I Cccp? Pfui…la coppia veramente “fedele alla linea” è Collini-Bertoldi

Non si vorrà più far chiamare “comunista” ma il candidato Pd Marco Massari riceve un endorsement coi fiocchi dalla coppia storica dell’intellettualismo reggiano organico alla sinistra: Max Collini ed Arturo Bertoldi

D’accordo, l’endorsement colliniano per Pippo Civati non diede poi tutti quei frutti sperati ma qui siamo su altri livelli, con contesti affatto differenti. Qui si gioca in casa.

Ed in effetti l’appoggio esplicito via stampa di Max Collini ed Arturo Bertoldi, in occasione della presentazione della loro ultima fatica letteraria scritta a due mani “Storie di antifascismo senza retorica” (presentazione alla libreria All’Arco il prossimo 12 marzo), al finalmente candidato ufficiale del Pd, ed in particolare di quel gruppetto di “big” da noi simpaticamente ribattezzato Pattone (più o meno) democratico, Marco Massari, ha quel sapore nostalgico di intellettualismo organico anni ’70. Bei tempi.

Nel caso di Collini e Bertoldi, trattasi di due figure di primo piano della politica e della cultura cittadine, oltre che di un sodalizio consolidato da anni, e quindi anche noi dedichiamo loro la dovuta attenzione.

E così quel Massari che in presentazione-conferenza stampa, pronunciava un bel panegirico sulla bellezza e grandezza si fa per dire del comunismo all’italiana ed una “choccante” frase sul fatto che comunque oggi non abbia senso chiamarsi (non essere, ndr) “comunista”, non disdegna affatto i tappeti rossi srotolati ai suoi piè da due pezzi da 90 della sinistra storica reggiana, già dirigenti della Fgci negli anni ’80 e militanti di quel Pci a cui sono rimasti dichiaratamente fedeli. Fedeli, fedelissimi alla linea.

Insomma Max Collini, già leader degli Offlaga Disco Pax nonché aedo di tutte le rivoluzioni rosse ad oggi conosciute sull’orbe terracqueo oltre che collaboratore di Massimo Zamboni, ed Arturo Bertoldi, diurno dirigente Iren che sul fare del vespero si tramuta in cantore resistenziale e presidente Istoreco h24, “plaudono” al Massari, primo cittadino in pectore. Ci limitiamo al “pectore” perché ci sarebbe anche quella formale quisquiglia volgarmente chiamata “elezioni” il prossimo giugno, che chi vuole diventare sindaco deve vincere.

In sintesi due perfetti esempi di cultura militante, Pci-Ds-Pd, proprio con quell’accezione che si dava a questo significato negli anni ’70, due intellettuali che più organici al partito non si può. La concezione culturale collinian-bertoldiana è infatti tipica di quel decennio, anteriore alla piccola rivoluzione che apportò l’architetto Renato Nicolini nella Capitale all’inizio degli anni ’80 quando lanciò la cultura “dell’effimero”. Ovvero la necessità che il Partito comunista iniziasse a valorizzare le manifestazioni della passione popolare ritenute più leggere, e a considerare dunque come bisogno da soddisfare, degno di altre rivendicazioni viste come più nobili, anche quella appunto del mero divertimento.

Chissà, magari questi reiterati richiami alla Reggio comunista vintage degli anni ’70 e ’80, da Berlinguer in giù, funzionano pure e a Massari serviranno per convincere i reggiani a votarlo. I maligni però sospetteranno che l’intervista dei due noti intellettuali della sinistra locale possa essere finalizzata a cercare di scrollare di dosso al candidato Massari, l’etichetta di uomo di strettissima fiducia di Graziano Delrio.

Alcuni passaggi della loro doppia intervista sui quotidiani locali sono di natura prettamente politica. Ad esempio la frase “speriamo che i reggiani smettano di parlare delle loro paure”. Un tema, quello della sicurezza, su cui la maggioranza Pd è già clamorosamente scivolata in passato coi risultati oggi sotto gli occhi di tutti. A Reggio infatti la sicurezza è un problema, non una paura (il Procuratore Calogero Gaetano Paci non manca di ricordarlo nei suoi continui appelli: “non è solo una percezione”): la colpa insomma non è del nostro presunto egoismo o del fatto che siamo attaccati alle nostre modestissime proprietà. Se tuo figlio va in cantina a prendere l’acqua minerale e ci trova due ladri, è un problema. Un problema molto serio.

Nello specifico poi Bertoldi auspica che i reggiani guardino avanti e smettano di discutere dell’abbattimento dei Portici della Trinità. Un auspicio peraltro condivisibile che può essere indirizzato direttamente sia al Comune che a Palazzo Magnani, il cui evento clou 2023-2024 è la mega-mostra (peraltro bella) con annessi dibattiti e convegni su tutto quanto fa comunismo, dedicata a quel gruppo musicale scioltosi 35 anni fa, ovvero i Cccp.

In ultima analisi, non pretendiamo che a progettare le attività culturali reggiane sbarchino gli Obrist, i Bonami o gli Eccher. Ma di certo, oltre alla storia comunista, agli intellettuali militanti ed agli asili più belli del mondo, per parafrasare una coppia di artiste che noi preferiamo a Ferretti & Zamboni, cioè Sabrina Salerno e Jo Squillo, “c’è di più”. Molto di più.

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