I Cenacoli di Sieni: la bellezza e la poesia della fragilità

Firenze – Momenti di intensa poesia umana e civile si vivono nelle grandi aule dei cenacoli fiorentini. La danza incontra la fragilità e la sofferenza e le sublima in sostanza spirituale, svelando così l’ arcano dell’esistenza che si chiama umanità, amore, partecipazione.

Per fortuna è tornato il Grande Adagio Popolare  di Virgilio Sieni, la danza negli spazi con gli affreschi dedicati all’Ultima Cena. Sieni ne ha scelti due per riprendere il percorso interrotto dalla pandemia:  il Cenacolo di Andrea del Sarto a San Salvi e quello di Andrea del Castagno a Sant’Apollonia. Il primo si apre all’esterno con il coinvolgimento di personaggi che rappresentano lo stupore e l’emozione di coloro che osservano la scena. Il secondo, più raccolto nelle espressioni e nei gesti dei protagonisti.

In questo contesto in cui l’arte aggiunge intimità e profondità di sentimento al racconto evangelico, si svolgono due azioni coreografiche dedicate alle diversità di corpi segnati da malattie invalidanti. Nella prima uomini e donne, persone colpite da Alzheimer e autismo, insieme ai loro caregivers, attraverso il gesto della danza vanno alla scoperta di nuove fonti di conoscenza per ritrovarsi su un livello superiore di incontro e reciproca comprensione.

Nella seconda, Sieni interagisce con i corpi di Uliano Vescovini  e Mudra Patel e insieme a loro scopre infinite possibilità di movimenti, scomposizioni, appoggi, in un dialogo simmetrico con gli atteggiamenti e i gesti dei personaggi della Cena raffigurati nell’affresco. Gli interpreti  – ha scritto Sieni – sono “come portatori di luce, come veri Prometeo, forgiano i loro gesti nel tempo, restituendo il senso civile della comunità che collabora, coopera, si sostiene e accoglie chiunque sia”.

L’intensità emotiva delle due creazioni di Sieni è sottolineata dal violino di Emanuele Parrini, prima con un lento pizzicato, secco e lancinante nel momento della ricerca, poi con l’archetto più dolce e continuo, quando la diversità dei corpi si fonde in un’unica umanità che condivide e accetta le fragilità che sono condizione ineluttabile dell’esistere.

La grande partecipazione di pubblico è stato il suggello di momenti di alta poesia che solo la danza può regalare.

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