5 agosto 1945 – Little Boy, il nome dato alla bomba all’uranio, viene caricato sul B-29; la missione è prevista per il 6 agosto.
Prima della partenza, la notte fra il 5 e il 6 agosto, il cappellano protestante William Downey pronuncia davanti all’equipaggio prescelto una breve preghiera d’invocazione al Padre Onnipotente, composta per l’occasione (*).
(*) “Almighty Father, Who wilt hear the prayer of them that love thee, we pay thee to be with those who brave the heights of Thy heaven and who carry the battle to our enemies. Guard and protect them, we pray thee, as they fly their appointed rounds. May they, as well as we, know Thy strength and power, and armed with Thy might may they bring this war to a rapid end. We pray Thee that the end of the war may come soon, and that once more we may know peace on earth. May the men who fly this night be kept safe in Thy care, and may they be returned safely to us. We shall go forward trusting in Thee, knowing that we are in Thy care now and forever. In the name of Jesus Christ. Amen.”
Alle 7.30 del giorno 6 agosto l’aereo comandato da Tibbets, giunto in prossimità di Hiroshima prende quota per ridurre l’impatto con l’onda d’urto. Little Boy esplode a un’altezza di seicento metri sopra la città poco dopo le 8 (ora di Hiroshima). La palla di fuoco si espande e la nuvola a fungo raggiunge grandi altezze. La potenza della bomba di Hiroshima era equivalente a quella di circa 13.000 tonnellate di tritolo.
Hiroshima dopo il bombardamento.
Il numero delle vittime è stimato tra 90000 e 166000. Diversamente da quanto spesso si crede, non più del 2% delle vittime è morto per effetto delle radiazioni, non perché le radiazioni siano innocue, ma perché anche chi ne aveva ricevuto dosi letali è morto per il calore e per gli effetti meccanici.
Alcuni degli edifici in cemento armato erano costruiti in modo resistente e le ossature di questi edifici non crollarono, sebbene si trovassero molto vicino al centro della zona distrutta della città
Di fronte alle titubanze del governo giapponese ad accettare la resa incondizionata, il 9 agosto venne sganciata su Nagasaki Fat Man, la bomba al plutonio, la gemella di quella sperimentata ad Alamogorodo. La città fu distrutta per il 47 % e i morti furono 60 000 – 80 000.
Cattedrale cattolica di Nagasaki, distrutta dalla bomba atomica e con la cupola rovesciata.
Il Giappone accettò la resa.
Se molti scienziati erano contrari all’uso della prima bomba, quella di Nagasaki generò sgomento. Di fronte a un nemico ormai piegato, che aveva già sperimentato sulla propria carne la prima atomica, quella bomba appariva non necessaria. Con la seconda bomba si affrettava il termine del conflitto, impedendo che anche l’Unione Sovietica entrasse in guerra con il Giappone e rivendicasse i meriti della propria partecipazione alla vittoria.
Il “fungo” atomico sopra Nagasaki.
Per molti quella di Nagasaki non fu solo l’ultima azione militare della seconda mondiale, ma la prima grande operazione della guerra fredda.
Il 9 agosto 1945, il giorno in cui la seconda bomba atomica fu lanciata su Nagasaki, il Presidente Truman, in un discorso alla radio rivolto al popolo americano, concluse dicendo: Ringraziamo Dio che è venuto presso di noi, invece che dai nostri nemici; e preghiamo che ci guidi per usarla nei suoi modi e nei suoi scopi.
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Come sappiamo, il Dio degli eserciti viene sistematicamente invocato dalle parti in guerra.
Suona ancora sinistro il Gott mit uns nazista.Non credo che Dio sia d’accordo con le prepotenti invocazioni del suo nome fatte dalle armate pronte al macello.
Più probabilmente il Padreterno, in quei giorni dell’agosto 1945, guardando dall’alto la nostra Terra , quel granellino di materia immerso nell’immenso Universo, vedendo innalzarsi i funghi delle esplosioni nucleari dalle città del Giappone, avrà amaramente pensato: E’ questo quanto sanno fare i discendenti di quell’essere che io ho creato molti anni fa a mia immagine e somiglianza?
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Dal 1945 sono state costruite decine di migliaia di bombe atomiche: più potenti, più piccole, per aerei, per sommergibili, per missili, ecc..
Dopo la fine della guerra fredda, molte di esse sono state disattivate. Oggi circa almeno 15000 sono nella disponibilità di una decina di paesi (prevalentemente Russia e Stati Uniti), pronte all’uso; circa 70 si trovano in Italia, sotto il controllo degli Stati Uniti.
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Il 26 settembre è la Giornata mondiale per la totale eliminazione delle armi nucleari, organizzata dalle Nazioni Unite. L’obiettivo è sensibilizzare la comunità internazionale sui costi economici e sociali del mantenimento di questi ordigni, oltre che della loro intrinseca natura di minaccia alla pace.