Ibsen alla Pergola in un dramma di forte spessore

Un dramma di Ibsen che ripropone problematiche di sconcertante attualità alla Pergola di Firenze, dal 18 al 23 marzo. Massimo Popolizio interpreta John Gabriel Borkman, una delle ultime opere del drammaturgo norvegese scritta nel 1896. John Gabriel Borkman mette a nudo le contraddizioni della borghesia ottocentesca attraverso il ritratto di un uomo d’affari che per finanziare un sogno grandioso ha bruciato la sua integrità morale assieme alla sua capacità di dare e ricevere amore. Toccato dal disonore, dissolta la stima degli altri nei suoi confronti, Borkman si sente ancora un creatore, un artista della finanza, e non sembra disposto a considerarsi un vinto. Alle vicende del finanziere si intrecciano quelle delle due sorelle Rentheim – la moglie e la ex amante di Borkman – e si contrappongono le scelte della generazione dei figli ventenni, più consapevoli della limitatezza del loro agire nel mondo: si deve soprattutto bruciare la vita, aggredirla a morsi e viverla non nell’attesa del compimento di un progetto, ma nella certezza della sua brevità. La sapiente regia di Piero Maccarinelli ha affidato a Claudio Magris il compito di tradurre nuovamente il testo per ridurlo all’essenziale, in uno slancio ricco di tensione che, senza soluzione di continuità, conduce verso l’algido epilogo. La sua messa in scena è nitida, glaciale come la tragedia di Borkman e le sue frustrazioni; gli attori da lui scelti, Massimo Popolizio, Lucrezia Lante della Rovere e Manuela Mandracchia in primis, sono acuminati come lame, crudeli e concreti secondo le più spietate leggi del mondo degli affari. «Credo che tutto questo sia un materiale violentemente contemporaneo, con un plusvalore, se a interpretare questo grande testo è una generazione di attori che ha potuto sfiorare le utopie da un lato e che ne ha visto la devastazione dall’altro» afferma Maccarinelli. E, in oltre, una versione del Borckman che comunica ai nostri contemporanei le geniali parole di Ibsen, in un’ambientazione volutamente essenziale e più vicina a noi.»

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