Il 10 giugno arriva a Reggio per un convegno Claudio Moffa, il professore accusato di essere un negazionista dell’Olocausto, e scoppia un caso che spacca Rifondazione. Il Prc, per voce di Gianni Tasselli, parla di iniziativa inaccettabile (anche perché a moderare il dibattito sarà Marco Costa, suo collega di partito); gli organizzatori del convegno si difendono.
E’ sufficiente dare un’occhiata al sito web del professor Claudio Moffa per capire che si tratta di un personaggio controverso. Quantomeno eterodosse sono le sue tesi a proposito di quella pagina atroce della storia recente che è stata la Shoah, ma anche le sue posizioni sulla situazione mediorientale e gli elogi a Ahmadinejad hanno scatenato polemiche a non finire. Che il docente, che insegna presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’università di Teramo, rientri o meno nel novero dei negazionisti è oggetto di un ampio dibattito, fatto sta che la notizia del suo arrivo in città è già un caso.
Il professor Moffa sarà all’Hotel Astoria venerdì 10 giugno per partecipare al convegno da titolo “Stati non allineati e sionismo. L’Italia fascista, la Germania nazionalsocialista e l’Unione sovietica di fronte al movimento sionista” organizzato dall’associazione Ultimo Baluardo, la rivista di studi geopolitici Eurasia (tra i relatori anche il senatore Fernando Rossi, Andrea Giacobazzi e Stefano Bonilauri).
Ad aprire le danze delle polemiche è Gianni Tasselli che rivendica l’antifascismo militante di Rifondazione Comunista, ma poi è costretto a guardare in casa sua perché tra i relatori c’è Fernando Rossi (ex Pdci, ora Per il Bene Comune) e soprattutto il moderatore è il suo compagno di partito Marco Costa. Per lui Tasselli chiede l’intervento della federazione provinciale del partito per valutare un’eventuale espulsione.
Non è tardata ad arrivare la replica degli organizzatori del convegno che fanno notare che “ad esclusione di Andrea Giacobazzi, tutti gli altri relatori (Rossi, Moffa, Bonilauri e Costa) hanno avuto una formazione marxista“. “Le dichiarazioni di Tasselli – scrivono gli organizzatori – rispetto alla partecipazione di Marco Costa al convegno, contraddistinte da un carattere argomentativo superficiale e qualunquistico, se per certi versi rimangono risibili in quanto clamorosamente distanti rispetto alla formazione culturale e politica dello stesso, risultano pericolosamente diffamatorie alla luce dell’imputazione di presunto negazionismo nonché di dialogo e connivenza con ambienti antisemiti. La strumentalità di tale falsificazione denota l’assoluta inconsapevolezza di Tasselli dell’oggetto del convegno nonché un inammissibile tentativo di censura preventiva di un’iniziativa che ha un esclusivo carattere di approfondimento storico-culturale”.