminarlo. E se non ci fossero? È la condizione terribile del non giungere mai alla verità.

La costruzione del testo è affascinante, Shanley riesce ad arrivare sempre ad un passo dal far dire qualcosa ai personaggi che potrebbe finalmente far luce sulla vicenda e, in quell’istante, si ferma. Nonostante affronti temi molto complessi, svolge i dialoghi con estrema leggerezza. L’intransigenza di Suor Aloysius sfocia spesso nel comico, tanto è esasperante e la brava Laura Martelli riesce ad ispirare antipatia e compassione allo stesso tempo. Eleonora Cappelletti è una Suor James docile ed entusiasta, ma anche intimorita dai metodi poco affabili della sua superiora. Contè è un eccellente padre Flynn, ambiguo nei suoi gesti, amabile e inquietante, anche lui tormentato dalle sue vicende umane: è facile credergli, sia quando si professa innocente sia quando si tormenta per azioni peccaminose di cui si sarebbe reso autore, ma che non rivela. Gaia Nanni, madre del ragazzino mulatto, è commovente nella sua breve apparizione: narra una storia di emarginazione e miseria, nei suoi occhi trapela il terrore. È pronta ad accettare che suo figlio sia vittima di un pedofilo pur di lasciarlo all’interno di un gruppo sociale rinomato come l’istituto dove studia e pur di evitargli le frustate di un padre intollerante e violento.

© Foto di Davide Gucci.

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