Firenze – La mostra Piccoli Grandi Bronzi (Museo Archeologico Nazionale, 20 marzo – 21 giugno 2015, a cura di Andrea Pessina, Mario Iozzo, Giuseppina Carlotta Cianferoni) proporrà al pubblico parte della straordinaria collezione di statuette bronzee raccolte nel corso di circa tre secoli dalle dinastie medicea e lorenese e oggi conservate al Museo Archeologico Nazionale di Firenze. Attraverso oltre 170 reperti, di dimensioni comprese tra 10 e 60 centimetri, molti dei quali di straordinaria qualità e non di rado anche di profondo significato storico, il visitatore verrà condotto in un percorso artistico, mitologico e iconografico. L’esposizione metterà anche in luce come le dinastie Medici e Lorena raccolsero queste opere preziosissime, consentendo di ripercorrere la storia del collezionismo e del gusto dal Quattrocento al Settecento.
L’arco cronologico delle statuette si ricollega all’ambito della mostra Potere e pathos. Bronzi del mondo ellenistico (Firenze, Palazzo Strozzi, 14 marzo – 21 giugno 2015): tutte le opere esposte sono di età ellenistica e romana (incluse alcune etrusche del periodo della romanizzazione dell’Etruria); una parte ripete tipi di età classica testimoniando – proprio come avviene nella mostra di Palazzo Strozzi – il proseguimento della tradizione più antica nelle forme espressive dell’ellenismo, un fenomeno che investì in pieno sia il mondo etrusco e italico che quello romano.
L’esposizione prevede tre sezioni principali (il Collezionismo, fino all’acquisizione delle opere nel Museo Archeologico; la Varietà tematica, con spaccati sull’uso, la funzione e i Contesti dei bronzetti) e si articolerà secondo vari temi iconografici, quali “Zeus, ovvero il fulmine, lo scettro e l’aquila”, “Afrodite ed Eros: Amor…ch’è palpito dell’universo intero”, “Mercurio, o l’astuto gioco dell’inganno”, “Dioniso, un dio venuto dall’Oriente”, “Il sonno e la morte”, “Diana: la fatale magia dei boschi”, “Poseidon, il dio dei flutti”, “Apollo, il dono luminoso della sapienza”, “La Vittoria e il Destino di uomini e città”, “Nel segno della speranza: salute e medicina”, “Cavalli e cavalieri, dal campo di battaglia alla dignità regale”. Attraverso questo percorso tematico, che raggruppa i bronzetti secondo un preciso contesto narrativo, saranno illustrate le riproduzioni in miniatura di Divinità ed Eroi (Venere, Bacco con il suo repertorio di Satiri e Menadi che lo accompagnavano e di animali a lui sacri, Mercurio, Diana, Giove, Minerva, Apollo, la misteriosa Ecate o l’emblematico Hypnos, il dio del sonno, la Vittoria e la Fortuna, così come Ercole, le Amazzoni e le Nereidi); Figure umane (sovrani come Alessandro Magno, Arsinoe d’Egitto, Demetrio Poliorcete, che si fecero raffigurare come dei o vi si identificarono); Atleti e cavalieri (che non di rado furono elevati a livello divino); Attori, teatranti e figure grottesche, che di quel mondo divino si beffavano per intrattenere i loro spettatori e le corti che li ospitavano (analogamente a quanto avveniva presso i Medici e i Lorena).
Parallelamente saranno sviluppati alcuni temi per chiarire al visitatore l’uso e la funzione dei bronzetti (che potevano essere votivi, funerari, arredi di ambienti con destinazione specifica come lupanari, larari, triclini o giardini);il loro rapporto con la grande scultura, che riecheggiano o di cui sono copia fedele, benché miniaturizzata, per cui spesso i bronzetti costituiscono un prezioso contributo alla ricostruzione di originali perduti; l’importanza che ebbero nella diffusione di culti religiosi, di specifiche iconografie e di stili e persino come propaganda politica; l’interpretazione che delle figurine davano i Medici e i Lorena e gli artisti che presso la loro corte li restauravano (saranno esposte gemme e statuette antiche integrate e completate in oro da Benvenuto Cellini, la cui casa-laboratorio era proprio accanto all’odierno Museo Archeologico); i criteri di selezione in base ai quali i Signori di Firenze collezionarono le pregevoli statuette, che raccolsero a centinaia, e le particolari valenze socio-culturali e soprattutto politiche e auto-rappresentative di cui caricarono alcune figure del mito. In divinità come Venere e soprattutto Ercole, infatti, alcuni membri delle due famiglie si identificarono o videro modelli da imitare e da proporre ai loro sudditi, motivazioni che giustificano la scelta delle decine di raffigurazioni proprio di queste due divinità.
Il punto di vista iconografico costituirà il fil rouge dei vari settori della mostra e ad alcune raffigurazioni saranno affiancate raffinate gemme, cammei, avori e rarissime monete (come quella, rarissima – e praticamente unica per il perfetto stato di conservazione – che raffigura la statua di Zeus a Olimpia, una delle sette meraviglie del mondo, opera di Fidia) restituiscono in altri materiali, ben più preziosi e cromaticamente più efficaci, l’immagine che gli antichi si creavano dei loro dei antropomorfi.