Il de profundis dell’acqua pubblica

acqua_pubblica3Il Consiglio Comune ha recitato il de profundis all’acqua pubblica.
In sfregio alle 4000 firme e ai numerosissimi cittadini intervenuti, il PD ha presentato un ordine del giorno per deviare il discorso dall’acqua pubblica alla famigerata società  mista.
Ancora una volta la politica del cerchiobottismo, la politica vincolata alle necessità  di Iren la politica  che non ha il coraggio di percorrere la strada tracciata dai cittadini.

Anche oggi in Consiglio Comunale il  M5S ha continuato  la sua battaglia in nome di tutti quei cittadini che, nel referendum del 2011,  dicevano a voce alta il proprio no ad un processo di privatizzazione dell’acqua.

Reggio Emilia nel 2011 fu la capitale italiana dell’acqua pubblica con il record di SI e di votanti in tutt’ Italia. In seguito le proposte del M5S e dei Comitati Acqua Bene Comune di ripublicizzare l’acqua furono accolte dal Comune e il Pd si ‘vendette’ il risultato nella campagna elettorale per le comunali 2014, promettendo che il percorso sarebbe stato avviato dal 2015.

La direzione del PD ha poi tradito i propri elettori  ritenendo inapplicabile lo studio di fattibilità elaborato da Agenia che lo stesso PD aveva commissionato; a nulla è valso il gesto dei consiglieri  comunali Pd, che in quattro comuni della provincia di Reggio Emilia,  non avevano rispettato gli ordini provenienti dal partito asserendo l’importanza della ripublicizzazione dell’acqua.

Il Pd, dopo le grandi mobilitazioni dei comitati e del M5S, cerca ora di percorrere una terza via per arginare, almeno apparentemente, il danno: per il servizio idrico integrato si ricorrerà ad una fantomatica società mista.

Non è  una società  in house,  non è  una gara a doppio oggetto, non è  una privatizzazione. Al momento è  solo uno schema di gioco. I Comuni si giocherebbero la partita insieme a un privato così volenteroso da voler mantenere su di sé  l’indebitamento necessario per gli investimenti, a dimostrazione di quanto sia interessante la gestione del servizio idrico reggiano.

Il problema è  che oggi, nel Consiglio comunale, non sono state svelate le regole di questo nuovo gioco: statuto della società mista, modalità di ingresso, destinazione degli utili, vie di fuga, regole di governance,  durata, reversibilità, situazione alla fine del percorso. Nessun piano di fattibilità  economico finanziaria è stato discusso.

Ci siamo trovati di fronte a una proposta sulla quale al momento non siamo stati messi in grado di esprimere un giudizio tecnico. La posizione del Movimento 5 Stelle è sempre la stessa: siamo per l’acqua pubblica e riteniamo tutt’ora fattibile e redditizia la costituzione di una società  in house,  come dimostrato dal piano di Agenia.

La decisione di intraprendere questa terza via ci sembra piuttosto celare la precisa volontà di non disobbedire al diktat del Governo Renzi e del suo Ministro Delrio secondo cui è fondamentale avvantaggiare ad ogni costo le multi utility: niente di meglio quindi, che garantire a Iren il mantenimento del servizio idrico all’interno del suo bilancio, senza però perderci completamente la faccia.

Ricordiamo che il business dell’acqua incide per l’11 per cento sui ricavi di Iren e per il 25 per cento sul margine operativo lordo. Ciò significa che l’acqua produce margine e produce utili.
Utili di cui Iren ha assolutamente bisogno e di cui non si può privare.

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