Firenze – Questo è un mondo sempre più frammentato e conflittuale, dove l’opinione pubblica ha colpevolmente abbassato la guardia sul tema della guerra nucleare. Dove l’Europa politica è latitante e nessun organismo internazionale ha l’autorevolezza per intervenire sui focolai del conflitto. “Ci stiamo abituando al rischio e non siamo in grado di fronteggiarlo per riportare i Governi sulla retta via”. Anna Loretoni da marzo è la presidente del Forum per i problemi della pace e della guerra. La prima donna, come sottolinea lei stessa, dopo sette uomini del calibro di Mario Primicerio, Giuliano Toraldo di Francia, Furio Cerutti.
I problemi interculturali e quelli della violenza di genere diventeranno centrali nel prossimo futuro per il Forum, che da oltre 30 anni si occupa di ricerca, formazione e alta divulgazione nelle università, ma anche fra i cittadini, al Caffè letterario delle Murate. “Oggi è sempre più centrale il tema dei conflitti in generale, non più solo quello di tipo militare” dice Anna Loretoni, che insegna Filosofia politica alla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa.
Mai come in questo periodo la minaccia di guerra atomica sembra diventata reale negli scambi quasi quotidiani fra Usa e Corea del nord. Tutti sono attoniti. C’è una rottura radicale negli equilibri raggiunti dopo la Caduta del Muro di Berlino?
“Nella fase della Guerra Fredda c’era un ordine globale con attori definiti: le due Superpotenze e gli Stati che si riconoscevano nei due blocchi. Paradossalmente non abbiamo trovato un nuovo “ordine” internazionale. Dalla Guerra preventiva degli States, allo shock dell’11 settembre che ha fatto entrare nel gioco attori non statali, passando per i vari focolai di guerra, oggi il mondo appare sempre più frammentato e conflittuale. In tutto questo purtroppo non esistono istituzioni internazionali che abbiano l’autorevolezza e la capacità di gestire e prevenire i conflitti. L’Onu è molto debole e la politica arranca…”.
E l’Europa?
“L’Europa doveva diventare un modello, ma la sua crisi è evidente. E’ un’unità economica, ma il progetto di sovranità sovranazionale come spazio di pace e sicurezza è nettamente regredito. Quel progetto è tornato indietro e ha perso la dimensione valoriale dei padri fondatori”.
Nell’impossibilità di controllare i processi, cosa accade all’opinione pubblica? Si è assuefatta al conflitto?
“C’è sicuramente un affievolirsi delle spinte della cittadinanza. Negli anni ’80 ricordiamo tutti la sollevazione generale per l’installazione degli euromissili Pershing e Cruise. Oggi quella base ideale non c’è più. Ci stiamo abituando al rischio e non siamo in grado di fronteggiarlo per riportare i Governi sulla retta via. E’ stata colpevolmente abbassata la guardia sul rischio nucleare, pensando che la fine della Guerra Fredda potesse escludere un conflitto di questo tipo. Come fare con questo presidente americano? L’Europa dovrebbe giocare un ruolo forte di pacificazione ma, come dicevo, non è in grado di farlo”.
C’è un’altra guerra, quella che si sta giocando sul suolo europeo con il terrorismo che aggredisce contesti di ordinaria convivenza: passeggiate sulle Ramblas, concerti di musica…
“Qui non c’è assuefazione. L’insicurezza che ci avvolge purtroppo non è il frutto di una manipolazione dei media, ma è reale. Gli spazi di vita quotidiana sono diventati fonte di timori. Le soluzioni non sono a portata di mano. Sicuramente dobbiamo combattere senza tregua il terrorismo, ma lavorare molto sulle seconde generazioni”.
Eppure in molti casi il confronto fra i valori delle popolazioni immigrate e il mondo occidentale si sta facendo molto aspro
“Certo ci sono cose su cui non si discute: pratiche discriminatorie, discriminazioni di genere. Ma credo che dobbiamo anche creare uno spazio pubblico inclusivo quando abbiamo davanti manifestazioni che non danneggiano gli altri. Penso alla costruzione di Moschee, al velo islamico, alla questione fondamentale dello Ius soli (su cui faremo un ciclo di conferenze con il Circolo Vie Nuove). E’ importante impegnarsi su questi temi nella prospettiva della deradicalizzazione. L’Europa su questo dovrebbe fare da “pungolo” ai singoli stati nazionali”.
Quali sono i temi su cui si sta impegnando il Forum in questo momento?
“Vorrei sottolineare che il Forum è l’unico istituto fiorentino che si occupa di questioni internazionali. Attualmente il nostro interesse è focalizzato anche su questioni di genere, immigrazione e seconde generazioni. Abbiamo pubblicato una ricerca per il Mulino dal titolo Giovani Mussulmane, centrata sul rapporto fra identità culturale di appartenenza e luogo di accoglienza, filtrato attraverso la lente di genere. Ci vogliamo occupare anche del tema della violenza di genere, perché purtroppo il nodo centrale oggi non è più quello del puro conflitto militare, ma quello “dei” conflitti in senso sempre più generale. Sicuramente però non perdiamo di vista l’attualità: il primo dicembre al Caffè Letterario delle Murate parleremo di Trump, Corea, rischio nucleare e sarà un appuntamento aperto a tutti i cittadini”.
Foto interna: la presidente del Forum per i problemi della pace e della guerra, Anna Loretoni