Firenze – Visto che la Toscana non è più terra di imprese a generazione spontanea, la scuola cerca di insegnare anche questo. Si chiama Impresa in azione, ed è un progetto operante in Toscana nell’ambito della più vasta materia dell’alternanza scuola-lavoro. I partner di progetto, che vede come capofila la Camera di commercio di Pisa, sono numerosi, da Unioncamere, al Rotary, alla Regione Toscana, a Ja (Junior Achievement) Italia. Quest’ultima è un’associazione no profit operante in 122 paesi del mondo che si occupa esplicitamente di Education innovativa.
Nel 2016 erano 66 le minimprese regionali realizzate nell’ambito di questo progetto. Quest’anno 31 istituti scolastici superiori e 76 gruppi di classe diffusi in sette province toscane si mettono in gioco elaborando un’idea imprenditoriale destinata a competere con quella di altri studenti. In cifre sono circa 1600 i giovani coinvolti (in crescita del 60% rispetto allo scorso anno) e…non fanno i balocchi: devono simulare un vero e proprio modello di impresa. L’idea originaria deve essere sviluppata e trasformata in tempi brevi in un’impresa realmente funzionante. I giovani imprenditori devono passare attraverso le “forche caudine” del mercato vero e proprio, con le sue leggi, le sue opportunità e i suoi rischi. Lavorano in ambiente protetto, ma il mondo che affrontano non ha niente di virtuale.
Intanto in Toscana i giovani che scelgono la soluzione di fare impresa per costruire il proprio futuro è in diminuzione costante negli ultimi anni. Nell’arco del 2016 i giovani imprenditori, fra i 18 e i 35 anni, sono calati dell’1,7%. Se in Italia un’impresa su 10 è guidata dalle ultime generazioni, in Toscana la quota è del 9,1%: la nostra regione si assicura così il 12° posto in un’ideale classifica nazionale. Ma l’aspetto più caratteristico di questa nuova imprenditoria giovanile sembra soprattutto la tendenza a “spalmarsi” nei segmenti più tradizionali dell’economia toscana, con una scarsa propensione innovativa.
La tipologia d’impresa scelta dai giovani è spesso molto fragile: il 74% (28mila, in cifre) assume la forma della ditta individuale. Anche se esiste un nucleo “forte” di circa 6mila imprese con una giovane leadership (il 16%) costituito sotto forma di società di capitale. C’è da dire inoltre che una componente essenziale dell’imprenditoria giovanile toscana è costituita da stranieri: circa una impresa su tre (11.800 aziende) è guidata da giovani nati oltre i nostri confini nazionali.
Anche il settore in cui lavorano gli imprenditori under 35 fa riflettere: quasi due su tre (il 63%) operano nel terziario tradizionale, con il commercio che la fa da padrone (oltre 10mila esercizi) assorbendo il 28% delle aziende. Seguono il turismo, i servizi tradizionali alle imprese e alla persona. La scelta del settore manifatturiero non esercita più molto appeal fra i giovani, ma può contare su 3800 imprese, concentrate soprattutto nel sistema moda (2000). In quest’ultimo caso si fa sentire un vero e proprio richiamo di “distretto”, visto che sono 1071 le aziende che eleggono Prato come sede naturale della propria attività.
La vera sorpresa di questi ultimi tempi è il ritorno all’agricoltura, dove un neoimprenditore su tre è in età giovanile. Si tratta di un “ritorno” alla terra ancora molto di nicchia, visto che le imprese da under 35n sono appena il 7,4% del totale, ma il trend (dato l’inesorabile invecchiamento del settore e visti anche gli incentivi messi in campo dal settore pubblico) è destinato a incrementarsi.