Homo Irenicus: l’irresistibile ascesa di Ettore Rocchi

Ettore Rocchi sale alla vicepresidenza della multiutility; è lui l’uomo più potente del gruppo almeno da parte emiliana. Una carriera ininterrotta e in continua ascesa da Agac ad oggi
rocchismi
Francesco Profumo, Luca Vecchi, Ettore Rocchi

Lo si continua a considerare vicino a questo o a quell’altro politico, l’uomo di fiducia dello scalatore di turno e di conseguenza dalla poltrona assicurata quando ci sono da rinominare i membri del consiglio d’amministrazione. Ma è sbagliato; l’avvocato Ettore Rocchi preesiste a tutte le aggregazioni e dall’ex municipalizzata Agac alla multiutility Iren è sopravvissuto a tutti i veri o presunti rimescolamenti politici ed espansioni geografiche. Anzi, non solo sopravvive ma cresce.

A tal punto che a fine mese diventerà vicepresidente di Iren prendendo il posto di quell’Andrea Viero che da Enìa in poi ha fatto il bello e cattivo tempo delle società gestrici dei servizi. Un passaggio di testimone che rappresenta anche come una sorta di nemesi fisica. Il nome di Ettore Rocchi emerge di tanto in tanto come profilo minore in qualche conferenza stampa o su articoli di giornale a proposito di notizie a latere. Ma la sua influenza comincia a svilupparsi già sotto il sindaco Antonella Spaggiari; non c’è cda  nel campo della gestione dei servizi e dell’energia o quasi lungo la via Emilia che non l’abbia visto presente sullo scranno con sempre maggior importanza: Agac, Enìa, Amcm, Meta, Tesa, Acquaenna e via discorrendo. Un’autorevolezza letteralmente esplosa contemporaneamente alla progressiva “margheritizzazione” del Pci. Di certo una coincidenza politico-temporale ma dalla fusione tra Enìa ed Iride a seguire la sua influenza non ha più conosciuto confini. Dalla presidenza di Iren energia e rinnovabili all’incarico numero due sul podio irenico.

Descritto come persona intelligente e molto determinata, Ettore Rocchi vanta amicizie altolocate in campo coop, almeno fino a ieri (si è seduto anche nel cda di Progeo) senza sdegnare l’ambito culturale formativo da cui proviene (è stato pure nel cda dell’ateneo reggiano-modenese) e quindi solidissimi addentellati in caso di divergenze amministrative e, perché no, rappresentative. I meglio informati dicono che ci sia anche lui dietro al progressivo siluramento di pezzi da 90 dell’establishment dei servizi, da Uris Cantarelli ad Ivan Strozzi per arrivare fino a Roberto Garbati. Non si capiscono i rapporti di potere all’interno della multiservizi se non si considera la storia dell’avvocato. Non è Rocchi ad essere, per esempio, “spadoniano” o “delriano” (per certi versi sinonimi), sono gli Spadoni e i Delrio di turno che devono diventare “rocchiani”. Basta invertire l’ordine aggettivante. Insomma mutano le società dei servizi, cambiano i presidenti, si riconfigurano i consigli d’amministrazione ma il nostro avvocato, come canterebbe Ligabue è “sempre lì, lì nel mezzo, finché ce n’hai”.  Non propriamente una vita da mediano ma, per ora, da vicepresidente.

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