Firenze – Il Centro Popolare Autogestito di Firenze festeggia i suoi 30 anni. Una serie di tappe lo portarono nell’attuale edificio in via Villamagna, che fu occupato nel febbraio del 2001, dopo lo sgombero (avvenuto a settembre), dell’ ex area Longinotti, che era avvenuto dopo il primo, quello della scuola Grifèo. Una storia particolare, quella del Cpa, che segna anche un legame particolare col territorio e ha a che fare con la capacità del Cpa fiorentino di diventare velocemente un punto di “offerta” popolare di cultura, iniziative sociali, proposte politiche. Basti citare la biblioteca popolare, la palestra, il cineforum, i dibattiti, i vari corsi.
Ma il Cpa di Firenze si è sempre caratterizzato anche per la sua apertura internazionalista, come testimonia, ad esempio, il “festival” della musica popolare che si tiene a primavera, “Sgrana e traballa”, che vede la presenza di alcune fra le formazioni di musica popolare più significative del territorio italiano, del continente europeo e non solo. O per i suoi incontri, che spesso riescono a fornire analisi “fuori dal coro”, spesso dai protagonisti di avvenimenti storici e spesso con una “coda” di polemiche furiose.
Un’altra caratteristica del Cpa fiorentino è di essere perennemente “a rischio sgombero”. Pericolo che si acuisce in questi tempi, ove il cerchio sembra stringersi sempre più attorno ai centri sociali, anche se, come vollero coloro che diedero vita al Cpa, a Firenze si sostituì non certo per caso il termine “sociale” con “popolare”. Popolare, per mettere nero su bianco l’apertura rispetto alla residenza, ai cittadini, alle esigenze delle persone e della comunità. Insomma, niente cittadella “ideale”, chiusa fra le sue mura, con i rischi e le tentazioni che questo può comportare, ma “cellula” popolare pronta ad ascoltare esigenze e richieste della gente. Una caratteristica che gli ha fatto guadagnare un ruolo significativo e apprezzato nel territorio. Anche se, come ricordato, la spada di Damocle dello sgombero è sempre appesa.