Il coraggio delle donne, storia di Mara che scappa dalla violenza

Prato – Un’altra incredibile storia di una donna vittima di violenza fisica e psicologica, che se non fosse vera, sembrerebbe un racconto di pura invenzione. Parliamo di Mara (nome di fantasia) nata in un paese dell’Est,  che oggi vive in Italia nelle campagne pugliesi.

Anche lei come spesso riportano le cronache di questi giorni è vittima della brutalità di chi ha detto di amarla: al posto delle carezze, le botte e il suo viso così come il corpo si coprono di lividi e cicatrici.

Un giorno, quando le mani dell’orco lasciano  sulla sua pelle un segno più profondo, le riaffiora quella sensazione d’impotenza per la pistola puntata alla tempia, e ritornano alle mente  le ossessive minacce di morte “se mi lasci giuro che ti amazzo”, Mara decide di dire basta, che è giunta l’ora di uscire dal tunnel, che si può si deve pretendere una vita migliore e si reca dai carabinieri della locale stazione. Denuncia il suo aggressore, un uomo pericoloso già noto alle forze dell’ordine per una serie di reati, per i quali ha scontato diversi anni di carcere ma che adesso è a piede libero.
Mara continua ad avere paura e non vuole più tornare a casa.
 Le è accanto una donna, Simona (nome di fantasia), che prende a cuore la sua situazione, si attiva contattando i diversi centri di accoglienza pugliesi,ma qui comincia il calvario delle porte chiuse, perché Mara ha con sè i suoi amici a quattro zampe, da cui non vuole staccarsi perché le hanno detto che verrebbero rinchiusi in un canile.
“Li ha visti nascere -ci spiega Simona – senza di loro Mara si sentirebbe persa”.
Simona continua a telefonare, viene contattato il Ministero delle Pari Opportunità di Roma e alcuni centri antiviolenza, tra cui uno di Firenze, ma la risposta,  oltre a rinforzare gratuitamente porte e finestre della sua casa, è che Mara deve denunciare la sua situazione anche ai “servizi sociali” perché si attivi la rete di protezione, in attesa dell’assegnazione di una casa  rifugio.
Solo che presentarsi ai “servizi sociali” significa per Mara uscire allo scoperto, muoversi alla luce del sole, e invece  lei deve stare nascosta, non farsi vedere in giro, soprattutto ora che ha denunciato il suo persecutore, perché il solo uscire dalle mura che anonimamente la ospitano può esserle fatale.
Se  per Mara ancora non c’è ancora un’assistenza costante degli uffici competenti, tuttavia grazie all ‘associazione della SvSl di Milano,e alla  MITAG onlus, si è messa immediatamente in moto una catena solidale che ha permesso, in pochissimo tempo, la raccolta di una somma in denaro.
Una goccia nel mare ma per Mara un tenue raggio di sole, che apre la strada alla speranza di ricominciare a vivere .
Almeno per qualche mese Mara potrà pagare un modesto affitto per una casa dove potersi nascondere insieme ai suoi quattro cani per sfuggire alla violenza del convivente che l’ha insultata, picchiata e minacciata di morte.
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