I Premiati di Villa Romana 2013 Shannon Bool, Mariechen Danz, Heide Hinrichs, Daniel Maier-Reimer
Inaugurazione della mostra oggi venerdì 15 febbraio 2013 alle ore 19.
Shannon Bool, Mariechen Danz, Heide Hinrichs e Daniel Maier-Reimer sono i vincitori dell'edizione 2013 del Premio Villa Romana. Vivranno e lavoreranno nella Casa degli artisti di Villa Romana dai primi giorni di febbraio alla fine di novembre 2013. Gli artisti si presentano al pubblico di Villa Romana con una mostra collettiva (foto 1). I vincitori dell'edizione 2013 del Premio sono stati designati dall'artista Ulrike Grossarth e da Janneke de Vries, direttrice della Gesellschaft für aktuelle Kunst (GAK) di Brema.
Shannon Bool, nata nel 1972 a Comox in Canada, ha studiato allo Emily Carr Institute of Art and Design di Vancouver, alla Cooper Union School of Art di New York e alla Städelschule di Francoforte. Vive e lavora a Berlino. Con collage, disegni, fotogrammi, oggetti e installazioni, Shannon Bool mette in collegamento diversi ambiti di conoscenze e sistemi di rappresentazione, trasferisce le tecniche artigianali in nuovi contesti, apre le superfici visive a nuove narrazioni.
Mariechen Danz, nata a Dublino nel 1980, ha studiato alla Universität der Künste di Berlino e al California Institute of the Arts di Valencia (USA). Vive a Berlino. Negli ultimi anni ha suscitato attenzione a livello internazionale con i suoi lavori, in cui intreccia scultura, installazione, performance dal vivo, grafica e videoclip; anche ricorrendo a effetti grotteschi, l'artista interroga i sistemi di conoscenze e le strutture di potere che vi sono inscritte.
Heide Hinrichs, nata a Oldenburg nel 1976, ha studiato alla Kunsthochschule di Kassel, alla Hochschule für Bildende Künste di Dresda e all’Higher Institute for Fine Arts di Anversa. I suoi lavori spaziali presentano elementi scultorei, grafici e temporali che indagano il significato degli oggetti, i loro luoghi e i ricordi ad essi legati. Il suo lavoro concerne il rapporto tra linguaggio e corpo, tra spazio soggettivo e architettonico. Attualmente Heide Hinrichs vive a Bruxelles.
Daniel Maier-Reimer, nato a Hechingen nel 1968, vive ad Amburgo. Da oltre 20 anni compie grandi viaggi che lo hanno condotto in Lapponia, Islanda, Cina, Moldavia-Ucraina, Iran, sulle sponde del Fiume Giallo e del Colorado River. Si sposta a piedi e al termine del viaggio porta con sé poche fotografie che trascendono l'apparenza esteriore: sono distillati di viaggio, momenti che esprimono estraneità e corporeità, tempo rappreso e retaggio.
Il Premio Villa Romana consiste in un soggiorno di dieci mesi nella Casa degli artisti Villa Romana di Firenze, nell'assegnazione di un atelier e di una borsa di studio mensile. Il Premio Villa Romana è conferito dall’Associazione Villa Romana e finanziato con le risorse messe a disposizione dalla Fondazione Deutsche Bank, dal Delegato del Governo federale per la Cultura e i Media e da altri finanziatori privati (foto 2).
Prato-Terzo appuntamento con l’iniziativa “Arte, Architettura, Economia” un ciclo di incontri al Centro Pecci nell’ambito della mostra “Triggering Reality. Nuove condizioni per l' arte e l' architettura in Olanda”
Venerdì 15 Febbraio, alle ore 21.00 nelle sale del museo avrà luogo l’incontro con gli economisti della cultura Irene Sanesi e Andrea Paci , l' incontro insisterà sulla centralità delle risorse creative nelle fasi di transizione legate alla condizione di crisi. Se quella che stiamo vivendo è prima di tutto una crisi cognitiva e valoriale che riguarda il modo di intendere i processi socio-economici, come ogni crisi dialettica ci offre la possibilità di cambiare il nostro filtro cognitivo e adottare nuovi modelli. In questo percorso sarà indispensabile ripartire dal ruolo delle risorse creative come hardware (contenitore, collezione, artefatti) ma anche come software (persone, conoscenze, prassi).
Andrea Paci Laureato in Economia e Commercio presso l'Università di Firenze è professore ordinario di Economia e gestione delle imprese presso il Dipartimento di Scienze per l'Economia e l'Impresa (DISEI) dell'Università di Firenze, dove svolge la sua attività di ricerca. Presidente del Corso di laurea magistrale in Governo e Direzione d'Impresa della Scuola di Economia e Management dell'Università di Firenze, insegna «Corporate governance» e «Strategia aziendale». Nei passati anni accademici ha tenuto l'insegnamento di «Government and Business Relations» per conto della Kent State University e della George Washington University. Revisore contabile, abilitato presso la Corte d'Appello di Firenze, è Presidente del Collegio sindacale della Banca di Pistoia Credito Cooperativo.
Irene Sanesi è dottore commercialista e revisore contabile. Partner di BBS – Pro (Baldini Ballerini Sanesi Professionisti associati), esperta in economia della cultura, settore nel quale pubblica e svolge attività di consulenza e formazione per soggetti privati e pubblici. Promuove lo sviluppo di start-up company in ambito culturale e creativo e la formazione manageriale attraverso l’arte. E’ Presidente della Commissione “Economia della Cultura” dell’UNGDCEC (Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili). Ad aprile 2011 è uscito il libro Creatività cultura creazione di valore. Incanto economy edito da Franco Angeli, e su Artribune Magazine è presente la sua rubrica “Gestionalia”, dedicata alla gestione delle imprese culturali. E’ Vice-Presidente della Fondazione Istituto Internazionale di Storia Economica F. Datini e nel 2012 ha lanciato la membership “ROSES – Rosa shocking economy & society”, ispirata alla figura di Margherita Bandini Datini
Prato- Galleria Die Mauer. Sabato 16 febbraio Museo di storia innaturale. Personale di Andrea Marini.
L’opera di Andrea Marini – scrive Valerio Dehò – si svolge per costruzioni e visioni che non si sommano ma si aggiungono le une alle altre senza sovrapporsi. Sembra che l’artista raccolga idee e progetti per una futura attività museale in cui hanno posto l’arte, ma anche le curiosità, il mondo meraviglioso dello stupore. Opera in serie limite e concettualmente prossime, come in una forma di tassonomia della stranezza e dell’in/naturale. Crea dei gruppi di lavori che costituiscono un genere, una famiglia. Questo è un interessante modo di procedere perchè riesce a dar conto sia della capacità innovativa, del cambiamento, che di quella della regolarità. Qualcosa di simile accade nelle scienze della natura che ovviamente hanno in più (o in meno) la capacità di dare certezza all’instabile, di collocare in teche, nicchie, pareti, l’insondabile e il meraviglioso quasi fosse qualcosa di assolutamente normale. Marini realizza delle forme che hanno i connotati o di strutture riconoscibili come i porta abiti/manichini o tendono alla concrezione, allo sviluppo caotico come delle spaventose maschere occhiute che sembrano parenti degli incubi da sovralimentazione, ma ricordano anche le facce improbabili delle animazioni per ragazzi. Da tutto questo ne nasce un mondo complesso e articolato ove accadono cose straordinarie e qualsiasi nozione di stile viene abbandonata, con grande merito dell’artista.
Andrea Marini opera in una scultura definitivamente liberata da particolarità, gravità storico contenutistiche e cerca, trovandolo, un percorso personale di invenzioni e di sperimentazioni non solo attorno alla figura umana e alle sue possibili trasformazioni anche in chiave oggettuale, ma anche alla capacità della forma di diventare qualcosa di autonomo, qualcosa che è ancora senza nome. L’arte è sintesi di creatività e di attività, tra originalità e ricezione delle idee si pone la eterna questione della vita che si fa forma, e della forma che tende a svincolarsi in una modalità originale.
La stessa espansività nello spazio è molto interessante perché conferisce uno status bio dinamico a queste forme che alcune volte giacomettianamente tendono al passo successivo, altre alla Gormley, diventano emblematiche e astratte pur mantenendo la riconoscibilità del corpo. Ma anche laddove la corporeità si perde, rimangono delle sculture che conquistano lo spazio, si espandono, si arrampicano su soffitti e pareti in un impeto di leggerezza e di fragilità, di pericolo e anche di organicità. Un lavoro interessante perché costituisce un terreno fertile di ulteriori sviluppi e di percorsi molteplici, anche se probabilmente è proprio questa molteplicità a essere la direzione giusta. In ogni caso si vede un progetto, l’artista non si muove a caso nell’universo impervio delle forme, ma cerca costantemente di restare vicino alla propria poetica di manifestare il nuovo e l’originale all’interno di una verifica della scultura post minimalista.
Firenze-IL VIVAIO DEL MALCANTONE presenta sabato 16 Febbraio alle ore 18 un incontro dedicato al tema del riuso degli spazi abbandonati.
Da tempo, oltre che in chiave di sostenibilità ambientale, si tende a considerare anche in chiave di sostenibilità sociale le potenzialità del riuso, come testimoniano diverse iniziative “dal basso” che evidenziano il contributo offerto da soggetti non istituzionali all’innovazione e all’arricchimento della sfera pubblica urbana.
Allo scopo di sviluppare una riflessione attorno al luogo inteso come risorsa in relazione al contesto sociale e alla realtà culturale ed artistica, saranno presenti alcuni ospiti, provenienti dal mondo dell’arte e della cultura, il cui lavoro punta alla produzione di nuovi processi e allo sviluppo di riflessioni su problematiche politiche e sociali a partire dall’analisi della condizione di abbandono degli spazi cittadini.
Nel corso dell’incontro, condotto da Pietro Gaglianò, critico d’arte contemporanea che realizza e partecipa da anni a progetti che coinvolgono i temi della sfera pubblica, dell’emergenza geopolitica, dei diritti di cittadinanza, affrontati con gli strumenti dei linguaggi artistici, interverrà Trial Version, gruppo di artisti e curatori provenienti da diverse parti d’Italia, coinvolto in un progetto urbano che mira alla riattivazione degli spazi caduti in disuso convertendoli temporaneamente in luoghi espositivi. Sarà presente Fabrizio Ajello, creatore, insieme a Christian Costa, di Spazi Docili, progetto di arte pubblica con forti connotazioni relazionali incentrato sulla città di Firenze e che dal 2008 esplora le interazioni tra arte pubblica, politica, art system e linguaggi estetici producendo indagini sul territorio, workshop, residenze artistiche, mostre, talk. Il nome, ovviamente foucaultiano, postula l’esistenza di spazi ‘docili’ al Potere in cui l’incompetenza della classe politico-burocratico-amministrativa italiana prende forme concrete, addirittura tangibili.
Interverranno Matteo Persichino ed Andrea Graglia, esponenti di Temporiuso, organizzazione milanese composta da attivisti e ricercatori dell’associazione culturale Cantieri Isola e del gruppo Precare.it, che da tempo lavorano per la riattivazione del patrimonio edilizio esistente e degli spazi aperti, in abbandono o sottoutilizzati di proprietà pubblica o privata, attraverso la promozione di progetti legati al mondo della cultura e dell’associazionismo, allo start-up dell’artigianato, della piccola impresa e dell’accoglienza temporanea per studenti e turismo low cost. Sarà presente inoltre Vaia Balekis, storica dell’arte e operatrice culturale, che farà luce sulle problematiche e sulle urgenze che caratterizzavano il tessuto locale al fine di valutare i possibili sviluppi di una piattaforma operativa che abbia come scopo quello di individuare nuove pratiche basate sul rapporto tra produzione culturale e riqualificazione degli spazi in disuso.
http://www.spazidocili.org/
http://www.temporiuso.org/
http://www.trialversionproject.com/
Info: ilvivaiodelmalcantone@gmail.com 339 3043656