Firenze – Non ancora uno stop assoluto alle monetizzazioni. Si sta parlando dell’housing sociale, e della possibilità, per le imprese costruttrici, di ottenere monetizzazioni in luogo dell’obbligo di impegnare il 20% della superficie degli edifici ad alloggi a canone calmierato. Nel 2024, col nuovo Poc, non potranno più richiedere la monetizzazione della quota per gli edifici di di nuova costruzione. Resteranno in piedi le vecchie regole per le ristrutturazioni sull’esistente. Novità anche per gli studentati privati: anche in questo caso, tuttavia, nessun blocco delle attività ricettive turistiche, che contribuiscono a fare degli studentati privati una sorta di strumento multifunzione, capace di svolgere a un tempo attività turistica (sebbene limitata temporalmente) e attività pro studenti (ricchi). No al blocco assoluto alle funzioni turistiche, ma una nuova regolamentazione, che guarda alla superfici0e e alle quote di posti letto a prezzo convenzionato.
Nello specifico del cosiddetto housing sociale, da destinarsi, secondo i piani della giunta, alla “fascia grigia” di ormai decennale memoria, quella troppo “ricca” per rientrare nell’Erp e troppo povera per accedere al mercato, ecco le nuove regole: nel caso di un intervento con superficie superiore a 2.000 metri quadrati con previsione di una parte di destinazione residenziale che si attui tramite nuove costruzioni nel 2024 con la nuova norma inserita nel Poc, per l’imprenditore privato sarà esclusa la possibilità di monetizzazione (attualmente prevista) della quota del 20% da destinare all’housing sociale, mentre ci sarà l’obbligo per il privato di realizzare tale quota di housing sociale all’interno dell’intervento di nuova costruzione; nel caso di intervento con previsione di destinazione residenziale con superficie superiore a 2.000 metri quadrati che preveda nuove costruzioni dopo una demolizione sarà esclusa la possibilità di monetizzare (prevista invece adesso) la superficie del 20% da destinare all’housing sociale, ma sarà consentita la delocalizzazione, ovvero la realizzazione in altra area vicina, su proposta dei privati e dietro assenso dell’amministrazione comunale nell’ambito della stessa UTOE (Unità Territoriale Organica Elementare); nel caso di interventi di ristrutturazione, che interessano una superficie compresa tra 2.000 metri quadrati e 15.000 metri quadrati dove sia prevista, anche in parte, la destinazione residenziale, con la nuova norma il privato dovrà monetizzare la quota del 10% di superficie da destinare all’housing sociale; nel caso di interventi di ristrutturazione che interessano una superficie maggiore di 15.000 metri quadrati dove sia prevista, anche in parte, la destinazione residenziale, la quota del 10% da destinare all’housing sociale può essere realizzata o monetizzata. Per questi due ultimi tipi di interventi, finora non erano previsti obblighi per l’imprenditore privato. Le due operazioni di monetizzazione potranno essere utilizzate anche per finanziare l’acquisto da parte del Comune di immobili da destinare a social housing e/o a interventi destinati alla ristrutturazione del patrimonio ERP/ERS esistente. Gli obblighi convenzionali a carico dei privati, fatta eccezione per gli interventi di ristrutturazione di superfici tra 2mila e 15mila metri quadrati, dovranno avere una durata almeno ventennale, quindi superiore ai 12 anni attualmente previsti. Con tali norme si prevede che con l’attuazione degli interventi privati potranno essere realizzati anche oltre 380 appartamenti di housing sociale e ristrutturati 300 appartamenti di edilizia residenziale pubblica.
Housing sociale, benissimo, ma con gli occhi aperti. E’ quello che chiede la segretaria regionale del Sunia, Laura Grandi, che, “a valle dell’esperienza ormai acquisita”, chiede di mettere in atto, da parte dei Comuni, una strategia di tutela nel tempo degli affittuari con canoni sociali. Il motivo è presto detto: a parte la difficoltà ormai di definire la “fascia grigia” di fronte a un mercato in cui persino nuclei capaci di mettere dagli 800 ai 900 euro nel canone, non trovano casa, nel caso che intervengano ad esempio, “gli aumenti dell’inflazione come è avvenuto recentemente, aumenti che sono arrivati anche a oltre il 10%, i canoni, sia pur sociali, hanno subito aumenti anche del 20%, vanificando così la funzione di agevolazione dell’abitare. Quindi, è necessario prevedere meccanismi di salvaguardia per chi è coinvolto nel meccanismo dell’housing sociale, in modo che non ci sia solo il nome, ma continui a esserci anche la sostanza”.
Per quanto riguarda gli studentati, il Comune di Firenze, sempre nel caso di interventi superiori a 2mila metri quadrati, mantiene immutata la quota del 20% (percentuale minima, obbligatoria già inserita nel Poc adottato) da destinare a posti letto convenzionati a canone agevolato, per un tempo non inferiore a 20 anni; in questo caso (con il 20%) il privato non accede a nessun giorno di attività turistico ricettivo. Tuttavia, qualora l’operatore privato sia disponibile a offrire, per un tempo non inferiore a 20 anni, una quota non inferiore al 30% di posti letto da dedicare a forme di accoglienza agevolate guadagnerà il diritto ad esercitare 60 giorni all’anno di attività turistico-ricettiva. La nuova disciplina si applica anche agli studentati privati già attivi o che hanno conseguito titolo abilitativo.
Sulla questione interviene il Comitato Referendario Salviamo Firenze, che mette a punto la fondamentale eccezione, mossa da sempre, all’approccio agli Studentati privati della giunta. ” Denunciavamo in questi giorni che la Giunta Nardella si stava preparando non ad accogliere i quesiti referendari, ma bensì a predisporre un Pacco di Natale alla Cittadinanza, riaprendo agli Student Hotel (alberghi camuffati) di fare turistico-ricettivo supplementare prevedendo nuove “eccezioni”. Evidentemente siamo stati tristi profeti – si legge nella nota diffusa dal comitato – gli studentati di lusso sono dannosi per la città, sono alberghi camuffati e possono già svolgere attività alberghiera, per normativa generale, sul 49% della superficie. Di questo fatto fondamentale la Giunta non fa parola. Tale caratteristica è rafforzata attualmente da 3 mesi extra previsti dalla normativa in in vigore oggi a Firenze e da 2 mesi, da quanto oggi annunciato dalla giunta. Che certamente pone qualche condizione che incide sulla quota destinata a studentato ma non tocca, anzi, la funzione alberghiera di queste strutture. Che in questa città possono sorgere senza pianificazione né autorizzazione”. Un problema dunque che non riguarda l’innalzamento o abbassamento di quote destinate al sociale, ma la funzione stessa degli studentati, che dovrebbero non avere in nessun modo funzioni turistico-alberghiere ricettive. Di “confusione nell’urbanistica”, dovuta anche “alla mancanza di una figura dedicata”, parlano i consiglieri comunali di Spc Dmitrij Palagi e Antonella Bundu, che annunciano interrogazioni sul tema.
“Queste innovazioni tecniche che introdurremo nel Piano operativo – dice invece il sindaco Nardella – hanno una grande valenza sociale ed economica perché potenziano, come mai è stato fatto prima d’ora, le possibilità di realizzazione di appartamenti a canone calmierato. In particolare, si dà grande attenzione sia agli studenti che non possono permettersi canoni commerciali sia a tutte quelle le famiglie che h0anno difficoltà con gli affitti sul libero mercato, che in questi ultimi tempi sono aumentati a dismisura anche a causa dell’overtourism e degli affitti turistici brevi”.
“Dare risposte concrete al tema molto sentito dell’abitare, che è una vera e propria emergenza per molti cittadini, è una priorità – ha detto l’assessore a Welfare Sara Funaro -. Per dare risposte al disagio sociale bisogna partire dalla casa e dal lavoro. Queste misure hanno l’obiettivo di andare a dare un’ulteriore risposta alle esigenze abitative di coloro che non riescono a provvedervi in maniera autonoma sul libero mercato per ragioni personali, sociali ed economiche. Siamo al fianco di cittadini e famiglie che non riescono a sostenere i prezzi del mercato e che hanno diritto a una casa, diritto che è richiamato anche nella nostra Costituzione”.
Infine, sempre nell’ottica di agevolare la residenzialità, il Comune di Firenze accoglie l’osservazione, dell’Università degli Studi di Firenze e dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Careggi con la quale viene proposto il recupero di Villa Monna Tessa finalizzato a ospitare una struttura privata convenzionata per gli studenti fuori sede e per l’accoglienza dei familiari dei degenti a condizione che la percentuale di posti letto a prezzi calmierati non sia inferiore al 50% di quelli ottenuti dalla trasformazione edilizia e che solo una quota residua possa essere dedicata all’accoglienza dei familiari dei degenti (foresteria), sulla base di una convenzione con le strutture sanitarie pubbliche presenti nella zona