La corsa alla candidatura a sindaco nel centro-sinistra è più o meno entrata nel vivo, nonostante la confusione sia grande sotto il cielo. E ad oggi non ci sia ancora il candidato Pd per la battaglia in atto tra cordate. Specie a causa di un’incongruenza di fondo. Data per sconfitta alle primarie e già messe tutte le caselle a posto, Elly Schlein invece quelle primarie le ha vinte. Scompaginando le certezze, alias il risiko delle cariche che a scendere sarebbero toccate in caso di vittoria bonacciniana.
Questo però è un po’ nella natura degli avvenimenti politici che accadono inaspettatamente. Nello specifico, il caso reggiano è arricchito di un ulteriore elemento giallo che aumenta la suspense dell’esito. Quello infatti che non viene mai sottolineato è che la successione all’attuale primo cittadino reggiano, non riguarda solo lui od il suo ruolo in senso stretto. Bensì la continuità dell’intera macchina comunale fino ad oggi in larghissima parte controllata dall’ex sindaco Graziano Delrio.
Quello che conta, più ancora della posizione apicale, sono infatti una serie di altri ruoli dirigenziali nelle cui mani di fatto è gestito il potere reggiano nel suo complesso. Stiamo parlando di persone che, messe in posizione chiave, hanno guidato la città negli ultimi anni. Chi sono costoro, tuti fedelissimi del Graziano nazionale?
Andiamo in ordine: innanzitutto l’arch. Massimo Magnani, cugino di DelRio, e che per molti osservatori sarebbe stato in questi anni il vero sindaco della città per aver seguito tutti i progetti più importanti . Poi Maurizio Battini, direttore generale del comune, professionista spesso agente dietro le quinte ma determinante nelle decisioni e nelle esecuzioni. Quindi Luca Torri, ad di Stu Reggiane, col compito di gestire i rapporti con le imprese e garantire il presidio di una delle aree più importanti per lo sviluppo cittadino, fungendo così da cinghia di trasmissione tra Iren e il Comune. Quindi più direttamente gli uomini in Iren. A partire da Moris Ferretti, vice-presidente. Ultimo per citazione ma non per importanza, Eugenio Bertolini, ad di Iren Ambiente spa, l’uomo che portò col suo voto Antonella Spaggiari ai vertici della Manodori al posto di Roberto Ruini (suo referente politico e che lo aveva indicato come consigliere), l’ex presidente della Provincia che pensava un po’ ingenuamente di poter sostituire Castagnetti ai vertici dei cattodem reggiani.
Il successore di Vecchi dunque, se vorrà avere alla fine il gradimento dei maggiorenti del partito, dovrà farsi garante di tutte o buona parte di queste posizioni di vertice che hanno in mano le chiavi della città. Altrimenti la lotta sarà all’arma bianca e le Primarie diventeranno una sfida all’ultimo sangue. Il giovane Lanfranco De franco e altri eventuali pretendenti al trono, oggi fuori dalla girandola apicale, sono avvertiti.
Queste di cui sopra, sono appunto le più evidenti e remunerate posizioni di potere ma a cascata ce ne sono tante altre. Questo patto tra ex sinistra Dc ed ex sinistra Pci che da 20 anni definisce gli assetti politici del governo della città durerà ancora? Le altre anime del partito infatti (lettiani, schleiniani, riformisti ecc.) si accontenteranno delle briciole o reclameranno per sé più spazio e responsabilità? Il gioco, che si intreccia strettamente con le regionali, è (quasi) tutto qui. Il “quasi” è relativo al fatto che le elezioni, sia quelle comunali che quelle regionali, bisogna anche vincerle.