Il coronavirus sta cambiando l’industria cinematografica

Parigi – Con il coronavirus l’esodo dalle sale alle piattaforme che vi portano i film a casa sui vostri schermi sta subendo una forte accelerazione che probabilmente avrà un forte impatto sull’industria cinematografica e sui suoi modelli di produzione.

A conferma che il Covid 19 sta provocando un terremoto è stato l’annuncio della Warner che l’anno prossimo avrebbe distribuito simultaneamente nei cinema e sulla sua piattaforma HBO Max tutti suoi 17 films più importanti , compresi maxi produzioni come Dune e Matrix 4 nati per il grande schermo.

La major americana ha precisato che si trattava di una scelta temporanea per cercare di far fronte al vuoto delle sale cinematografiche provocato dall’epidemia. La decisione della Warner, che al momento riguarda solo gli Usa, è stata accolta con rassegnazione dagli esangui circuiti delle sale cinematografiche che già a novembre avevano dovuto incassare la decisione dell’Universal di ridurre da 90 a 17 giorni il periodo di esclusiva dei nuovi titoli per il film che durante la prima settimana generavano solo 50  milioni di dollari di incassi.  La tendenza, ricorda il quotidiano Liberation, era stata inaugurata da Disney che aveva deciso di distribuire Mulan direttamente sulla sua piattaforma confermando la sua migrazione numerica con il nuovo Pixar Soul.

Altro campanello d’allarme sulla svolta dell’industria è stata la decisione di David Fincher di accordare un’esclusiva a Netflix di 4 anni per il suo Mank . Questa tendenza,  scrive il Financial Times,  rivela come “a Hollywood prevale un’altra realtà” e cioè che “gli abbonamenti sono più importanti del box office”. Del resto, come rileva il quotidiano parigino,  “la situazione sanitaria, il confinamento, la ridistribuzione tra pubblico e privato,  obbliga le major che devono affrontare spese colossali sia nelle produzioni che nel marketing a trovare rapidamente una soluzione e a rivedere in profondità i loro modelli economici. Come, ad esempio, di modificare i box office, finora basati sul numero di spettatori in sala, integrando i dati con quelli dell’accoglienza sulle piattaforme. I produttori dovranno anche rivedere altri parametri, come la lunghezza dei film e , come scrive Liberation, ridurre il numero di lungometraggi di budget medio-piccoli . Il nuovo orientamento dovrebbe anche portare a innovazioni tecniche e culturali.

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