
L’ingresso del Vescovo Massimo Camisasca, primo Vescovo reggiano a ricevere l’investitura, nell’Ordine equestre dei Cavalieri del Santo Sepolcro (con cerimonia solenne in Cattedrale domenica 20 marzo, la cosiddetta domenica delle Palme) è probabilmente destinato a rinfocolare la schiera di polemiche sul vero o presunto antimodernismo di cui sarebbe ultimamente imbevuta la curia reggiano-guastallese. Ne abbiamo avuto saggio recente a proposito di Sentinelle in Piedi, teoria gender, omofobia e associazione Courage.
L’annuncio monastico-cavalleresco cade inoltre esattamente il giorno dopo il rompete le righe dei Consacrati alle Case della Carità di Villa Cella e Castellarano, ovvero l’inizio della probabile (ma non certa) dismissione parziale dei frutti misericordiosi di quegli intuiti carismatici che produsse la terra reggiano-modenese (assieme al movimento dei diaconi) sull’onda delle innovazioni ecclesiali e spirituali del Concilio Vaticano II. Da qualsiasi parte la si voglia guardare, un po’ intempestivamente per lo stridore delle due vicende.
La riproposizione per certi versi antistorica della contrapposizione laici-credenti poggia in modo equivoco (a nostro modestissimo parere di attuali dubbiosi ma convinti dell’imprescindibilità delle radici religiose proprio in chiave civile e di progresso scientifico) sulla reciproca ignoranza dei significati ultimi e delle istanze prime che muovono le rispettive obiezioni e proposizioni in campi dialettico. Ossia, giovani e poco ferrati sulle materie di fede-storica gli uni, anziani e assai prevenuti in merito alla complessità delle scelte etiche personali contemporanee gli altri.
Una soluzione per ricomporre i due fronti ci sarebbe, anche se altamente improbabile: proporre che i mantellati del Santo Sepolcro, perlopiù professionisti che amano sfilare in altisonanti ghingheri nei tempi forti della liturgia rimembrando le Crociate tra due ali di folla osannante, si aggreghino ai volontari delle Case della Carità non meno impegnati di loro sul fronte della testimonianza cristiana quotidiana.