Non abbiamo fatto in tempo a vergare quello che sarebbe stato il penultimo elzeviro sulle vicende della telenovela candidato sindaco del Pd. Nel quale avremmo esplicitato il perché, assai probabilmente, il “candidato naturale” Lanfranco de Franco avrebbe fatto meglio, per una sua più decisiva sopravvivenza politica, ad andare allo scontro col candidato prescelto (dai presunti “big”) Marco Massari, ottimo professionista ma scevro di qualsivoglia esperienza amministrativa foss’anche quella condominiale.
Non che le cose sarebbero cambiate per l’amor di Dio, ma noi di 7per24, che sempre vi abbiamo dato le notizie in anticipo, avremmo mantenuta la corretta primogenitura filologica su ogni passaggio dell’appassionante per modo di dire, tormentone interno.
Il tutto è precipitato, o si è risolto dipende dai punti di vista, mentre il segretario provinciale Pd Massimo Gazza, ospite in diretta al “Graffio” di Telereggio, si mostrava stranamente più ecumenico ed aperturista del solito. Concomitantemente o quasi, l‘area amicale di de Franco si riuniva in luogo sconosciuto per decidere il da farsi finale in probabile vista dell’Assemblea cittadina del partito. L’ala diciamo così dei sostenitori del patteggiamento col Pattone (omen nomen) ha prevalso su chi voleva andare alla conta nell’Assemblea cittadina. Chi tiene famiglia in genere, e questo vale anche per l’area de Franco, risulta essere più convincente di chi, almeno in quelle circostanze, non ha nulla da perdere. E Lanfranco, che in ultima analisi è pure buono come il pane, ha mollato gli ormeggi. Forse il Gazza telereggino aveva già in mano la pelle dell’orso per mostrarsi sì dialogante? Non lo sapremo mai e francamente la domanda è pure un tantinello retorica.
Insomma ha vinto il Pattone, quel mix di ex esponenti Cgil, ex membri della sinistra Ds, ex cooperatori ed ex democristiani di sinistra che ha stretto, 20 anni fa circa, un pattone di sangue appunto per la spartizione delle cariche più importanti e delle poltrone meglio remunerate dell’orbe terracqueo reggiano. E che ha portato la città in quelle condizioni che oggi molti di noi criticano. Presumibilmente i 5 anni a venire, dovesse ri-vincere il centrosinistra (cosa che ci sentiremmo quasi di sottoscrivere perché a Reggio anche se il Pd candidasse un palo, il palo vincerebbe), saranno sulla falsariga degli ultimi, nella migliore delle ipotesi.
Onore delle armi comunque a de Franco ed a quella rara propensione che potremmo chiamare in questo caso “lanfranchismo”, ovvero il tentativo fino all’ultimo o quasi di cercare di rinnovare un poco l’aria ristagnante nelle stanze municipali e nelle partecipate. Forte di una già discreta esperienza sul campo e di un’anagrafe più generosa (l’età media degli schleiniani è all’incirca la metà di quelli del Pattone intesi come vertice assoluto non come loro emissari). Laddove la gestione del potere da parte degli stessi per così lungo tempo (ce lo raccontano anche i manualetti democratico-cristiani di cencelliana memoria) crea notevoli problemi pure se a gestirlo fossero Cavour, De Gasperi, Churchill, Federico il Grande, Bismarck e Lincoln. E francamente, con tutto il rispetto per loro, si nota una certa differenza tra gli statisti di cui sopra ed i recenti primi cittadini di Reggio Emilia. Guai dunque se il Pattone ferito nell’onore per la presenza di chi ha osato metterne in discussione l’onnipotenza, relegasse a ruoli marginali i ragazzi terribili (?) lanfranchiani che del futuro politico del centrosinistra incarnano una buona fetta. Più che “largo ai giovani”, si tramuterebbe in un drammatico “largo, giovani!”.
Purtroppo la Rivoluzione comunista divora sempre i suoi figli ed alla regola non è sfuggito neanche il buon de Franco. Gli eterni Conte Ugolino della sinistra hanno divorato anche lui, figlio non prediletto. De Franco cinque anni fa per la sua lista “Reggioè” ricevette l’anemico innesto dei marpioni ex Pci che da 20 anni governano Reggio in saldissima alleanza con Delrio e Castagnetti. La lista andò maluccio, prese solo il 3%. Lanfranco de Franco quest’anno ha cercato di affrancarsi, ma i vegliardi di cui sopra gli hanno fatto capire che nella sinistra reggiana ex Pci le cose non funzionano così. La sinistra di casa nostra resta francamente un po’ patetica, una parte ancora venera Lenin, simpatizza per Hamas e antipatizza fortemente Zelensky, è antifascista ma filosovietica, pure rigidamente antiamericana, anche se negli Stati Uniti ci va in vacanza o ci manda i figli a studiare. Quelli del Pattone in questo momento non solo stanno festeggiando alla grandissima ma si stanno anche già spartendo i posti rimasti liberi, gli altri, i più corposi, li occupano già. E’ nella natura, un po’ degenere delle cose.
Quanto a noi rivendichiamo la consueta battaglia donchisciottesca, fatta oggettivamente di resoconti in largo e libero anticipo sugli altri e, ma questo è opinabile, pure redatti assai meglio. Nello specifico, il povero gianpar qui scrivente, sta scrollando la lista dei voli immediati di sola andata low cost. Destinazione Siberia.