Richiesta di archiviazione presentata dalla procura di Modena. Si chiude così l’indagine penale relativa al crollo della Haemotronic di Medolla, avvenuto durante il terremoto del 29 maggio 2012, in cui morirono quattro operai. Si tratta di dipendenti che quella mattina attorno alle 9 si trovavano in azienda, sorpresi dalle scosse e poi sepolti dalle macerie del capannone già colpito dal sisma del 20 maggio.
Secondo la procura non è stato possibile rilevare profili penalmente rilevanti nei confronti degli indagati, 10 tra architetti, ingegneri e geometri, per i quali l’accusa era di omicidio colposo plurimo, poiché “come risulta anche dalle perizie – spiega il procuratore capo Vito Zincani – non sono stati violati principi di sicurezza” nell’edificio. Una risposta che però non soddisfa le famiglie delle vittime, pronte, tramite i propri legali, a opporsi alla richiesta di archiviazione e ad agire in sede civile per ottenere un risarcimento. Le famiglie sono convinte che si sarebbero dovute condurre ulteriori verifiche sulla stabilità del capannone prima di far rientrare gli operai. Specie con una sequenza sismica ancora in atto.
Sul piano penale sembra comunque avviata alla conclusione un’indagine complessa, sia per le condizioni dell’edificio dopo il sisma del 29 maggio, sia perché la fabbrica era già stata danneggiata dal terremoto di qualche giorno prima (20 maggio 2012), che aveva provocato danni alla struttura senza che però quest’ultima fosse dichiarata inagibile. Tanto che è stato necessario un lungo incidente probatorio e l’intervento di un pool di esperti che hanno condotto un lavoro simile sulla Casa dello studente a L’Aquila, crollata durante il sisma del 2009, per chiarire le dinamiche della tragedia.
Le cause sarebbero da attribuirsi a una compartecipazione di fattori, già elencati nelle 476 pagine della perizia firmata dagli esperti del gip Teresa Magno per l’indicente probatorio sul crollo del capannone dell’azienda biomedicale: “Appare con evidenza — scrive il pool — una mancanza di informazioni sulla sequenza sismica in atto, che si è conclusa solo con l’evento del 3 giugno, e un ritardo nell’affrontare il problema costituito dalle valutazioni di agibilità dei capannoni progettati e costruiti senza alcun tipo di protezione antisismica”. Vuoto normativo, insomma, e ritardi nel notificare le regole da rispettare in materia di sopralluoghi per l’agibilità, scattati in tutti gli edifici dell’area cratere subito dopo i terremoti.