Firenze – E’ uno dei personaggi più controversi della storia di Firenze. Propugnatore di un cristianesimo rigoroso, appassionato predicatore, profeta ma più che prevedere il futuro fu profeta in senso biblico in quanto denunciò le nefandezze di papa Borgia e fu avviato al martirio.
Nel corso dei secoli i progetti di Savonarola di riforma politica in senso democratico per attuare la giustizia sociale e l’indipendenza dell’Italia furono oggetto di studio e furono lodati da molti esponenti del Risorgimento a cominciare da Garibaldi.
Quello che resta controversa è proprio la sua azione politica per far nascere una repubblica teocratica che se promuoveva organismi istituzionali democratici come il Consiglio Grande poi imponeva la sua visione con le pressioni della piazza infervorata dalle sue prediche infuocate. Cinquant’anni dopo il rogo, i suoi libri furono posti all’Indice da papa Paolo IV e vi furono tolti due secoli dopo. Oggi la Chiesa lo ha proclamato Servo di Dio.
Ma per chiarire proprio alcuni aspetti ancora oggetto di dibattito abbiamo intervistato Stefano Dall’Aglio nella sua attività di ricercatore, tra i numerosi volumi e saggi ne annovera alcuni su Savonarola particolarmente significativi come Savonarola in Francia (Torino, 2006), L’eremita e il sinodo (Firenze, 2006) e Savonarola and Savonarolism (Toronto, 2010).
Qual era il fascino che indubbiamente Savonarola esercitava sulla gente?
Era uno straordinario oratore altamente carismatico e possedeva la rara capacità di infiammare gli animi degli ascoltatori con prediche coinvolgenti e appassionanti. Oltre a questo, però, va detto che è impossibile comprendere il suo successo senza considerare anche i contenuti della sua predicazione, che prospettavano un futuro di ricchezza e felicità nel quale Firenze sarebbe stato il punto di partenza della rinascita.
Come fu possibile che una popolazione “disincantata” come quella fiorentina accettasse una leadership così autoritaria e diciamo pure dispotica ?
Innanzitutto va detto che l’azione politica di Savonarola fu molto meno dispotica di come molti credono: è vero che il frate si servì di uomini di sua fiducia nelle principali magistrature repubblicane per portare avanti le riforme da lui promosse (come Lorenzo il Magnifico prima di lui), ma è anche vero che alcune di quelle riforme miravano ad una maggiore ‘democrazia’, come la costituzione di un organo legislativo più numeroso e inclusivo e un allargamento dell’elettorato. Per il resto, Savonarola seppe colmare il vuoto che si era creato dopo la morte del Magnifico e dare delle risposte alle grandi paure che si erano diffuse con la discesa in Italia del re di Francia Carlo VIII e l’avvicinarsi del temuto anno 1500, prospettando un futuro radioso per i fiorentini e facendo di Firenze la città eletta destinata a guidare il rinnovamento dell’intera cristianità.
E come poté una minoranza imporsi alla maggioranza ?
Per un certo tempo i seguaci di Savonarola a Firenze non furono una minoranza ma la maggioranza. Con il suo messaggio millenaristico di rinnovamento e speranza il frate aveva saputo riscuotere consensi sia tra l’élite cittadina che tra i ceti meno abbienti. Va tenuto presente anche che, con i Medici lontani da Firenze, pure il peso politico dei loro seguaci si era sensibilmente ridotto. Col passare del tempo, però, il consenso diminuì e quando divenne minoritario Savonarola non poté più imporre la sua linea politica alle magistrature cittadine. Quello fu l’inizio della fine.
Varie biografie riportano che Alessandro VI offrì a Savonarola la nomina a cardinale se avesse cessato di attaccare la Curia romana. Una forma di corruzione oppure un tranello per attirarlo a Roma e imprigionarlo? Si è anche detto che questa proposta dimostrava la stima che il Papa aveva per il domenicano…
Non esistono documenti certi che provino l’offerta del cappello cardinalizio a Savonarola. Questa fortunata tradizione storiografica si basa su un generico riferimento fatto dal frate durante una predica, dal quale però è del tutto assente ogni riferimento ad un’eventuale proposta del papa. Se l’offerta fosse effettivamente stata fatta potrebbe essere interpretata in diversi modi, ma è bene chiarire che la stima o la disistima personale hanno ben poco a che fare con la durissima guerra fatta da Alessandro VI al domenicano: le ragioni erano di natura puramente politica, in particolare legate al rifiuto di Firenze di entrare a far parte della Lega antifrancese promossa dal pontefice.
Un secondo mistero riguarda la scomunica.. si è detto che si trattava di un falso documento confezionato da Cesare Borgia all’insaputa del padre…
La scomunica era vera ed era stata emanata per volontà di Alessandro VI. Su questo non ci sono dubbi.
Dopo l’arresto il Papa chiese che Savonarola fosse condotto a Roma e minacciò Firenze di interdetto… se non glielo avessero consegnato. Quali erano le sue intenzioni?
L’interdetto fu minacciato prima dell’arresto di Savonarola e non dopo, proprio perché l’obiettivo di Alessandro VI era quello di fermare il frate. Raggiunto questo primo risultato, quando Savonarola era ormai in catene il papa avrebbe voluto che fosse processato a Roma, mentre le autorità fiorentine rivendicavano la loro giurisdizione e non intendevano consegnare il prigioniero. Alla fine venne trovata una soluzione di compromesso che accontentò tutti: Savonarola venne processato a Firenze con una commissione ad hoc che ne garantiva in principio la condanna, e l’ultimo dei tre interrogatori venne condotto da due commissari ecclesiastici inviati dal papa. Così facendo, Alessandro VI ottenne la definitiva uscita di scena del frate, anche con il contributo dei suoi emissari, mentre le autorità repubblicane poterono preservare la loro autonomia e celebrare un’esecuzione pubblica nella principale piazza della città dalla grandissima valenza politica.