Roma – Mentre le porte dell’Europa sembrano chiudersi a chi chiede protezione da guerre e persecuzioni, ne apre un’altra il Centro Astalli, la sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati, impegnato già da oltre 35 anni e che ogni anno risponde con le sue cinque sedi territoriali a Roma, Vicenza, Trento, Catania e Palermo alle necessità di circa 30.000 migranti forzati, di cui circa 14.000 nella sola sede di Roma.
Alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del Padre Generale della Compagnia Arturo Sosa, il Centro Astalli ha inaugurato un nuovo centro d’accoglienza e integrazione per richiedenti asilo e rifugiati a Roma. La nuova struttura “Matteo Ricci’’, chiamata come il grande gesuita che ha dedicato la sua vita a mettersi nei panni dell’altro e a cercare la via del dialogo e dell’integrazione in Cina, si trova nel cuore della città, a pochi passi da piazza Venezia, nel complesso monumentale della Chiesa del Gesù.
La trasformazione di parti della grande casa dei Gesuiti in stanze corredate di letti, armadi e servizi è stata finanziata anche con le risorse ricavate dalla vendita della casa dei Gesuiti di via Spaventa a Firenze e permette ora di accogliere 28 migranti forzati in uno spazio pieno di pace e speranza. Uno spazio che risponde alle esperienze brutte di paura, sofferenza ed ingiustizia fatte dai rifugiati.
Oltre all’obiettivo dell’accoglienza, il centro Matteo Ricci nasce anche con l’obiettivo di contribuire alla costruzione di una società più inclusiva e all’incontro diretto tra cittadini e migranti. Le attività creative e formative, ad esempio in forma di corsi di informatica, di lingua e di educazione finanziaria, daranno l’opportunità di coltivare insieme interessi comuni come musica, arte, lettura, yoga, ma anche di acquisire nuove competenze spendibili nel mondo del lavoro, nonché di stabilire relazioni sociali positive, che facilitino il loro inserimento nella società italiana.
Infatti, saranno organizzate attività, individuali o a piccoli gruppi, di rafforzamento delle competenze linguistiche finalizzate alla ricerca attiva del lavoro e gruppi di coaching per l’individuazione e ridefinizione degli obiettivi personali e professionali cosicché possano raggiungere infine una loro indipendenza. L’esperienza degli altri centri mostra che tirocini sono stati attivati per la maggior parte nell’ambito della ristorazione e dell’agricoltura sociale.
Un esempio per l’efficienza del lavoro di accompagnamento e di sostegno ha dato ieri Sohrab, un afgano di 25 anni, che rifugiato all’età di 14 dalla patria guerresca, ha dovuto affrontare rifiuti in tanti Paesi. Durante la cerimonia dell’inaugurazione del centro Matteo Ricci ha detto: “A Roma non mi hanno messo in carcere, mi hanno accolto in un centro per i rifugiati. In sei mesi ho imparato l’italiano. In tre anni ho preso la licenzia media e il diploma di scuola superiore. Dopo il diploma ho vinto una borsa di studio all’Università. Da poco più di un mese sono un ingegnere meccanico, laureato a la Sapienza. Ora mi sono iscritto al corso di laurea specialistica e vivo in una comunità religiosa che mi ospita: ho una stanza, del cibo e soprattutto la tranquillità necessaria per studiare.”
“Questo è molto importante per me – ha continuato Sohrab – Il progetto d’integrazione che sto portando avanti grazie a tante persone di buona volontà mi fa credere che il mio futuro sia qui, che potrò essere utile a questo paese che mi ha dato un’opportunità. Dopo tanti rifiuti, in Italia per la prima volto mi sono sentito accolto.’’
Il Centro Matteo Ricci vuole essere un luogo di incontro, di dialogo, di progettazione condivisa e di creazione di nuove opportunità che coinvolgano, migranti, singoli cittadini, associazioni, enti pubblici e privati. Un luogo dove costruire insieme una comunità più coesa e aperta, dove la diversità possa essere risorsa per il bene comune.