Terranuova Bracciolini – Sarà una giornata dedicata alla musica e all’attivismo di Sting a inaugurare, sabato 4 febbraio presso l’Auditorium Le Fornaci di Terranuova Bracciolini (via Vittorio Veneto 19), il 29/mo Valdarno Jazz Winter Festival, l’evento che porta nei comuni tra Firenze e Arezzo i grandi nomi della scena musicale internazionale.
Alle 21.30 il Valdarno Jazz Collective sarà sul palcoscenico con la prima di “Sting… no limits”, nuova produzione tra musica e parole che ripercorre la carriera artistica del fondatore dei Police, con Gianmarco Scaglia al contrabbasso, Mirko Pedrotti al vibrafono, Beppe Di Benedetto al trombone, Simone Gubbiotti alla chitarra e Giovanni Paolo Liguori alla batteria e il giornalista Alceste Ayroldi alla voce narrante
L’appuntamento, dal titolo “L’uomo visibile: l’altra faccia del razzismo liberamente tratta dalle note di Sting”, sarà un racconto musicale che affronterà temi tra cui la diaspora africana, le lotte per il riconoscimento dei diritti civili degli afroamericani e le migrazioni che stanno attraversando il Mediterraneo, motivo per cui la band ha scelto di utilizzare “Mare di Mezzo”, la chitarra costruita dal liutaio Giulio Carlo Vecchini con frammenti dei barconi arrivati a Lampedusa e scelta da UNHCR come simbolo della Giornata Mondiale dei Rifugiati. In scaletta brani classici tra cui “Roxanne”, “Walking on the moon” e “Message in a bottle”, oltre a standard del repertorio classico americano come “Dienda” di Kenny Kirkland e “Strange Fruit” di Abel Meeropol, e omaggi composti per l’occasione da Scaglia, come “Blues fos Sting” e “Ninna ooh”.
L’evento sarà anticipato alle 17.30 nella biblioteca dell’auditorium da una guida all’ascolto condotta da Ayroldi, in cui si esplorerà il rapporto tra Sting e il jazz, e si introdurranno le questioni sociali che verranno approfondite in serata. A seguire, dalle 19.30, nel foyer sarà possibile partecipare a un aperitivo a cura di #QuasiQuasi_social cafè_. In programma per la giornata anche l’inaugurazione della mostra fotografica“Silent Box” di Fabiana Laurenzi, sul valore prezioso delle pause in musica, che sono “fluire del tempo, uno spazio che rivela la sua presenza attraverso l’assenza dell’evento sonoro. La fisicità della pausa ricorda che siamo in vita, è il respiro di ciò che verrà”.
Foto – Gianmarco Scaglia e Daniele-Malvisi, foto Carlo Braschi