Concordia, conclusa la ricerca dei dispersi nella parte sommersa

Il commissario per l’emergenza all’isola del Giglio, Franco Gabrielli, ha comunicato oggi, 31 gennaio, la sua decisione di interrompere definitivamente le ricerche dei dispersi nella parte sommersa della Costa Concordia. A comunicare la notizia ai familiari delle persone non ancora individuate dai sommozzatori che operavano nel relitto ed alle ambasciate è stato il comandante dei Vigili del fuoco di Grosseto, Ennio Aquilino.  La decisione è stata presa perché sono venute meno le condizioni per operare la ricerca dei dispersi in sicurezza, ha spiegato Gabrielli. Il bilancio attuale della tragedia del 13 gennaio è di 17 vittime (una delle quali ancora non identificata) e 16 persone disperse. Se le ricerche si fermeranno all’interno della parte sommersa della nave, però, continueranno nella parte emersa e si procederà anche a scandagliare i 18 chilometri quadrati attorno alla nave che negli scorsi giorni sono stati già perlustrati dai sommozzatori. Le operazioni di svuotamento dei serbatoi della Concordia, invece, si erano già fermate a causa del peggioramento delle condizioni del mare e potrebbero riprendere entro 24 ore, non appena le onde torneranno ad essere meno alte a causa dell’affievolirsi del forte vento che spira sull’isola del Giglio. Sul relitto intanto proseguono i lavori di messa in sicurezza delle parti non sommerse dello scafo, anche se con qualche difficoltà causata sempre dalle cattive condizioni climatiche. Al Giglio è arrivato oggi, come previsto dal piano presentato dalla Costa Crociere, il nuovo pontone che verrà utilizzato per il trasporto dei rifiuti della nave. Il materiale galleggiante ed ingombrante fuoriuscito dalla Concordia (arredi e suppellettili) verranno trasferiti a Talamone.

I cittadini del Giglio danno vita ad un comitato che annuncia azioni legali
L’udienza del tribunale del riesame di Firenze si terrà il 6 febbraio e dovrà analizzare i ricorsi presentati dalla Procura di Grosseto e dalla difesa del capitano della Costa Concordia, Francesco Schettino. L’avvocato Bruno Leporatti, infatti, ha annunciato che nel suo ricorso al riesame ha chiesto che il suo assistito possa tornare in libertà. I magistrati della Procura grossetana, invece, hanno chiesto al Tribunale fiorentino che il capitano della nave naufragata nelle acque dell’isola del Giglio torni in carcere e venga annullata la decisione del gip di concedergli gli arresti domiciliari. E mentre l’inchiesta continua è adesso la stessa isola dell’Arcipelago toscano a rivoltarsi. «Gabrielli tolga la nave cazzo!», recitava lo striscione comparso nella mattinata di ieri, 30 gennaio, su uno dei balconi dell’Hotel Bahamas. Alcuni cittadini gigliesi hanno voluto mostrare la scritta che parafrasa le parole del comandante Gregorio De Falco rivolte al capitano della Concordia per protestare contro la tempistica (7-10 mesi) indicata ieri dal commissario Franco Gabrielli per la rimozione del relitto dalle acque del Giglio. I cittadini dell’isola si sono dati appuntamento, mediante l’affissione di un volantino negli esercizi commerciali, alle 17.00 nello stesso Hotel Bahamas per discutere della situazione. Dalla riunione è sorto un comitato di Liberi cittadini che, guidati da Fabio Aguigliari, avvieranno un procedimento legale contro Costa Crociere ed il capitano Schettino. «Affideremo la tutela dei legittimi interessi locali ad uno studio legale o forse più di uno e di conseguenze valuteremo la possibilità di costituirci nel procedimento in corso», ha dichiarato Aguigliari. «Vogliamo avere la possibilità – ha continuato – di acquisire tutta la documentazione di interesse direttamente alla fonte e allo stesso tempo avere la possibilita' di partecipare alle riunioni tecniche che riguarderanno la rimozione e la bonifica della nave». L’amministrazione comunale dell’isola, ha spiegato invece il sindaco del Giglio, Sergio Ortelli, non ha ancora deciso come comportarsi per quanto concerne la richiesta di danni. «Valuteremo la costituzione – ha continuato Ortelli – come parte civile: siamo ancora in emergenza acuta – ha concluso – e ci penseremo al momento opportuno».

L’ad di Costa Crociere: intercorso troppo tempo fra allarme ed evacuazione
Durante la sua audizione di fronte alla Commissione Lavori pubblici del Senato, l’amministratore delegato della Costa Crociere, Pierluigi Foschi, ha annunciato che la compagnia di navigazione aprirà un’inchiesta interna per cercare di capire quali mancanze siano state all’origine della tragedia avvenuta nelle acque dell’Arcipelago toscano. La nave, ha spiegato Foschi, «non aveva alcuna avaria o anomalia ai sistemi di sicurezza primari e secondari» ed il personale di bordo era stato sottoposto, come consuetudine della compagnia, ad esercitazioni di emergenza ogni 14 giorni. Il vero problema del naufragio della Concordia, ha continuato l’ad di Costa Crociere, è stato quell’ordine di evacuazione dato troppo in ritardo dal capitano Francesco Schettino. «Non sappiamo con certezza – ha dichiarato – l'orario esatto di quando è stato dato l'ordine di evacuare la nave, ma riteniamo che sia intercorso un lasso di tempo forse troppo lungo tra un ordine e l'altro».«La nave – ha continuato Foschi – è stata sottoposta a controlli esterni della Capitaneria di porto e di Rina nel novembre scorso ed a dicembre c'è stata ancora una volta con Rina una dimostrazione delle operazioni di emergenza». Prima dell’evacuazione, ha chiarito ai senatori l’ad di Costa Crociere, devono essere dati tutta una serie di ordini, ma non è chiaro se ed a che ora il capitano Schettino li abbia emessi. Fra l’allarme e l’evacuazione, in ogni caso, il comandante ha fatto trascorrere un lasso di tempo troppo lungo.

La Concordia non tornerà a solcare i mari
«Abbiamo azionisti meravigliosi – ha dichiarato ancora l’ad di Costa Crociere – che ci sono vicini mettendo a disposizione conoscenze, tecnici e risorse». Foschi ha dichiarato che la società è «economicamente forte» e pronta di fronte ad una simile sciagura, ma che la preoccupazione più grande è per il danno d’immagine che la compagnia di navigazione avrà dall’incidente del Giglio. La Costa, ha chiarito Foschi, è prossima a dichiarare però la perdita della punta di diamante della sua flotta. La Concordia, infatti, non tornerà mai più a navigare. L’ad di Costa Crociere esclude che la nave possa essere rimessa in funzione. «Non ci sono le condizioni – ha dichiarato – perché la società di assicurazione non dichiari una perdita totale». «A quel punto – ha concluso Foschi – sarà responsabilità nostra e di un'altra assicurazione dire cosa fare e noi non riteniamo che questo relitto possa essere rimesso in esercizio».

Schettino potrebbe tornare a pilotare una nave
Ma se la nave non tornerà a navigare, il suo capitano potrebbe tornare a pilotare imbarcazioni. È quanto ha rivelato uno degli avvocati difensori di Francesco Schettino, Salvatore Parascandola, in un’intervista su Radio 24. «In via teorica – ha dichiarato Parascandola – è possibile che Schettino torni a fare il comandante». « Teoricamente può – ha continuato l’avvocato – ma praticamente vedremo gli sviluppi della situazione. A me non ha detto che non metterà mai più piede su una nave. L'ho letto sui giornali». Sul fronte dell’inchiesta, i legali del capitano della Concordia hanno annunciato che chiederanno la revoca degli arresti domiciliari in quanto non sussistono i pericoli di inquinamento delle prove e di fuga dell’imputato. Gli avvocati Pietro Ilardi e Francesco Compagna, che assistono alcuni naufraghi, hanno invece comunicato che chiederanno alla Procura di Grosseto di valutare l’opportunità di iscrivere nel registro degli indagati i vertici della Costa Crociere in vista dell’incidente probatorio che verrà condotto il 3 marzo aprendo la scatola nera della nave. Come documentazione importante ai fini dell’inchiesta potrebbero rientrare anche le carte nautiche che, negli scorsi giorni, i sub hanno rinvenuto nella parte della nave ancora non ricoperta dall’acqua. Le carte nautiche, infatti, riveleranno se il cartografo Simone Canessa abbia o meno modificato la rotta tracciata da Civitavecchia su ordine del capitano Schettino. E se i legali del capitano chiedono totale libertà per il loro assistito, il Codacons contesta gli esami tossicologici effettuati negli scorsi giorni su campioni biologici di Schettino. I campiono delle urine, spiegano i periti dell’associazione che tutela i diritti dei consumatori, potrebbero essere stati alterati da una scorretta chiusura del tappo del campione utlilizzato per le analisi. Inoltre sempre Codacons chiede nuovi test per determinare anche l'eventuale assunzione di sostanze alcoliche da parte del comandante della Concordia.

Foto: ecoalfabeta.blogosfere.it
 

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