I 139 libretti pieni di istruzioni preziose contro la crisi

Firenze – Nella Sala Lettura dell’Archivio di Stato di Firenze, quella dedicata a Gino Capponi, tra matite e computer, circa tre dozzine di silenziosi e appassionati studiosi vanno scrutando libri, libroni, scartafacci e sacre carte. Se va bene, qualcuno scriverà una spremutina concentrata di due o tre cartelle, che non interessano quasi nessuno! Bene, anche lì si realizza il Grande Presepio dello Studio: all’ostinata ricerca di un nesso, di un collegamento, di una causa, di un nome.

Due o tre gradini più in alto il Funzionario, che vorresti che ribattesse alla tua domanda circostanziata con una secca indicazione, con sorniona e gentile affabilità si fa innanzi e ti guida, accompagnandoti, verso la Sala Cataloghi: a questo punto o scappi, ridendo, e corri felice verso il Contemporaneo, l’Arte Astratta, le nuove Contaminazioni e via discorrendo o sei fritto.
In una Sala accanto, tipo acquario, vedi parlare giovani, con cuffie, digitare cose, tipo centralinisti, su desk top, parlare tra di loro, ma non arrivano suoni, e vedi solo le labbra che si muovono; ogni tanto escono, vanno alla Distribuzione, prelevano un testo prenotato in italiano antico difficilissimo, lo spulciano per quelle due o tre paginette, stabilite dal corso di Diplomatica, e sono già col piede sul predellino per tornare in America!
Si racconta che il CRIA (Committee for the Rescue of Italian Art) abbia lavorato ben oltre il “Podestà, Appendice”, in occasione dei recuperi post alluvione e che fossero in prevalenza studiosi di rito evangelico.
Tutto questo prologo per dire che questo è un mondo molto particolare, un po’ ascetico, un po’ tecnico e un po’ ricercatore, ma comunque utile a dipanare quella matassa incredibile della Storia fatta di uomini, donne e accadimenti, che si potrebbero considerare irrilevanti, ma che additano e spiegano l’oggi, in modo asettico, impersonale, giuridicamente corretto, senza tante distorsioni interpretative o sociologiche!
Ultima premessa: in Toscana, dove le sedie da sempre sono state da sempre impagliate, si è consumata, nei più vari strati sociali, più carta per registrare le spese per i rabbocchi della lampada a olio e le elemosine, che per costruirsi una casa tutta pietre e marmi, perché, se per uso, era esentasse!
Bene, descritti i luoghi passiamo ai tempi: è sotto gli occhi di tutti la rivoluzione digitale, che esige un ripensamento sistematico, per aprire nuovissime vie, direi autostrade, per dare spazio a forze fresche o comunque curiose. Qualcuno ancora ricorda le prime fotografie o le mappe cosparse di grandi macchie nere a inchiostro di china, per nascondere caserme o stazioni, in quanto obiettivi sensibili. Con Google Earth, Google maps e Street view  giriamo e vediamo caserme, impianti elettrici, stazioni ferroviarie, ma questa volta vediamo oscurate le faccette dei passanti per via della Privacy!
All’Archivio di Stato di Pisa sono depositati oltre 139 quaderni, relativi ad altrettante comunità; questi descrivono, opportunamente trascritti, in modo asettico tutto ciò che in un periodo di crisi economica ci interesserebbe: aree con modestissime vocazioni agricole, ma da sempre usate come bacini di espansione idraulica, terreni soggetti a dilavamento a bassa utilità agricola, ma fonte di redditività per uso artigianale o industriale, terra con alto valore produttivo specifico per la presenza di tuberi, aree di interesse archeologico sia etrusco che medievale, presenza di mulini e steccaie, zone di attività venatoria e relativi impianti di caccia, dove poter coltivare zafferano e dove piantare o gelsi, o olivi o frutteti, piccoli oratori e tratti della via Romea, localizzazione di monumenti storici andati distrutti o rasi al suolo, che ti impediscono di sceglierli quali aree di espansione urbanistica, viabilità e loro classificazione, se comunale, poderale, vicinale o per lo spostamento delle bestie al pascolo e transumanti, case, stazione di cambio cavalli, palazzi, scuderie, chiese e oratori, ponti, argini, mulini a uno o due palmenti, cave di ferracci…….. ma tutto, e molto altro, disegnato!
Per fare un esempio, tutti sanno che esiste una via Francigena, ma in alcuni tratti non tutti sanno dove essa passasse, il suo esatto tracciato nei boschi. Quando l’architetto Spagna andava collazionando dati, che diventeranno il progetto CA.STO.RE della Regione Toscana (acronimo di Catasto Storico Regionale), che raccoglie tutta la cartografia “ottocentesca”, intuì l’utilità di “rifondare” lo studio cartografico, che avendo raggiunto la perfezione come carta geografica muta, non era all’altezza come carta geografica parlata. A forza di tradizione orale ad esempio certi toponimi erano svaniti e sostituiti da altri, i corsi d’acqua spesso si fregiavano di quattro o più appellativi, se della proda destra o sinistra e a seconda del tratto. In agricoltura l’utilizzo di nuovi macchinari ha permesso di passare da coltivazione intensiva a estensiva, con variazioni paesaggistiche oggetto di polemiche sui giornali e disponibili in rete. Vocazioni turistiche, agricole, economiche, idrogeologiche, religiose tutte registrate in modo da produrre tavole tematiche in scala 1 a 250 e anche più raffinate nei centri urbani.
Tutto questo non è possibile farlo in tempo reale, se non tramite computer.
Bene, perché la Magistratura dei Fiumi e dei Fossi di Pisa, la Magistratura dell’Arno, la Regione Toscana, la Provincia di Pisa, l’Istituto Geografico Militare, qualche Associazione Intercomunale come il Comprensorio del Cuoio o qualche Banca Cooperativistica o ente collegato alla Provincia di Pisa, tipo Leonardo, o la stessa Accademia della Colombaria, l’Università di Pisa non ci regalano, magari accedendo ai famosi ed eterei fondi europei, appannaggio di pochi eletti, la restituzione geometrica, sarebbe a dire fatta di disegni!, di questi 139 libretti?  La ricaduta sociale sarebbe enorme e diffusa e un motore imprenditoriale gigantesco a bassissima entropia, ma……
Ah, dimenticavo, i centotrentanove libretti sono del milleseicentodiciotto, e allora?
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