Parigi – I Galli? tutto un mito di recente creazione che ha pochi riscontri storici. Lo sostiene nel suo libro “La Fabrique de la gloire: héros et maudits de l’Histoire” il prof. Laurent Avezou dell’Università di Tolosa dopo che negli ultimi decenni numerose scoperte archeologiche hanno smontato quello che è diventato il romanzo nazionale francese strumentalizzato via via da tutti i regimi politici.
Un mito fondatore, secondo cui i francesi discenderebbero, secondo lo storico Amedée Thierry, al 90% dalle tribù galliche, cui continuare a fare appello per nobilitare un passato, travestendone la realtà. Un mito, quello che, ricorda il settimanale l’Express che dedica al libro un ampio articolo, aveva fatto desiderare a Francois Mitterrand di essere sepolto laddove Vercingetorige era stato nominato capo della coalizione gallica, che ha radici lontane anche se la reinterpretazione della storia con l’obiettivo, come scrive Avezou, di “incitare la società a superare sé stessa” diventa “romanzo nazionale” solo molto più tardi.
Un primo passo verso la leggenda lo compiono i re franchi che per superare il complesso di inferiorità verso i romani inventano ai Galli un’origine troiana. Come i romani avevano avuto Enea, i Galli hanno avuto un certo Francus che dopo la distruzione Troia si sarebbe installato assieme ad altri troiani sui bordi del Reno.
Con l’arrivo del Rinascimento e la riscoperta dei Commentarii de Bello Gallico di Giulio Cesare , Francus cade nell’oblio per far posto alla narrazione che dona un’”autoctonia” alla Francia e presenta i Galli come guerrieri coraggiosi e intrepidi e che trova eco, ma solo in alcuni cenacoli sensibili all’emergere del concetto di monarchia nazionale.
Monarchia che però, scrive Avezou, sta “scivolando verso l’assolutismo e che non si trova a suo agio con i Galli -300 tribù, 60 popoli e neanche un re, ciò si accorda male a un sovrano onnipotente come Luigi XIV”. Bisognerà attendere la rivoluzione perché il mito decolli, con i Galli nelle vesti degli antenati del Terzo Stato, per poi essere definitivamente strumentalizzato nel XIX secolo da numerosi storici che hanno etnicizzato la nazione.
Secondo l’archeologo Jean-Paul Demoule l’arrivo poi della III repubblica e la scuola dell’obbligo di Jules Ferry il mito, segna l’inizio dell’evangelizzazione delle masse per fare dei Galli gli antenati dei francesi”. “Bisognerà poi attendere la nascita dell’archeologia preventiva nel 1980 perché questa immagine idealista venga finalmente abbandonata. Da allora, precisa Demoule, tutti i clichés sono caduti”. Senza questo mito però non sarebbero stati creati Asterix e Obelisk, i popolarissimi eroi creati nel 1959 ormai protagonisti di 37 album di cui son stati venduti nel mondo 370 milioni di copie e di 9 cartoni animati.