I tempi sono cambiati

Non metto in discussione la sua decisione. Francesco Farsetti poteva liberalmente decidere chi far entrare nella sua trattoria sulle Apuane e chi no. So bene che quello che ha visto quasi 70 anni fa e che lo ha portato ad odiare le persone tedesche per tutta la sua vita, era feroce, disumano.
Per fortuna, dopo che per decenni sono rimasti nascosti nel cosiddetto armadio dei veleni – fra l’altro per scelta dei governi italiani di allora e dei loro alleati alla fine della guerra – oggi i dettagli sui massacri compiuti dai membri di questa divisone sono conosciuti. Chi vuole sapere può informarsi abbondantemente, può anche visitare proprio qui in Toscana Sant’Anna di Stazzema dove un piccolo museo, allestito con l’aiuto del governo tedesco, ricorda le circa 560 vittime che vennero massacrate da quei maledetti soldati della divisione Reichsführer SS, o può anche andare a Vinca, paesino sperduto nelle Apuane, e cercare Elisio Federighi, anche lui sopravvissuto ad un altrettanto feroce massacro. Racconta volentieri le sue esperienze anche per liberarsi dai suoi incubi. Ed è certo, quello che si viene a sapere rappresenta uno dei capitoli più bui dell’umanità che mai e poi mai deve essere dimenticato, anche per evitare che succeda di nuovo.
Ritornando all’inizio ripeto che non critico Francesco Farsetti che ha tutto il diritto di serbare rancore per tutto ciò che ha vissuto. Quello che metto in discussione è la serietà di un giornalista che nel 2011 riporta questo tipo di notizia senza ulteriori spiegazioni, arrogandosi di fatto il diritto di sostenere che le colpe dei massacri passano automaticamente alle generazioni successive.
Inoltre mi chiedo se è proprio necessario questo tipo di notizie in un Europa che si sta sfasciando sempre di più sullo sfondo dei risentimenti nazionalistici e sembra, come si rivela in questo momento, viene tenuta insieme da una moneta assai debole.

Nella foto: la chiesetta di Sant'Anna di Stazzema

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