I cento anni della radio: l’evoluzione delle tecniche del radiodramma

Ricordi di pionieri dello strumento che ha contraddistinto un’epoca

Cento anni della radio, da qundo l’Uri, (Unione radiofonica italiana) antenata della Rai, alle ore 21,00 del 6 ottobre 1924 dette inizio alle trasmissioni, che  iniziarono con un concerto seguito dalle previsioni meteo e dalle notizie di borsa. In occasione di questo anniversario merita ricordare che la Sede Rai di Firenze ha una grande tradizione radiofonica fin da quando, nell’agosto 1944, Amerigo Gomez con Victor De Sanctis, che calò un microfono da una pensione di Via Martelli, annunciò la liberazione della città e fece sentire in diretta lo sferragliare dei carri armati tedeschi che si ritiravano.

Nell’autunno  1944 i programmi di Radio Firenze furono diretti da Silvio Gigli che impostò un palinsesto di ben 15 ore al giorno. Tra l’altro, con Botta e risposta, il 16 dicembre 1944 inaugurò il quiz radiofonico ed ebbe subito grande successo. (Cfr. Eleonora Corgiolu in  https://www.radiospeaker.it/blog/silvio-gigli-quiz-radiofonico/ ).   Tra l’altro lo stesso Silvio Gigli, che ho conosciuto negli anni ’70 mi raccontò che tra i concorrenti aveva avuto anche la principessa Margaret (lo confermò in un’intervista RF del 1984). Da notare che il quiz aveva dei premi praticamente simbolici, come lametta da barba, dolciumi…simbolo dell’Italia frugale del dopoguerra.

Sempre a Firenze furono realizzati programmi di varietà che videro protagonisti cantanti come Narciso Parigi e Odoardo Spadaro. E celebri orchestre come quella di Francesco Ferrari o di altri maestri del jazz (una stagione narrata nel libro Firenze radio swing di Fosco D’Amelio e Rosaria Parretti). E alle 19,30 del 3 dicembre 1945 prese avvio nella Sede fiorentina della Rai un “cult” dei programmi culturali L’Approdo, uno dei più celebri programmi culturali, a cui presero parte   i maggiori scrittori italiani.

Per il varietà vennero successivamente Corrado con la celebre la Corrida , Pippo Baudo, Memo Remigi e vari altri.  E in Toscana fece epoca il Grillo Canterino prototipo di futuri contenitori di varietà RF e TV.

Programmi di qualità proseguiti anche nel terzo millennio. Ricordo quelli che hanno visto protagonisti Fiorello, Bollani, Riondino. E Umberto Broccoli nel 2004 realizzò la serie settimanale Ottanta radio di cui sono stato co-regista.

Inoltre, la Sede Rai  di Firenze fu protagonista della grande stagione del radiodramma con i maggiori attori e registi a livello nazionale. Lo sceneggiato, negli anni dell’Eiar, era chiamato anche “teatro alla radio” perché recitato in diretta. Ma nel secondo dopoguerra apposite tecniche di sceneggiatura, di recitazione e del montaggio hanno dato vita ad uno specifico linguaggio. Nel tempo, ulteriori modifiche finché  hanno portato al  radio film, con  peculiarità che evocano un’ “immagine radiofonica” grazie a una sincronizzazione, di tipo cinematografico,  tra voci, effetti sonori e musica.

Presso la  Sede Rai di Firenze (il Palazzo delle Cento finestre in Piazza S.Maria Maggiore  e  poi,  dal  1968,  la  Sede  di  Bellariva,  progettata  da  Italo Gamberini) si  è  avuta una rilevante produzione di  sceneggiati radiofonici che hanno avuto per protagonisti grandi registi. Cito per tutti (perché l’elenco sarebbe lungo) Umberto Benedetto considerato “inventore” del radiodramma italiano. E attori come Ugo Pagliai, Alberto Lupo, Arnoldo Foà, Sarah Ferrati, Ave Ninchi per citarne solo alcuni. In particolare, il mitico studio “C” dove lavorava la celebre compagnia di prosa della Rai conserva ancora, come cimeli. gli spazi e le attrezzature di scena: camminamenti in ghiaia, in terra battuta, in legno, salette fonoassorbenti, porte e finestre ,serrature, per creare rumori che all’epoca  venivano  effettuati dal vivo.   

Epigono della grande stagione di Radio Firenze, nei quasi quarant’anni di Rai ho curato le regia di circa un centinaio di sceneggiati radio e di vari radiofilm e ho potuto cogliere da vicino i mutamenti avvenuti. Il radiodramma è stato fin dall’inizio un genere innovativo perché, pur mutuando dal teatro determinate tecniche espressive ha un’ intrinseca e fondamentale peculiarità:  l’esaltazione  della parola. Tutto ciò che nel teatro e nel cinema è affidato al linguaggio del corpo, qui deve  avvalersi di toni, ritmi, inflessioni della comunicazione verbale. E accanto alla parola, come supporti, la musica e gli effetti sonori che accompagnano l’azione o che creano un ambiente,  con una  funzione soprattutto evocativa.   

Quanto alle tecniche di realizzazione, le modifiche, sono state, nel tempo, assai profonde. Come ho già accennato, agli esordi del radiodramma si andava in onda in diretta o in diretta differita, quindi senza montaggio. come in uno spettacolo dal vivo . Ciò conferiva all’evento una dimensione di “unicità”, la caratteristica di  evento.   

Ma la specificità del linguaggio radiofonico  si determinò con il passaggio  alla registrazione delle singole scene. Della diretta restava la sincronicità. Infatti, si incidevano  simultaneamente le voci degli attori, la musica e gli effetti sonori; quelli ambientali scaturivano da una fonte preregistrata(il frinire delle cicale, la risacca del mare, la pioggia,  il vento). Si poteva anche scegliere di registrare prima le voci degli attori e d’inserire dopo musiche ed effetti. Ma il doppio passaggio sul nastro magnetico, andava a detrimento della qualità della registrazione. Tuttavia, da quando operiamo con apparecchiature digitali e si registra su piste diverse questo problema è stato superato.  

Si perde, però, quella carica psicologica di quando il regista simultaneamente all’azione, stabiliva l’intensità degli effetti, la durata della musica in primo piano.Nel montaggio digitale la creatività rimane ma è di segno diverso; avviene ex post e crea un nuovo linguaggio, più affine a quello cinematografico.

Le mie ultime regie RF nella sede Rai di Firenze sono state proprio dei radiofilm in uno dei quali protagonisti sono stati Chiara Conti e Bruno Santini, noti attori cinematografici e televisivi. Della suggestione della radio, ho parlato in questa intervista con Bruno Santini  con cui ho registrato decine e decine di fiction radiofoniche.

Qual è il fascino intramontabile della radio?

“Con il motore dell’immaginazione si possono fare migliaia di chilometri e raggiungere qualsiasi meta” sostiene Pieraccioni nel suo ultimo film… ed io concordo pienamente con lui. Il fascino della radio è davvero tutto qui: puoi immaginare di essere in qualsiasi posto, di incontrare qualsivoglia personaggio… non ti pone confini nè muri.

C’è chi la considera legata al passato ….Oggi è  ancora oggi valida ?  E quale potrebbe essere la radio del futuro?

 Legata al passato? È quanto mai attuale. È una panacea contro la lobotizzazione imposta dai media e dai social. È una scossa elettrica, una scarica adrenalinica che ti riavvia il cervello che ormai da tempo sonnecchia in forzato riposo. Arrivo a dire che la radio del futuro potrebbe essere… la radio del passato. Quella delle inchieste in prima linea realizzate in trincea, nelle strade; quella dei radiodrammi dove venivi catapultato alla corte di Lorenzo de’ Medici o nella giungla più impenetrabile alla caccia di templi e tesori perduti. E il tutto realizzabile con una manciata di euro, alla faccia di budget milionari!

Nella tua lunga attività di attore e di autore per RadioRai  quali ricordi ?

 Non c’è nostalgia nei miei ricordi ma solo la consapevolezza e l’orgoglio di aver preso parte ad un’ epoca (purtroppo al tramonto) in cui, come in una bottega di un artigiano, si realizzavano prodotti dove ingegno e professionalità erano i veri strumenti del mestiere. Intorno a un microfono grandi attori provenienti da Roma e un folto gruppo di buoni interpreti locali creavano dal nulla con voce, suoni (erano abolite la scarpe da ginnastica perché anche lo scalpiccio aveva la sua componente di recitazione) e musica, la magia del radiodramma.    

Foto (da sin.) Chiara Conti, Gabriele Parenti e Bruno Santini

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