I miracoli di Montella e il disfattismo dei rosicatori

Firenze – Io credo che il vero problema della Fiorentina siano i tifosi. Non tanto le curve e gli ultras, quanto i tifosi da bar e da circolo sportivo; “quelli che il calcio” … è la prima occasione per esprimere pessimismo e disfattismo, quelli che si sentono sempre in diritto di sospettare e di criticare, quelli che lo sanno loro chi è bravo e chi no e come si dovrebbe usare il bastone per raddrizzare i ciuchi. In questo inizio d’annata, frequentando  il grande schermo alle Murate e qualche punto scommesse, ma soprattutto leggendo lettere e sms dei tifosi, ne ho sentite e lette di queste: “Tanto noi si comprano rotti e finiti”, “Intanto, se non c’era stato Corvino a comprare Neto e Babacar, con quelli presi da Pradè non si andava da nessuna parte”, “Se annunciano che gioca Ilicic, non guardo la partita”, “Ormai il gioco di Montella lo sanno tutti a memoria”, “Montella non ci capisce più nulla”, “Se non vanno via Montella e Pradè, non si può vincere”. A queste perle di saggezza si uniscono anche considerazioni maligne sulle simpatie e antipatie dell’allenatore, che sarebbe, per esempio, reo di non voler far giocare Joaquin se non per forza (da notare che quelle stesse persone, l’anno scorso, dicevano che la Fiorentina aveva comprato scarti inutili come Joaquin o Mati Fernandez!).

Conseguentemente, la mia ammirazione per Montella cresce di partita in partita, anche se insieme cresce la paura che, in questo clima, quella che è la nostra più grande risorsa decida di andarsene a meritare ben altri scenari. Montella è bravo non solo perché è un grande tecnico, un “innovatore”, come lo avrebbe definito Sacchi, che ha il pregio di conoscere i giocatori e i loro pregi e limiti come pochi, di saper leggere benissimo le partite in corso e di saperle anticipare con previsione quasi scientifica; ma anche perché tiene lo spogliatoio e le pubbliche relazioni con grande fermezza e razionalità, incurante (anche se spesso visibilmente sofferente) delle cattiverie e delle critiche allo sfascio che gli piovono addosso.

Difende come “incedibile” Ilicic, perché sa che, se Ilicic non rende secondo le aspettative di inizio anno, è solo perché non gioca mai nel suo ruolo ed è chiamato quasi sempre a tappare buchi (e meno male che, tappando buchi, ha risolto anche un paio di partite da solo!). E difende il suo gioco (che, tra l’altro, non è vero che sia uguale a quello dello scorso anno; dimostrazione ne è che la Fiorentina non è più la squadra con il record di possesso palla, e che addiritturaè quarta, in merito) perché è l’unico gioco che, al momento, gli consente di supplire alle carenze offensive croniche della squadra. Solo un grande tecnico può continuare a vincere e a giocar bene senza un attaccante che sia uno, rimescolando mezze punte e centrocampisti che offrano qualche garanzia offensiva in più, e fidandosi quasi soltanto della genialità improvvisa di qualche campione lì nel mezzo o dell’incursione di qualche difensore, consentita senza scompaginare gli equilibri (il miracolo che la Fiorentina abbia la seconda difesa del campionato, oltre alla qualità dei difensori e al modulo della difesa a tre, lo fa il centrocampo con il suo pressing perfetto e la sua capacità di palleggio unica nel nostro campionato).

Quello che sta facendo Montella nella situazione di emergenza in cui si trova in attacco, che lo ha anche costretto a rinunciare al gioco nuovo che voleva impostare su Rossi e Gomez (un gioco più in velocità, più per vie laterali che centrali, con ancor meno possesso e più recupero palla), ha del miracoloso davvero. E poi la gestione dei giocatori. Possibile che certi “rosicatori” non si rendano conto che, uno per uno, Montella li ha inseriti e recuperati quasi tutti i giocatori che sembravano meno “da Fiorentina”? Neto lo avrà pure preso Corvino (e non per regalo!), ma ci è voluta la pertinacia e la “visione” di Montella per trasformarlo in uno dei migliori portieri d’Europa.

E Vargas? Era fuori rosa appena un anno fa, come quest’anno erano fuori rosa, in procinto di andarsene, giocatori come Joaquin e Mati. Mati è un altro capolavoro di Montella. Ci ha creduto sempre, anche quando lo criticava perché “si allenava solo in partita”. E Alonso? Con lui è diventato titolare al posto di una bandiera della Fiorentina come Pasqual. Lui ci ha creduto, così come ha creduto in questa difesa che sembrava facesse acqua da tutte le parti, e che invece è riuscito a modellare, ora con Savic a destra, alla perfezione. Ci manca solo che ci regali un El Hamdaoui goleador della provvidenza e un Lazzari da nazionale… L’importante è che non dia retta alle sirene del mercato di gennaio.

La Fiorentina non deve comprare proprio nulla e deve solo cedere un paio di giocatori in sovrannumero. Montella lo sa che non ce ne sono sul mercato migliori di quelli che ha in rosa, a meno di non spendere cifre esose. Resta l’unico vero dilemma, che vedrete saprà sciogliere a inizio anno: Gomez è ancora un giocatore di calcio? Io non dico di “no”, come fanno tanti tifosi che non perdono l’occasione per disfare; ma certo le partite “facili” che ci aspettano da qui a gennaio dovranno dare una risposta. Che Montella saprà intendere prima di noi!

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