Firenze – Dopo il furto al Louvre nell’agosto del 1911 per mano di Vincenzo Perruggia, il quadro della Gioconda venne ritrovato a Firenze due anni dopo e prima di ritornare in Francia fu oggetto di numerose esposizioni in giro per l’Italia. Lo ritroviamo anche agli Uffizi al centro della sala degli autoritratti, in uno scatto del 1913 che documenta questo evento eccezionale, una foto poco nota rispetto alle altre più diffuse in cui Monna Lisa è mostrata insieme a Corrado Ricci e agli altri funzionari della Soprintendenza o insieme alle altre opere di Leonardo. Scattata da uno degli operatori del Gabinetto Fotografico degli Uffizi, fondato nel 1904, è una delle cinquanta immagini storiche selezionate per “Ieri. I Musei. Allestimenti storici nei Musei fiorentini nelle immagini del Gabinetto Fotografico”.
La mostra allestita nella Sala del Camini del Complesso Vasariano è stata inaugurata oggi alla presenza del Direttore degli Uffizi, Antonio Natali, di Marzia Faietti direttrice del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi e di Marilena Tamassia direttrice del Gabinetto Fotografico della Soprintendenza per il Polo Museale Fiorentino e curatrice della mostra. L’obiettivo è quello di fornire un contributo alla documentazione dei cambiamenti avvenuti nell’esposizione delle opere d’arte di alcuni musei fiorentini, Uffizi, Galleria dell’Accademia, Galleria D’arte moderna, Bargello, Museo di S. Marco, Cenacolo di Andrea del Sarto, attraverso delle immagini scattate agli inizi del ‘900, molte delle quali in formato stereoscopico della misura di cm. 4×10 ed altre precedenti, coprendo quindi un arco temporale che va dalla fine dell’800 fino agli anni’20.
Documenti di rara importanza e bellezza che ci riportano indietro nel tempo quando la visita al museo faceva parte di un percorso di istruzione destinato a selezionate elité e dove sale semivuote e spazi silenti erano necessari per il compiersi del rito dell’iniziazione culturale. Impossibile non fare il confronto con quello che accade oggi, con le sale affollate da un pubblico forse più occupato a fotografare e a fotografarsi che a osservare e a capire.
“Questa è la poesia del silenzio – ha detto Antonio Natali – dei tempi andati. Una poesia da tener ferma nel cuore, un attestato verifico di un tempo diverso in cui non c’era il turismo di massa. Non si deve certo tornare a un sistema come questo ma senza dubbio serbare memoria di come guardare alle opere d’arte”.
“Queste foto che vanno dalla fine dell’Ottocento agli anni 20 – dice Marzia Faietti – ci restituiscono immagini di contesto delle opere all’interno dei musei, è in quel periodo che nasce il concetto di opera d’arte fruibile , nel 1922 infatti viene fatta la prima campagna fotografica sul Barocco, e il taglio interpretativo dei fotografi diventa quello dell’opera contestualizzata”. Dal punto di vista storico, se prima la documentazione era affidata alle stampe, con l’inizio del ‘900 prende sempre più piede l’uso della fotografia.
“Uno degli obiettivi della mostra – ha detto la curatrice Marilena Tamassia – è la valorizzazione delle foto del nostro Gabinetto, gli allestimenti poi offrono un documento visivo, fondamentale anche per quello che riguarda la fruizione che nel corso di oltre cento anni è cambiata moltissimo. Soprattutto per chi studia museografia la conoscenza del passato e delle nostre radici è importante per conservarle al meglio e anche per la formazione di un cittadino consapevole”.
La mostra che sarà aperta fino al 1° febbraio, da martedì a domenica dalle 18,15 alle 18,50 con lo stesso biglietto di ingresso agli Uffizi, permette di ammirare alcune foto della “Tribuna del David” , capolavoro museografico di Corrado Ricci raccontata da Ridolfi con queste parole “ad essa Tribuna introduce un vastissimo ambiente rettangolare …si decorarono le pareti con ricchi arazzi raffiguranti le storie di Adamo ed Eva, e lungo i due lati della sala furono disposti alcuni calchi di opere minori del Buonarroti. Ne risultò così un ingresso severo, armonicamente collegato e introducente a quella tribuna dove si erge il famoso colosso, circondato dai calchi delle principali opere scolpite dal grande artefice fiorentino”.