Idrogeno, gas e tecnologie: Baker Hughes vuole diventare “net zero company” entro il 2050

L’azienda ha già percorso un tratto del cammino verso la neutralità carbonica

Dal 2022, Baker Hughes – Nuovo Pignone si è dotato di un’organizzazione che anticipa la transizione ecologica e si misura con il climate change già da prima della lunga estate calda 2023. Si chiama Climate Technology Solutions (CTS), cerca e applica soluzioni a proposito di idrogeno, di cattura, stoccaggio e utilizzo del carbonio (CCUS),  di energia pulita e capacità di gestione delle emissioni per consentire agli operatori energetici e all’industria in genere di arrivare a un sistema energetico affidabile e a emissioni zero. Un impegno tangibile che racconta come la transizione ecologica sia iniziata al Nuovo Pignone, già prima che diventasse uno slogan,  purtroppo spesso più pronunciato che agito.

L’azienda fa parte del gruppo statunitense Baker Hughes, che si occupa di tecnologie al servizio dell’industria dell’energia con oltre 55 mila dipendenti nel mondo, di cui più di 5 mila in Italia nei sette stabilimenti del Nuovo Pignone (Firenze, Massa, Bari, Vibo Valentia, Talamona (So), Casavatore  (NA) e Cepegatti) più un cantiere di assemblaggio di grandi moduli industriale all’Avenza (Carrara), che costituiscono il business Industrial & Energy Technology (IET) di Baker Hughes e rappresentano  il centro di eccellenza globale dell’intero gruppo Usa quanto a sviluppo e  produzione di turbine, compressori e pompe come per la ricerca di fonti e tecnologie per produrre energia pulita. Con 1.200 ingegneri specializzati e un investimento in ricerca da parte di Baker Hughes di oltre 1 miliardo di euro negli ultimi 6 anni  in Italia. Punta di  diamante,  la Toscana, con i due stabilimenti di Massa e Firenze, che è l’head quarter globale dell’intero gruppo per lo sviluppo, la ricerca e la produzione del  business Turbomachinery & Process Solutions, oltre al grande cantiere dell’Avenza.

Un tratto del cammino della transizione energetica verso la neutralità carbonica , il Nuovo Pignone lo ha già percorso. Idrogeno compreso.  “In Baker Hughes conosciamo bene l’idrogeno da molti anni: grazie a una tecnologia completamente sviluppata in Italia, abbiamo costruito il primo compressore di idrogeno già nel 1962 e nel 2008 abbiamo prodotto la prima turbina alimentata al 100% a idrogeno per il Fusina Hydrogen Power Project . Oggi, abbiamo nel mondo circa 2.500 compressori di idrogeno e oltre 70 turbine alimentate con miscele gas-H2”, ha scritto il presidente Paolo Noccioni sul Baker Hughes Energy Transition Bulletin, il bollettino dell’azienda sulla transizione.  Anche se la la  turbina 100% idrogeno la ha già sperimentata a Firenze, il Nuovo  Pignone  avverte che ancora, per la produzione industriale a largo spettro, vanno fatti molti altri passi in avanti. Intanto l’obiettivo è di usare l’idrogeno in miscela, per ora al 10% e via via in percentuali anche maggiori, insieme al gas naturale che comunque è assai meno inquinante del vecchio petrolio.  Tanto che un anno fa, presso la centrale di compressione del gas naturale Snam di Istrana, l’azienda ha sperimentato, per la prima volta nel mondo, l’utilizzo di idrogeno al 10% come combustibile per alimentare le turbine a gas dell’impianto, dimostrando la sua compatibilità con il gas naturale che comunque è meno inquinante del petrolio. Istrana è la prima centrale di compressione italiana in cui è stata recentemente installata una turbina “hydrogen-ready”, la NovaLT12 (della potenza di 12 MW) progettata e realizzata dal Nuovo Pignone e dove è stata coinvolta un’altra turbina Baker Hughes già operativa nell’impianto, la PGT25 (della potenza di 25 MW), progettata per il funzionamento con gas naturale e per la prima volta provata utilizzando la miscela gas – idrogeno (al 10%). L’obiettivo adesso è continuare a testare  la compatibilità gas- idrogeno con la convinzione del suo ruolo chiave nel processo di transizione.

Processo, però, che, spiega ogni volta Noccioni, durerà almeno 30 anni, precisando che siccome  ai ritmi in cui siamo ora non si arriverà mai a centrare gli obiettivi di neutralità carbonica per il 2050, la sfida la si può vincere solo lavorando alacremente ma anche usando, non una, ma molteplici tecnologie incrociate, tra cui spicca la  cattura, stoccaggio e utilizzo dell’anidride carbonica, considerata una stampella fondamentale della transizione e sperimentata da anni al Pignone, in particolare per neutralizzare le pur ridotte emissioni del gas naturale e del gas naturale  liquefatto (LNG). Convinti, a Baker Hughes – Nuovo Pignone, che il gas naturale non costituisca solo l’elemento fondamentale per la transizione energetica, cioè un “vettore energetico di transizione”, ma anche un “vettore energetico di destinazione”,  cioè destinato a rimanere una delle principali fonti di energia, soprattutto nelle regioni in cui il gas non ha ancora soppiantato il carbone.

E siccome, puntualizza l’azienda,  almeno per i prossimi 30 anni i combustibili fossili e in particolare il gas naturale continueranno a giocare un ruolo, è essenziale che, oltre a investire in fonti di energia più pulite, si sviluppino tecnologie per renderli più efficienti e sostenibili utilizzando  nuove tecnologie sia per generare  potenza che per gestire le emissioni. Baker Hughes -Nuovo Pignone vanta un’esperienza di oltre 35 anni quanto a gas naturale e LGN con la propria tecnologia installata in oltre 65 impianti in tutto il mondo. Adesso dichiara  di voler procedere nel trovare e applicare soluzioni sempre più avanzate  per l’immediato e verso la transizione, stimando  che, per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050, siano necessari circa 5,6 miliardi di tonnellate di capacità CCUS installata.

 Da parte sua l’azienda si impegna a diventare una net zero company entro il 2050 e a dimezzare le emissioni di CO2 in atmosfera entro il 2030. La più recente  manifestazione di questo impegno  è il Power Purchase Agreement (PPA) della durata di otto anni, siglato il 20 settembre 2023 con Shell Energy Italia per fornire energia rinnovabile, proveniente dall’impianto fotovoltaico di Shell in costruzione a Pulsano (Taranto),  ai sette stabilimenti italiani del Nuovo Pignone in Italia. L’accordo consentirà la riduzione di 6.800 tonnellate di emissioni CO2 equivalenti (CO2e) all’anno, con una riduzione del 13% delle emissioni, pari a circa 1.200 automobili a benzina in meno in circolazione ogni anno. “Una tappa significativa sia in Italia che a livello globale. Stiamo investendo, con Shell, in progetti vitali di energia rinnovabile che supporteranno sia la decarbonizzazione delle nostre strutture produttive che la creazione di un sistema energetico più pulito e sostenibile per il paese”, dichiara Davide Marrani, vicepresidente Operations IET, Baker Hughes. Il presidente Noccioni parla di “un ulteriore, importante tassello nella nostra strategia di sostenibilità e nello sviluppo di soluzioni sempre più efficienti e innovative per supportare la transizione energetica che è un percorso di lungo periodo in cui la collaborazione aziende, istituzioni e comunità, è fondamentale”.  Mentre Gianluca Formentoni, ceo di Shell Energy Italia, spiega che “ il contratto di fornitura firmato con Baker Hughes è una conferma della nostra capacità di creare un collegamento diretto tra la nostra produzione e la domanda di energia da fonti rinnovabili”.

“Shell Energy Italia è un importante fornitore di energia, in grado di rispondere alle esigenze di mercato offrendo soluzioni avanzate di gestione delle commodities energetiche a oltre 700 grandi clienti industriali”, ha sottolineato Gianluca Formenti, CEO di Shell Energy Italia. “Il contratto di fornitura firmato con Baker Hughes per l’impianto di Zamboni è una conferma tangibile della nostra capacità di creare un collegamento diretto tra la nostra produzione e la domanda di energia da fonti rinnovabili, posizionandoci come un’azienda energetica integrata”.

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