Pontedera – È un memoriale a cielo aperto dedicato alle gesta atletiche di italiani che hanno fatto sognare, emozionare, gioire, palpitare generazioni di appassionati. Nel cuore di Roma, in mezzo al verde del Parco Olimpico del Foro Italico. Una passeggiata lastricata di mattonelle celebrative che si snoda lungo Viale delle Olimpiadi. Passo dopo passo, una parata di stelle: nomi e cognomi di campioni incisi nella pietra, assieme alla disciplina in cui si sono distinti e al simbolo del Coni: la Walk of Fame del nostro Sport. Dallo scorso 24 maggio, giorno in cui la Giunta Nazionale Coni “ha deciso di inserire nella Walk of Fame – si legge nel comunicato ufficiale – cinque nuovi grandi atleti: Alberto Braglia, Mario Fiorillo, Sandro Mazzinghi, Paola Pigni e Valentina Vezzali”, tra le stelle del Parco Olimpico brilla anche quella del “Ciclone di Pontedera”, come i giornali, al tempo dei titoli mondiali, chiamavano Sandro, uno dei campioni che l’Italia dello sport ha più amato in assoluto.
Il percorso “Le Leggende dello Sport Italiano – Walk of Fame” è stato inaugurato il 7 maggio 2015, alla presenza di Giovanni Malagò, presidente del Coni, che ne ha fortemente voluto la realizzazione. Cento nomi e cognomi scolpiti in altrettante mattonelle celebrative: il Comitato Olimpico Nazionale Italiano ha iniziato con loro. Da Tazio Nuvolari a Giuseppe Meazza, da Lea Pericoli a Giacomo Agostini, da Sara Simeoni a Pietro Mennea, a Nicola Pietrangeli, a Dino Zoff. Tra i pugili, figurano da subito Primo Carnera, Nino Benvenuti, Duilio Loi, Bruno Arcari, Patrizio Oliva. Benvenuti c’è, manca Mazzinghi.
Peccato: nella memoria dei tifosi, il dualismo Nino-Sandro, il binomio infuocato dalla loro rivalità, dalle due sfide in cui si contesero il titolo, rimangono inscindibili. Come quello tra Coppi e Bartali. Fausto Coppi e Gino Bartali, però, tra i fantastici Cento compaiono subito entrambi. Dal 24 maggio 2016, il “percorso delle leggende” è più completo, più giusto, e quindi più bello. Sandro il Ciclone, questo splendido guerriero, icona intramontabile della competizione sportiva nella sua accezione più genuina, schietta, onesta, pulita, generosa che si possa immaginare, non poteva non esserci: come non potrebbe esserci Coppi senza Bartali, o Bartali senza Coppi.
«Sono felicissimo di questa onorificenza del Coni», ci racconta il campione pontederese, classe 1938, due volte sul tetto del mondo della boxe, nel 1963, dopo aver messo al tappeto l’americano Ralph Dupas, e nel ’68, dopo un’epica battaglia con il coreano Ki Soo Kim, a San Siro, davanti a 60mila persone (un incontro che le cronache pugilistiche annoverano tra i più spettacolari e avvincenti della storia). «Ho sempre portato con me la bandiera italiana nel cuore in giro per il mondo ed oggi sapere che il mio nome è scritto tra i grandi dello Sport mi emoziona molto. Io lo sport l’ho fatto per amore verso questa meravigliosa disciplina e non scorderò mai i milioni di persone che mi hanno sempre sostenuto nel corso della mia carriera. Ancora grazie al comitato nazionale del Coni».
«Sì, siamo orgogliosi di nostro padre», è il commento di David e Simone Mazzinghi, «sia come genitore sia come atleta. È, da sempre, un uomo semplice e onesto. Lo era ai tempi dei combattimenti, lo è rimasto sempre. Dell’onestà ha fatto il suo cavallo di battaglia. Tutti lo amano – ce ne accorgiamo quotidianamente, attraverso le straordinarie dimostrazioni d’affetto che ogni giorno i suoi sostenitori inviano attraverso i social network e il web alle pagine a lui dedicate. Sono passati tanti anni dai suoi successi sportivi, ed è bellissimo vedere quanto sia vivo l’interesse degli appassionati per le sue imprese. Il riconoscimento del Coni, l’inserimento di babbo nella Walk of Fame del nostro Sport, è un altro tassello importante. Siamo emozionati per questo riconoscimento e felici di avere un padre così, con una storia così. Un grande babbo, oltre che un grande atleta».
Foto: Mazzinghi contro Ki Soo Kim