Il ’68 protagonista delle Giornate del cinema quebecchese

Firenze – Si terrà all’ Istituto Francese di Firenze (piazza Ognissanti), giovedì 22 e venerdì 23 marzo, la quindicesima edizione delle giornate del cinema quebecchese, otto film in programma, 4 lungometraggi e 4 corti, tra fiction e documentari, dedicati al nuovo cinema canadese del Quebec, nel corso di due serate curate da Joe Balass, regista canadese (presente nella due giorni fiorentina), quest’anno dal titolo “Amore, Arte e Rivoluzione: 50 anni dopo il 1968”. I film sono con i sottotitoli in italiano e l’ingresso è gratuito fino ad esaurimento dei posti. 

La rassegna è dedicata al ‘68, 50 anni dopo, a Parigi e in Québec, uno dei periodi più rivoluzionari della nostra epoca, organizzata in collaborazione con il Conseil des arts et des lettres du Québec, la Société de développement des entreprises culturelles du Québec, la Delegazione del Québec a Roma, l’Ambasciata del Canada in Italia, il Conseil des arts du Canada,  l’Institut français Milano e l’Institut français Firenze. 

In programma anteprime italiane e internazionali che racconteranno la più stringente attualità con uno sguardo alla rivoluzione, quella del ’68, che più di ogni altra della nostra epoca, ha saputo “trasformare” gli aspetti della vita di ognuno di noi, oggi come ieri, dal cinema al teatro, dalla politica alla letteratura, dalla religione all’amore. 

Giovedì 22 marzo

All’Istituto Francese di Firenze, in piazza Ognissanti, si parte giovedì 22 marzo, alle ore 18, con la proiezione dei cortometraggi Slurpee di Charles Grenier e Pre-drink di Marc-Antoine Lemir. A seguire (ore 18.45) la prima italiana del documentario Bienvenue à FL di Geneviève Dulude-De Celle, un ritratto di una comunità di studenti di una scuola del Quebec narrati anche attraverso la cinepresa istallata dentro la scuola di Fernand-Lefebvre di Sorel in un periodo in cui gli studenti stanno partecipando alla nascita e all’evoluzione di un progetto fotografico collettivo studentesco e all’imminente ballo di fine anno, raccontandoci come i ragazzi e le ragazze si immaginano il mondo reale (un ritratto futuro prossimo dei sogni di una generazione). Presentato al Toronto International Film Festival.

In prima serata – alle ore 20 – si terrà la prima italiana di Nelly di Anne Émond, film liberamente ispirato dall’opera autobiografica di Nelly Arcan, nel quale la regista tratteggia un ritratto di donna frammentata, spezzata, divisa nelle sue molteplici identità inconciliabili. Scrittrice e prostituta, star del palcoscenico e amante infelice.

Venerdì 23 marzo

La seconda giornata della rassegna parte, venerdì 23 marzo, parte alle ore 18 con la proiezione dei cortometraggi Regard di L’équipe di Wapikoni Mobile e Les insulaires di Valérie Lessard e la proiezione, a seguire (ore 18.15), del lungometraggio Montréal la blanche di Bachir Bensaddek che filma il ritratto di due migranti algerini in Québec, interrogandosi con schiettezza sul senso di identità e sul significato della parola integrazione.

In prima serata, alle ore 20, Le petite fille qui aimait trop les allumettes di Simon Lavoie, ispirato liberamente a un racconto di Gaétan Soucy, il regista gira in bianco e nero la ricostruzione del mondo antico e dei segreti di una famiglia disfunzionale. Ambientato in una foresta dell’immenso Québec rurale Lavoie realizza un film che racconta dell’adolescenza di una ragazzina, che si chiama “Fratello”  e che deve fare i conti con un mondo totalmente dominato dal potere patriarcale e maschile (presentato al Toronto International Film Festival).

“Maggio 1968. Da Parigi – spiega Joe Balass, curatore della rassegna – si infiamma un movimento di rivolta globale che risponde tardivamente alla crisi di un sistema politico consumato, distante dalla gente, affaticato. La ribellione sovverte le regole della scrittura e del pensiero, facendo indignare Pasolini, voce dissonante che ne intuisce segnali intrinsecamente borghesi. Ma da quel pensiero liberato, i confini e i meccanismi dell’immaginazione, della parola, della sessualità e dell’arte, si trasformeranno in modo irreversibile. Cinquant’anni dopo, il cinema del Québec racconta di esperienze collettivedi appartenenza, di fratellanza, di amori, di liberazioni, di partecipazione e, con la sua poetica politica, interpreta la realtà effimera del contemporaneo in modo efficace, testimone attuale di quel movimento e di quei tempi di radicale cambiamento”.

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