Niente sondaggi, siamo italiani. Anche per le imminenti elezioni Europee è scattato l’ormai consueto embargo dei sondaggi pre elettorali, la tagliola che ne vieta la pubblicazione a quindici giorni dal voto. Quindi prepariamoci da qui al 25 maggio alla consueta e deprimente ridda di analisi ufficiose e previsioni al buio, all’insegna del “non sono previsioni, al massimo profezie”.
Peccato, anche perché con la mini riforma di Letta che impone di tenere le elezioni in un’unica giornata la strada verso l’età adulta per gli elettori italiani sembrava spianata. Macché.
Anche stavolta resta in vigore la legge del 2000 che oscura i sondaggi a ridosso del voto. Non come negli Stati Uniti – dove alle presidenziali sono consultabili fino all’ultimo – o come in tanti paesi civili, dove la libera pubblicazione delle intenzioni di voto non sembra causare gravi squilibri sull’esito delle consultazioni, né ferite sanguinose alla democrazia.
Ma fa parte dell’armamentario ideologico del nostro “Stato – mamma” considerare i cittadini come dei minori e cercare di tutelarli da loro stessi. Ad esempio, dalla tentazione di dar retta alle percentuali dei sondaggi – manco fossero infallibili – e votare di conseguenza. Perché potrebbe anche capitare che qualche elettore sprovveduto scelga tra un partito e l’altro guardando ai sondaggi come si farebbe con le recensioni favorevoli di un libro da acquistare. Ma sbagliare, o farsi influenzare – come se esistessero persone non influenzabili – non sono anch’esse forme di libertà? E la libertà non comporta forse delle responsabilità?
Altro campo d’azione dello Stato – mamma è la par condicio televisiva, le cui regole ad alto tasso di perversione sfiorano spesso la commedia dell’arte. Basti pensare alla disavventura toccata due settimane fa all’attore romagnolo Ivano Marescotti, candidato alle Europee, che si è visto tagliare le scene di una fiction trasmessa dalla Rai in cui recitava. Scongiurato così, a scapito della trama e degli altri attori, un grave rischio: non sia mai che qualche telespettatore, vedendo l’attore in azione, venisse preso dall’impulso irrefrenabile di votarlo.
Poi, con buona pace della parità di accesso di partiti e candidati a propaganda, tg e programmi di “informazione” politica, da un mese abbondante assistiamo al solito spettacolo: la polarizzazione intorno ai tre contendenti principali. Per tutti gli altri, restano solo le briciole. Ma allora a cosa serve tutta questa ansia di regolamentare? A che pro cercare di impedire che i cittadini – elettori vengano raggiunti da sondaggi e tv? A niente, se non a produrre un danno importante: trattare gli adulti come bambini equivale a de – responsabilizzarli.
In altre democrazie si preferisce lasciare agli elettori la libertà di informarsi, farsi influenzare e anche sbagliare da soli. All’inizio ci si può far male, ma col tempo i vantaggi dell’esperienza in genere si fanno sentire. Proprio come capita agli adulti: nulla di male se ascoltano la mamma, purché poi decidano con la propria testa.