Il crac Parmalat 10 anni dopo, visto con gli occhi dei lavoratori

A dieci anni dalla storica bancarotta, il libro di Marco Severo ripercorre la vicenda da un punto di vista mai indagato finora.

Sul crac Parmalat, da cui sono passati dieci anni quasi esatti, si sono scritte enciclopedie. Nessuno però, finora, aveva provato a descrivere la più grave – fino a Lehman Brothers – bancarotta finanziaria di tutti i tempi dal punto di vista di chi ha rischiato di restarci sotto: i lavoratori della Parmalat.

Ci è riuscito il giornalista Marco Severo, che nel suo “Il miracolo del latte. Quando il lavoro salvò la Parmalat” (appena uscito per i tipi di Ediesse) racconta proprio “i due anni che salvarono la Parmalat” dal punto di vista mai indagato dei lavoratori.

La copertina del libro di Marco Severo
La copertina del libro di Marco Severo

Dai tavoli istituzionali alla solidarietà di altre aziende del territorio e consumatori (soprattutto locali) fino alla legge Marzano, il volume scandaglia l’epopea di un sistema locale rivelatosi in grado di fronteggiare l’impensabile, senza un minuto di sciopero – e sarebbe stata la risposta più facile – ma convinto che l’unica cosa giusta fosse ripartire dal valore fondante di questo territorio: il lavoro. L’unico elemento grazie al quale possiamo distinguere la parte sana e produttiva di un’azienda da quella “economia del nulla” che è il secondo nome della finanza fine a se stessa, il cui sapore amaro stiamo apprezzando in questi anni di crisi interminabile.

Tra i tanti esponenti della Flai Cgil (committente di questo pezzo di memoria) presenti stamattina alla presentazione del libro di Severo il pensiero ricorrente era proprio questo: cosa abbiamo imparato dal crac Parmalat? Non molto, visto quello a cui stiamo assistendo quotidianamente. Lo ha detto chiaramente Stefania Crogi, segretaria generale nazionale della Flai Cgil, quando ha spiegato che “oggi si è perso il concetto di coesione sociale. Quando c’è una crisi aziendale tutto resta sulle spalle dei lavoratori e dei sindacati che li rappresentano. Manca un sistema nazionale in grado di capire cosa sia la produzione industriale, e in quale direzione andare per preservarla e farla crescere”.

L’autore ha infine tentato un paragone ardito. “Il crac Parmalat è stato l’8 settembre per un’azienda emblema del capitalismo italiano. E forse ci serve un 8 settembre ogni tanto: quando ci ritroviamo senza vertici diamo il meglio di noi”.

E siccome non c’è niente di peggio che parlare di un libro senza leggerlo, ecco la quarta di copertina. Buona lettura:

Collecchio, 19 dicembre 2003. Un comunicato battuto alle 7.50 informa che alla Bank of America di New York non esiste alcun conto di 4 miliardi di euro riconducibile alla Parmalat Spa. È la parola fine per la Parmalat di Calisto Tanzi. La favola della multinazionale nata 42 anni prima da un salumificio di provincia finisce così, con queste righe che ufficializzano la notizia del crac finanziario più catastrofico della storia d’Europa. Tanzi è arrestato, Parmalat è posta in amministrazione straordinaria, si appurano i falsi in bilancio e si conosce l’anima nera dell’azienda candida creata dal monsignore del latte Calisto, benefattore e uomo di Chiesa.

Ma è proprio da quella fine che comincia una nuova storia perché sono gli operai e gli impiegati, con i sindacati e i pochi manager superstiti, a prendersi la fabbrica. È la storia del salvataggio della Parmalat e del paradosso dei paradossi del capitalismo italiano: un’azienda che secondo le leggi del mercato e della cultura liberista avrebbe dovuto fallire continua invece a fare latte e derivati e succhi di frutta. E in cima alla pila traballante dei 14 miliardi e passa di buco tiene in equilibrio migliaia di posti di lavoro, migliaia di famiglie e di vite, conserva inalterati gli accordi sindacali, e gli stipendi e i premi di produzione, non facendo ricorso a un’ora di sciopero, così supplendo all’etica di un gruppo imprenditoriale divorata dall’illecito e dal demone del profitto ad ogni costo.

Total
0
Condivisioni
Prec.
Serata di beneficenza per i bambini dell’Ospedale di Parma

Serata di beneficenza per i bambini dell’Ospedale di Parma

Martedì 10 dicembre al bar Quesque con le ragazze del volley Crovegli

Succ.
Lo stadio di Reggio adesso è dei modenesi

Lo stadio di Reggio adesso è dei modenesi

Giorgio Squinzi va all'asta e fa l'offerta più alta: sembra una beffa, ma è

You May Also Like
Total
0
Condividi