Il caso Perù: in gioco l’indipendenza dell’economia nazionale

Intervista all’avvocato Croxatto difensore del presidente deposto da un “golpe”

Guido Leonardo Croxatto è un avvocato argentino, specialista in Diritti Umani con ulteriore titolo in Diritto Pubblico Costituzionale a livello internazionale (Cile, Spagna, Germania). Direttore del Tribunale Internazionale per i Diritti Umani per la ULNA (Universal Declaration of Human Right), Croxatto guida il gruppo di avvocati che in Perù difende José Pedro Castillo, Presidente della Repubblica del Perù dal 28 luglio 2021 al 7 dicembre 2022, deposto da un “golpe” delle forze della destra peruviana. Croxatto, a Firenze per iniziative riguardo al Perù, ha risposto ad alcune nostre domande. 

Cosa è in gioco veramente nelle vicende politico sociali del Perù e nell’intera America latina? 

“Il caso del Perù è un ulteriore capitolo di un film che gli avvocati latinoamericani conoscono fin troppo bene: la persecuzione giudiziaria contro i leader progressisti, come Lula in Brasile, Correa in Ecuador, Evo Morales in Bolivia, il peronismo nell’ Argentina o Castillo in Perù. La dinamica è sempre la stessa, I leader che difendono le risorse naturali dei loro paesi innalzando le bandiere della sovranità e l’integrazione latinoamericana, vengono perseguiti, censurati e vessati. I poteri giudiziari non sono ugualmente efficaci quando si tratta di giudicare i crimini dei settori più conservatori. Solo si attivano per criminalizzare e incarcerare i leader progressisti. Attualmente sono in gioco le risorse naturali dei paesi latinoamericani, come il Cile e il Messico, che oggi stanno nazionalizzando litio e rame. Castillo voleva per il Perù un’economia nazionale. Non voleva rinnovare i contratti- legge concessi da Fujimori che avvantaggiavano le imprese straniere. 

Castillo difende la nazionalizzazione delle risorse naturali peruviane, per questo è stato destituito; non per aver fatto un discorso ritenuto dai suoi detrattori come un “tentativo di golpe” bensì per aver preso una posizione di economia nazionalista. Per questo Castillo propone una nuova costituzione, per porre fine all’attuale costituzione neoliberale di Fujimori, incarcerato per crimini contro l’umanità”.

Quali sono secondo lei gli interessi che hanno fatto “cartello” per interrompere la presidenza popolare ?

“Il parlamento peruviano gode di un’accettazione sociale inferiore al 5%, è un’istituzione molto discreditata, lo stesso succede con la magistratura, la corte costituzionale e la procuratrice della repubblica Patricia Benavides che vinse il concorso allegando una tesi di laurea inesistente. Le istituzioni peruviane sono corrotte, come disse Castillo nel suo discorso il 7 dicembre, dove predominano il razzismo e i negoziati illegali conclusi alle spalle della società.

Castillo non voleva far parte di una rete di negoziati corrotti, per questo è stato destituito: per non essersi piegato alla corruzione peruviana. Castillo rappresenta i professori contadini, la gente delle Ande e i popoli senza voce”.

La questione più importante, in questo momento, è la richiesta di riscrivere, da parte delle forze popolari, la Costituzione. Qual è stato il punto di rottura che ha permesso l’imprigionamento di Castillo?

“Pedro Castillo vinse le elezioni con la promessa di istituire un’assemblea costituente, voleva porre fine alla costituzione neoliberale di Fujimori, la quale è considerata “apocrifa” poiché non gode del sostegno popolare. Questa costituzione non beneficia i peruviani bensì a coloro che fanno negoziati in Perù.

Castillo propose una costituzione comprensiva anche di una quota indigena, per garantire la rappresentatività delle comunità originarie nel parlamento. Lui ritiene che il Perù necessiti una riforma politica e istituzionale profonda, che possa porre fine al razzismo e la disuguaglianza, e che permetta ai settori storicamente esclusi, sentirsi rappresentati e liberi di esprimersi”.

Quanto è importante la pressione europea per ripristinare regole democratiche in Perù?

“La pressione della comunità europea è molto importante perché evidenzia questioni che la stampa  locale molte volte non sottolinea, gli aspetti giuridici. Non solo l’Unione Europea sotto forma istituzionale, ma anche la stampa internazionale, che menziona aspetti giuridici e politici che usualmente la stampa locale tende a nascondere o non informare. 

Uno dei grandi problemi del Perù è la disinformazione. L’Unione europea si fonda sul rispetto della democrazia il che  conduce  all’attuale governo al rispetto della legalità e dello Stato di Diritto.  La repressione iniziale è stata brutale, quasi 70 persone assassinate però al crescere della pressione internazionale questi crimini tendono a ridursi.

È molto importante esigere dal governo peruviano il rispetto della legalità e dei diritti umani; ci sono questioni di leggi procedurali molto importanti da tenere in considerazione anche quando non sono al centro del dibattito politico. Norberto Bobbio diceva che il cuore della democrazia è il rispetto del “procedimento”, Io non ero consapevole dell’importanza di questa frase fino ad oggi; hanno destituito Castillo in modo arbitrario, violando le leggi procedurali. È importante rispettare i procedimenti, non sono solo delle “formalità” piuttosto il cuore della democrazia”.

Quanto pesa sulla democrazia del Paese il fatto che si tratta di uno dei più importanti produttori di terre rare?

“Il Perù è uno dei maggiori produttori mondiali di litio. Ovviamente è una risorsa ambita per imprese di tutto il mondo. Lo stesso succede in Bolivia, che paesi con tali risorse non possiedano un’infrastruttura stabile per difendere le risorse e finiscano per rinunciare alla propria stabilità politica. Ci sono molti interessi attorno a queste risorse generando pressioni politiche e in molti casi, pressioni antidemocratiche, le quali finiscono per pregiudicare i leader popolari che difendono la nazionalizzazione delle risorse.

I poteri economici influiscono nel corso politico dei paesi latinoamericani nuocendo la legittimità di queste figure politiche. Sotto questo aspetto esiste un fattore comune tra Evo Morales, Petro, Correa, Lugo, Lula, Cristina Kirchner o Pedro Castillo: tutti difendono la nazionalizzazione delle risorse naturali dei propri paesi, e tutti sono stati perseguitati giudiziariamente; abbiano o no dei difetti, o commessi  degli sbagli come politici, il motivo per il quale vengono perseguitati giudiziariamente è sempre lo stesso: difendono un economia statale, che non regali  le proprie risorse naturali anzi,  che li difenda, per tale motivo sono dei presidenti “scomodi” per il  “mercato””,

Secondo lei qual è il futuro possibile per il Perù e quali sono i principali attori che lo decideranno?

“Sta prendendo piede un discredito sempre più evidente sugli organi internazionali dei diritti umani. La OEA non gode più del prestigio di una volta. I popoli perdono sempre di più la fiducia nelle ONG, viste negli ultimi tempi come troppo “accademiche”, mettendo in secondo piano la pratica. Credo che i principali attori saranno, come nel caso del Brasile con Lula o nel caso di Bolivia con Evo Morales, i popoli che sono stati zittiti, esclusi, che dopo dovranno decidere per chi votare.

Credo che le famiglie dei peruviani assassinati non lasceranno che la memoria dei loro figli cada nell’oblio. Credo che si diffonderà maggiore consapevolezza della gravità di quel che succede in Perù e credo che il popolo peruviano si manifesterà liberamente nelle proteste, chiedendo una nuova costituzione e nuove elezioni a favore di Pedro Castillo, come accadde con Evo Morales o con Lula in Brasile, e come certamente succederà anche in Ecuador con Rafael Correa. I popoli hanno la consapevolezza, anche quando non sanno di leggi, di chi sono i leader che li difendono e chi non li hanno mai difesi. Castillo non ha mai tradito i suoi principi, per questo è stato incarcerato: perché non si è fatto comprare; in prigione mi disse: “Amico, l’importante è difendere la causa del popolo”, ripete molte volte quella parola: “il popolo”, mi ha colpito il numero di volte in cui la ripeteva nel nostro incontro in carcere”.

In foto Guido Leonardo Croxatto

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