I Quattro Mori di Livorno, le statue degli schiavi. Forse sono stati liberati

Secondo una leggenda porta fortuna vederne simultaneamente i nasi

A Livorno presso la Darsena Vecchia s’innalza la statua al Granduca di Toscana  Ferdinando I  de’Medici che però è conosciuta come “i Quattro Mori”. Infatti, ai piedi del Granduca ci sono le statue in bronzo di quattro pirati barbareschi incatenati divenute le più famose anche perché sono le più espressive. Rispetto all’immagine celebrativa di Ferdinando I, i “Mori” sono più realistici, posseggono un dinamismo interiore. Uno di loro guarda verso il Granduca  quasi a  chiedere clemenza o a domandargli quale sarà il suo destino, un altro, quello più piegato, guarda verso di noi, corrucciato o anche incuriosito da quel mondo estraneo,  gli  altri  due paiono  rassegnati.

Il gruppo scultoreo fu iniziato da Giovanni Bandini nel 1595 (che scolpì la statua in marmo del Granduca) e portato a termine nel 1626  da Pietro Tacca che sembra si sia ispirato a veri corsari rinchiusi nel “Bagno dei forzati” a Livorno.  La tensione evidenziata dalla torsione dei corpi incatenati (non a caso il Tacca era stato assistente del Giambologna)  le espressioni sofferenti, danno immagine drammatica della condizione degli schiavi.

Tacca prese spunto dai Prigioni realizzati da Michelangelo nel 1513-6 ora al Louvre (es lo schiavo morente) ed all’Accademia di  Firenze (lo Schiavo giovane e  lo schiavo che si ridesta).  I bronzi furono fusi a Firenze nell’officina di Borgo Pinti. 

Nel parlare degli studi anatomici che il Tacca fece nel Bagno dei forzati, lo storico dell’arte  Filippo Baldinucci racconta che  il modello servito  per lo  per lo schiavo più giovane (che guarda in alto) si chiamava Morgiano (probabilmente un soprannome che alludeva alla pelle scura) Poi nel ‘700 Mariano Santelli  ha scritto che lo schiavo più vecchio era un uomo ancora robusto (meglio, muscoloso) di nome Alì” e soprannominato Melioco[1].

Gli altri due sarebbero un nordafricano e un originario dall’Africa  subsahariana. Ma forse  per questi Tacca non usò dei modelli e fece variazioni dei precedenti per rappresentare uomini di quattro diverse età.

Infatti,una leggenda popolare parla di due schiavi che sarebbero stati graziati per l’ occasione e si narra che Morgiano si sarebbe sposato a Livorno e avrebbe portato la famiglia a vedere il gruppo scultoreo. Da notare che Lo storico dell’arte Steven Ostrow ha trovato la l’inventario degli schiavi del “Bagno dei forzati” databile tra il 1608 e il 1624. Fra questi c’ era un  “Margiano di Macamutto, di Tangiur, di anni 25, da vendersi” e alcuni turchi di nome Alì[2] .

Arriviamo adesso all’aspetto più curioso. Secondo un’antica credenza esiste un punto della piazza Filippo Micheli da cui si possono vedere simultaneamente i nasi di tutti e quattro i  mori. E riuscire a vederli porta fortuna. Quindi i visitatori che si recano sulla piazza cercano questo punto ma per molti, me compreso, è stata una ricerca infruttuosa. Un corollario della leggenda è che i livornesi conoscono il punto magico ma non lo rivelano (forse perché temono di perdere il benefico effetto?).

Ho provato a chiederlo a vari amici e conoscenti di Livorno. Alcuni si sono schermiti e hanno risposto che è solo una vecchia dicerìa. Altri, i più giovani, non la conoscevano nemmeno.  Questo pone fine alla leggenda o, viceversa, conferma che sia un segreto da conservare e da non condividere?

Il monumento, doveva essere completato con due fontane di bronzo che raffigurano dei  mostri marini. Ma quando il nuovo Granduca Cosimo II le vide, decise di tenerle a Firenze.Infatti, si trovano in piazza Santissima Annunziata e sono dette “Fontane del cacciucco” vi sono scolpiti pesci e di molluschi di mare ma anche per ricordare Livorno.  

E terminiamo  mostrando  alcune analogie con il monumento livornese che troviamo in altre opere d’arte.  A Marino esiste una fontana dei Quattro Mori realizzata nel 1632 e   sormontata da un obelisco.  A Parigi in Place dei Victoires  sorgeva un monumento  analogo a quello di Livorno realizzato nel  1686  dove al posto di Ferdinando I  c’era Luigi XIV e alla base, statue di schiavi molto simili ai  quattro mori. Il monumento fu distrutto durante la rivoluzione. Sulla piazza  ne fu poi installato un altro nel XIX secolo ma senza i “mori”. Tra l’altro ci sarebbe da capire perché i prigionieri del re Sole fossero persone di colore.

Inoltre, un affresco seicentesco di  Baldassare Franceschini nella Villa La Petraia a Firenze ritrae la statua dei Quattro Mori. 

Per queste e per altre analogie si rinvia a  Marco Rossi  Quattro Mori: ma quante analogie!  https://www.livornononstop.it/quattro-mori-quante-analogie


[1]   https://www.livorno-effettovenezia.it/luoghi-di-interesse/i-quattro-mori/

[2]   Ibidem.

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