Su queste pagine lo avevamo già scritto in agosto: senza l’unità politica e fiscale l’Europa non andrà lontano. In settimana il presidente uscente delle Bce ha usato più o meno le stesse parole per ribadire il concetto. D’altronde era sufficiente consultare il materiale di ricerca datato 1999-2000 e 2001 proveniente dalle principali università americane (Harvard, Yale, Stanford etc.) per leggere a chiare lettere che un’unità unicamente monetaria non è mai sopravvissuta nel corso della storia, anzi ha portato shock piuttosto rilevanti. Emblematico che ad affermarlo ora sia una persona che fra una settimana non avrà piu alcun peso politico.
Detto questo, torniamo al tema centrale del week-end, ossia il vertice europeo tenutosi questo fine settimana a Bruxelles; i temi fondamentalmente sono sempre quelli (da ormai due anni): ristrutturazione del debito greco, dotazione del fondo di stabilità EFSF e ricapitalizzazione delle banche. Probabilmente, già la prossima settimana si ammetterà quel che ormai il mercato ha gia decretato da tempo: la Grecia è fallita ed è necessario un haircut di almeno il 50%. Cosa significa? Che quelle banche che detengono titoli greci, dovranno accettare una perdita del 50% del valore.
Credo che sia inevitabile e probabilmente anche giusto; la crisi del 2008 doveva essere la madre di tutte le crisi, la crisi che avrebbe condotto il sistema finanziario ad una sostenibilità morale ed economica: ovviamente tutte promesse volate al primo rally azionario (vedasi fine 2009-2010). Insomma, le banche dovranno pagare e anche tanto, ma hanno le spalle coperte visto che gli Stati dovranno poi ricapitalizzarle, in modo da evitare una crisi di liquidità che farebbe precipitare nel baratro non solo la periferia europea, ma anche e soprattutto il cuore (vedasi Francia e Germania). Resta da stabilire invece, se nell’haircut saranno coinvolti anche i privati. Azzardiamo una previsione: sì, saranno coinvolti e 50% non sarà un haircut sufficiente.
Per quanto riguarda il nodo del fondo di stabilità, che al livello attuale non è assolutamente sufficiente a supportare il peso degli attacchi verso i titoli dei paesi periferici, né tantomeno a quello di uno dei due paesi principali. Perché è bene ricordare che lo spread fra i titoli di stato francesi e quelli tedeschi ha toccato la cifra record di 120 punti (era il livello fra BTP e Bund nel maggio 2010). Purtroppo su questo punto, siamo ancora su un nulla di fatto, con una Francia ormai schierata nel formalizzare l’EFSF come una banca in modo da avere una “potenza di fuoco” illimitata potendo finanziarsi direttamente dalla BCE ed una Germania che continua a rimanere nelle sue posizioni. Insomma, uno scenario già visto negli ultimi due anni.
Tornando in Italia, siamo stati testimoni dell’ennesima prova di debolezza del nostro Governo, ormai ridicolizzato in lungo ed in largo. Non solo il Presidente del Consiglio Berlusconi, è stato di fatto commissariato dai vertici franco-tedeschi: l’ordine è rendere effettive le misure per la crescita entro tre giorni (perché ovviamente il tempo tanto decantato dal Cavaliere non c’è assolutamente, ma anzi siamo già ai tempi supplementari), ma è stato anche sbeffeggiato con un sorrisino del duo Merkel-Sarkozy che è valso piu di mille parole. Il risultato è che attualmente, il peso politico italiano è del tutto marginale negli scenari europei e l’unico italiano le cui parole hanno un significato ormai politico sono quelle di Mario Draghi.
Fanno bene tedeschi e francesi non fidarsi del governo italiano? La risposta è sì, perchè la fiducia è una cosa seria ed è stata più e più volte tradita in questi anni; la Merkel e Sarkozy avrebbero potuto risparmiarsi sorrisi ironici e prese in giro (in due non sono stati capaci di risolvere la questione del debito europeo che se prima era spinosa, ora è critica). Sarebbe un duro colpo infatti, se Obama e Cameron o Putin e Jintao ridessero sotto i baffi sentendo parlare di Ue.