Hacking Biometrics: l’avanguardia del reggiano Sferruzza

Hacking Biometrics: un'avanguardia nata a ReggioHacking Biometrics è l’aspetto attuale di una ricerca artistica che ha recentemente subito una radicale mutazione. L’autore è Emanuele Sferruzza, reggiano, formatosi tra l’Istituto d’Arte Toschi di Parma e la Fach Hoch Schuele fuer Gestaltung di Amburgo. La sua è una speciale inclinazione all’illustrazione, che gli permette una proficua collaborazione con riviste internazionali, case di moda e approdi ad importanti mostre come la 54° Biennale di Venezia, il Wereldmuseum di Rotterdam e il National Fine Arts Museum di Taichung di Taiwan. La vita e il lavoro lo hanno trascinato da una parte all’altra del mondo come da un linguaggio espressivo all’altro.

L’illustrazione è ciò che ha caratterizzato la precedente fase creativa dell’artista, ora sostituita dalla ricerca, che se approfondita produce movimento, ha il potere di stravolgere continuamente le cose. Ricerca che estendendosi oltre la carta ha quindi acquisito una terza dimensione, liberandosi delle forme, posandosi delicatamente su materiali spessi (come quello ligneo) ed estendendosi al campo dell’installazione. Proprio la soluzione tra questi due elementi, il supporto e la collocazione, costituisce un aspetto importante di Hacking Biometrics: i pannelli sono rigidi e fermi, sorretti dai muri resistenti di una chiesa, quella dedicata a San Carlo e Sant’Agata a Reggio Emilia. Ma la loro sostanza è leggera, fluttuante e delicata come aria. Le due fasi che costituiscono il progetto sono chiamate “Rotazioni” e “Venti”, complicate da descrivere a parole e così efficaci loro sole.

“Rotazioni” deriva da una riflessione sui condizionamenti che subiamo continuamente dal mondo virtuale che stravolge la nostra percezione delle cose e di noi stessi. Allo stesso modo dueSferruzza penetra opere d’arte importanti delle quali conosciamo bene l’immagine, le ruota e le stravolge: ne restituisce una configurazione attualizzata, diversa nella forma ma non nella sostanza. Lo sfondo nero rappresenta l’interno dell’opera, dal quale l’autore estrae i filamenti e li attorciglia e annoda secondo un nuovo ordine. “Venti” è, come descritto da Sferruzza, il risultato di uno studio sull’iconografia dell’angelo. In epoca pre-cristiana l’angelo era considerato vento che dalla nascita condiziona l’uomo e ne determina il carattere: è ciò che può essere chiamato anche destino o karma. Così la figura perde le caratteristiche per le quali noi tutti la conosciamo, evapora, assume consistenza aereiforme. Dunque la forma diviene spirito, perde ogni allusione alla materia e si trasforma in energia colorata e acquosa. Sferruzza ha lavorato con una tecnica particolare, che ha richiesto la stessa difficoltà che si può avere a trattenere entro l’aria un gas. Legno africano, tempera, acquerelli liquidi, inchiostro sumi: la superficie pronta ad imprimersi di un istante, rischia di sovrapporre le immagini in movimento dell’angelo. Senza l’intervento dell’artista, il legno assorbirebbe entro le proprie venature l’acquerello, mentre le opere si presentano a noi perfettamente definite, controllate. É contenuta una enorme quantità di energia in questo lavoro, ma l’artista la libera del peso, le dà le sembianze e la consistenza dell’aria.

Anna Vittoria Zuliani

 

 

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