Firenze – Costruiscono dimore, cercano un rifugio, un pasto caldo e un luogo dove dormire. “Emozioni legate al vivere comune”, le definisce Giancarlo Gaeta nell’introduzione al programma di sala. Ma è il vivere in una “realtà sociale colta nelle sue espressioni più problematiche e dolorose” (ancora Gaeta) che sperimenta lo spettatore durante le intense performance corali della settima edizione del Grande Adagio Popolare nei cenacoli fiorentini del coreografo fiorentino Virgilio Sieni.
In quello affrescato da Andrea del Sarto è andato in scena il secondo atto Esodo/Rifugio, interpretato da otto danzatori africani con due assistenti in scena Giulia Mureddu e Giovanna Venturini. Curioso il parallelismo fra l’affresco e l’azione coreografica. Due persone osservano dall’alto con stupore sospeso ciò che avviene intorno a quel tavolo con la grande tovaglia bianca, così come spettatori compresi e stupiti osservano le danze nel grande refettorio di San Salvi.
Vi si rappresentano tre diversi momenti di una storia di migranti, eventi ormai ordinari del nostro vivere quotidiano. Quattro di loro sono nel momento dell’arrivo dunque della dolorosa perdita di passato: esprimono tutta la sofferenza di chi ha lottato per sopravvivere.
Al centro della sala due di loro sono già “istituzionalizzati”, devono compiere faticosi esercizi per conoscere la realtà nuova e compiere i primi passi per provare a farne parte. Nella terza scena gli ultimi due sono stati ammessi, ma restano comunque emarginati e solo nello stare insieme, nell’offrirsi reciproco aiuto trovano la forza per andare avanti.
La luce che illuminava la fase della preparazione alla nuova vita ora è nelle loro mani, ma il loro destino dipende dalla capacità di accoglienza di tutti noi che stiamo osservando i loro corpi e i loro gesti che chiedono aiuto e comprensione.
Mezz’ora di sospensione assoluta in uno spazio diventato quasi materia grazie alla dinamica dei danzatori, straordinari interpreti di se stessi : Dambele Adamu, Thomas Baba, Ndiaye Elhadji, Makalu Kikuro, Sangare Mahmoud, Camara Manadou, Lacine Sylla, Benjamin Yeboah.
Alla fine, come i due intrusi dell’Ultima Cena di Andrea del Sarto, siamo noi spettatori i veri protagonisti di ciò che avviene sulla scena: coloro che devono farsi portatori responsabili di un messaggio di attiva e partecipe solidarietà umana.
Esodo/Rifugio è la seconda azione coreografica delle quattro previste. Oggi, mercoledì 20 settembre al Cenacolo di Sant’Apollonia, affresco di Andrea del Castagno, il terzo atto, Mensa / Clown e domani giovedì 21 settembre Biblioteca di san marco, architettura di Michelozzo, Dormitorio / Angeli.