E’ uscita la Guida Espresso 2020.
Consideriamola un antipasto rispetto alla regina delle guide, la Michelin, che per la prima volta, dopo le due tappe parmigiane, sarà presentata quest’anno a Piacenza, il prossimo 6 novembre.
Poche novità a livello nazionale.
I ristoranti con i cinque cappelli, il massimo riconoscimento per la Guida di Enzo Vizzari, sono 10. I primi 7 sono ormai autentici mostri sacri della ristorazione d’autore italiana, ovvero Casadonna Reale di Castel di Sangro (AQ) (chef Niko Romito), St. Hubertus di San Cassiano (BZ) (chef Norbert Niederkofler), Le Calandre di Rubàno (PD) (chef Max Alajmo), Lido 84 di Gardone Riviera (BS) (chef Riccardo Camanini), Osteria Francescana di Modena (chef Massimo Bottura), Piazza Duomo di Alba (chef Enrico Crippa), Uliassi di Senigallia (AN) (chef Mauro Uliassi). Tranne il Lido 84, questi 7 ristoranti sono anche tutti tristellati Michelin. Alla lista se ne sono aggiunti tre: Seta del Mandarin di Milano (chef Antonio Guida), Madonnina del Pescatore di Senigallia (chef Moreno Cedroni) e Villa Feltrinelli di Gargnano (BS) (chef Stefano Baiocco).
Da tre anni la Guida Espresso assegna anche il Cappello d’oro a ristoranti particolarmente meritevoli, una sorta di premio alla carriera che di fatto fa uscire il ristorante medesimo dalla classifica.
Da sottolineare i premi speciali. Il premio al Miglior pranzo dell’anno per il 2020 è assegnato al Lido 84. Il premio al miglior ristorante etnico al Ciblèo di Firenze, la nuova creatura del vulcanico Fabio Picchi. Il premio miglior trattoria dell’anno va invece ex aequo a tre ristoranti, tra i quali un locale molto amato anche da tanti reggiani, “Ai Due Platani” di Parma di Giancarlo Tavani e chef Gianpietro Stancari (in sala l’impeccabile Mattia Serventi).
In Emilia-Romagna la situazione sembra abbastanza ingessata ai piani alti e altissimi. Registriamo il Cappello d’oro assegnato al San Domenico di Imola di chef Valentino Marcattilii e del nipote Massimiliano Mascia.
Mantiene 2 cappelli il “Caffè Arti&Mestieri” di Gianni d’Amato (e chissà che il 6 novembre la Guida Michelin non gli riassegni la tanto agognata stella…).
Qualche novità importante, soprattutto per Reggio Emilia, si registra a quota 1 cappello. Oltre alla conferma di Ca’ Matilde a Rubbianino di Andrea Incerti Vezzani (che però per la Guida Michelin merita la stella, misteri delle guide), e a quella di M in Cucina di Marta Scalabrini in vicolo del Folletto, conquista un cappello The Craftsman di via del Carbone del talentuoso chef Mattia Trabetti: tenetelo d’occhio, il ragazzo ha stoffa.
Menzione d’obbligo e quanto mai doverosa da parte della Guida Espresso tra le pizzerie per “La Piccola Piedigrotta” di Giovanni Mandara, tramontino da 30 anni in città, ormai diventato l’autentico ambasciatore in Italia del food made in Reggio. A Parma segnaliamo i 3 Cappelli, che lo collocano al secondo posto in regione dietro Sua Maestà Bottura, all’Inkiostro, ristorante la cui cucina è guidata dall’estroso Terry Giacomello ma di proprietà della famiglia reggiana Poli.
Nessun cappello a Rubiera, né allo stellato Arnaldo di Roberto Bottero, né all’Osteria del Viandante di Dolores Boretti, Roberto Gobbi e Mauro Rizzi, che, a Reggio Emilia e provincia, per il mix di cucina, servizio, location, cantina e cultura enogastronomica, rimane il ristorante preferito di chi scrive
Carlito Brigante