Prato – Ha promesso che tornerà a Prato “una meravigliosa città in cui si respira aria di pace”e che ha confessato,”non credeva così bella.”
Hafez Hadair candidato al Premio Nobel per la pace, si congeda dalla cittá toscana che lo ha accolto per la due giorni (ha visitato,sabato mattina,il Museo Pecci con il direttore Cavallucci,il giorno dopo,accompagnato dal Vice sindaco Simone Faggi e dalla storica dell’arte Rossella Foggi il Palazzo del Comune con il Salone del Consiglio, e,insieme al Presidente Walter Bernardi,la Pia casa dei Ceppi del mercante pratese Datini), organizzata dal Circolo Arci Casa del popolo di Coiano in collaborazione con le associazioni Marino,il Sicomoro,FareArte,vincitrici del bando di Concorso CreAzioni Urbane,con il progetto l’Arte attraversa i Popoli.
Interessantissime e profonde le sue parole nella Sala Soci in via San Martino sul Bisenzio,”Sugli uomini Giusti” e la situazione dei campi profughi in Libano,introdotte da Mario Barbacci del Circolo Arci,presentate dal Vice Sindaco Simone Faggi”-Lei non è qua per caso;la sua presenza in questo luogo di periferia,dove si intercettano le nuove istanze per una città in trasformazione come la nostra,ci spinge ad interagire con tutte le nuove realtà per meglio comprenderne i cambiamenti”-moderate dal giornalista de “La Nazione” di Firenze Piero Cecattelli.
Accorato l’intervento di Don Santino Brunetti parroco di Maliseti e vicario episcopale per gli immigrati, contro i muri che si alzano in Europa per impedire “ai fratelli che subiscono le guerre ingiuste di raggiungere terre di pace e di speranza”e -“il mondo ricco si protegge da quello più povero; nel Mediterraneo in meno di tre anni sono morte quasi 11 mila persone, ma quasi nessuno sembra preoccuparsene. L’unica considerazione è: stanno arrivando in troppi, dobbiamo respingerli. La verità è che non vogliamo tra di noi persone che consideriamo di terzo ordine perché africani, asiatici, poveri e ignoranti. Abbiamo smesso di vederne l’ umanità”.
“Ma chi sono “Gli uomini Giusti?” così comincia il professore Hadair,che spiega a un’affollata platea in sala,che sono coloro che “si battono per difendere i diritti umani e le libertà,che lottano contro le guerre,il fondamentalismo,il razzismo,il terrorismo per creare un mondo migliore in cui la libertà e la dignità dell’uomo costituiscono i veri principi;sono uomini che hanno abbracciato la vita ma anche la morte”.
Ricorda i premi Nobel l’egiziano Nagib Mahfouz,il portavoce di una cultura islamica decisamente contraria all’integralismo, odiato e accusato di blasfemia dagli integralisti islamici al punto che molte sue opere furono messe all’indice dal suo stesso paese l’Egitto,perché definite “irriverenti verso la religione”attirando su di sé una condanna a morte come lo scrittore indiano Salman Rushdie e infatti scampó nel 1994 miracolosamente ad un attentato che peró lo privó dell’uso della mano destra con cui Mahfouz,scriveva.
La giovanissima Malala che ad appena 11 anni, iniziò la sua battaglia in Pakistan,nella regione dello Swat,dove i Talebani vietavano alle bambine andare a scuola e divenne una delle poche voci importanti nella lotta di liberazione al punto che,nel 2012,un gruppo di talebani tentò di assassinarla,sparandole,mentre di recava a scuola, dei colpi di pistola,che la raggiunsero,ferendola in modo non grave,alla testa e al collo.
“Colpire Malala”-dice Hafez Hadair-“significava per i talebani dare un esempio a tutte le ragazze giovanissime giudicate “troppo moderne”;colui che ne ordinò la morte,Maulana Fazlullah,è stato incoronato “principe”dal Consiglio dei Tehrik-i-Taliban Pakistan(Ttp);parla poi di Tawakul Karman considerata a pieno titolo madre della primavera araba dello Yemen,e infine di
Madre Teresa di Calcutta di cui ne rammenta la filosofia di vita:”Quello che noi facciamo è solo una goccia nell’oceano ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia di meno”.Non puó fare a meno di citare il suo maestro Gibran-“È stato il mio professore di vita. Avevo 10 anni ed ero a casa di mia zia quando ho letto per la prima volta “Le ali spezzate” che poi, dopo tanti anni, ho tradotto. Nel 2014 ho scritto un libro di poesie intitolato “L’ultimo Profeta, Gibran nel mio cuore”, grazie al quale ho ricevuto il fiorino d’oro di Firenze.”
Circa la situazione dei campi profughi in Libano dove si è recato di recente ha affermato che -“Il Libano oggi è in pace perchè la guerra è in Siria”;la situazione dei campi profughi ad oggi è peró molto difficile perchè la maggior parte dei campi palestinesi in Libano e anche in Siria da tempo costituiscono gli arsenali controllati dalle varie milizie che appartengono a gruppi differenti e dunque scontri continui che minano il processo di pace.
E conclude il professor Hafez Hadair:-“La forza dell’ideologia è anche la sua debolezza: individuare un nemico da combattere con tutti i mezzi permette di arruolare molti volontari nella lotta, di renderli insensibili ai valori umani fondamentali, ma alla fine si paga il conto.
L’ideologia e la violenza sono le due facce della stessa medaglia, che nel Novecento hanno dato la peggior prova nei totalitarismi, incunabulo dei più efferati crimini contro l’Umanità. Nel nuovo secolo occorre respingere le nuove, inedite scorciatoie di rinnovati fondamentalismi, fornendo ai giovani gli esempi positivi di chi non si è lasciato coinvolgere dalle sirene dei falsi predicatori del”Bene Assoluto” sul cui altare sacrificare il principio fondamentale dell’essere umano: il rispetto della vita e della dignità. L’unico antidoto ai guasti delle sempre riproposte ideologie oltranziste è la richiesta di più libertà e democrazia per tutti, ovunque, ma coniugata con la responsabilità personale, la capacità di essere autonomi nel pensiero e solidali nell’animo: per ascoltare sempre la voce della coscienza e della ragione insieme, senza lasciarsi abbagliare da promesse millenaristiche e falsi miti slegati dalla realtà.
Se il futuro è nelle mani delle nuove generazioni, la testimonianza dei Giusti, capaci di ergersi contro le persecuzioni e ogni tipo di violenza, è l’unico punto di riferimento che può garantire la sopravvivenza dei valori umani nel confronto tra passato e presente.”