Prato – Inaugurata al Centro Pecci di Prato, venerdì 23 febbraio davanti a un folto pubblico la prima mostra personale in Italia di Mark Wallinger Mark.
Presente l’artista e la nuova direttrice del Centro Cristiana Perrella, che ha ringraziato il suo predecessore Fabio Cavallucci per aver collaborato alla personale dell’artista londinese già ospitata nel 2016 presso il Serlachius Museum di Mänttä in Finlandia,nel 2017 al The Fruitmarket Gallery di Edimburgo e al Dundee Contemporary Arts di Dundee in Scozia.
Mark Wallinger Mark, 58 anni, deve la sua notorietà al modo originale di trasmettere le proprie emozioni attraverso l’uso particolare delle mani e degli strumenti come i video, le fotografie, le installazioni anche in luoghi pubblici, gli unici che a detta dell’artista “gli danno la possibilità di continuare un dialogo con la gente ed è sempre sfidante”.
Un insieme di opere che riassumono quei concetti universali che vanno dall’identità alla simmetria, al passaggio e al confine, per ribadire l’importanza di quanto sia importante restare umani nel rinnovarsi oltrepassando quelle barriere ideologiche e oscurantiste, in un’epoca in cui la sfida della globalizzazione ha portato alla nascita di nuovi muri e i nazionalismi.
Al Centro Pecci saranno esposte i lavori più significativi della carriera di Wallinger, e tra queste l’Ecce Homo (1999-2000), che apre la mostra ed è la prima scultura di arte contemporanea posta su un piedistallo a Trafalgar Square a Londra. Poi i Passport Control (1988), una serie di ingrandimenti fotografici di passaporti con scarabocchi di pennarello e bianchetto,con cui Wallinger ha anticipato le questioni relative agli stereotipi razziali.I Self Portraits (2007-2015),e l’installazione The Unconscious (2010) con enormi ingrandimenti di fotografie digitali, trovate dall’artista on-line.
Pietre Prato è invece una raccolta di pietre di diverse dimensione prese dall’artista sul Lungo Bisenzio,numerate,e da lui dedicate alla città toscana,perchè Mark Wallinger Mark ha ricordato in sala,-“quando ero a Londra passeggiavo lungo il fiume Tamigi e raccoglievo le pietre,perchè mi affascinavano.Ne raccolsi tante ma quando cominciai a numerarle esse divennero vita,solo numerandole quelle da silenziose testimoni di un passato acquistavano vita e mi ispiravano fiducia. Ecco perchè l’ho rifatto qui a Prato come in altri posti”.
Chiudono la mostra due imponenti video-documentazioni:la Constr