Parigi – “Devastazione del patrimonio: una guerra contro l’umanità” : è questo l’attualissimo tema di un dibattito organizzato a Ginevra nell’ambito del Festival del film e forum sui diritti umani (FIFDHI). I lavori saranno aperti con la proiezione lunedì prossimo del film “The Giant Buddhas” di Christian Frei (2005) sulla distruzione da parte dei talebani delle celebri gigantesche statue di Budda in Afghanistan, un esempio che doveva poi essere massicciamente seguito dai jihadisti intolleranti verso qualsiasi forma di cultura precedente all’avvento dell’Islam, come si è visto a Mossul, Nimrud o Palmira.
Episodi di vandalismo tanto più impressionanti perché puntualmente ripresi per invadere i nostri schermi e propagandare odiosi messaggi di guerra alle civiltà che non siano quella islamica. Un atteggiamento, quello di cancellare monumenti e vestigia del “nemico”, per noi ora inaccettabile ma che, non va dimenticato, non è certo nato con il jihadismo. Basta ricordare, tre i mille esempi, le distruzioni romane di Cartagine o di Gerusalemme, il sacco dei crociati di Costantinopoli o in epoche più vicine delle devastazioni compiute durante la Rivoluzione Francese. Ora la pensiamo diversamente e il problema della protezione delle opere d’arte è diventato molto più sentito tanto che la legislazione internazionale ha fatto molti passi avanti anche se ancora non è in grado di scoraggiare o impedire devastazioni o saccheggi in zone di conflitto.
“La dichiarazione universale dell’Unesco (2001) riconosce per la prima volta la diversità culturale come “patrimonio comune dell’umanità”. E’ un imperativo inseparabile dal rispetto della dignità umana” ha sottolineato il fondatore del Festival Léo Kaneman a “Rue 89” , giornale francese che è un partner dell’iniziativa .
“A Palmira, Nimrud , Mossul e Hatra , i combattenti di Daech (Isis ndr) hanno deciso di fare tabula rasa della storia portando avanti una guerra contro il passato e la cultura , imponendo con i terrore il loro dominio sulle popolazioni sotto il loro giogo. I massacri delle persone, ha rilevato, vanno di pari passo con la distruzione dei mausolei”.
Per la direttrice dell’Unesco, Irina Bokova, il “crimine” dei jihadisti che distruggono tutto quello che “non rientra nell’interpretazione del Corano” si iscrive “in una strategia di pulizia culturale .. di una rara violenza”.
Le opere d’arte nelle zone di guerra rischiano non solo la distruzione ma anche il saccheggio a fini “commerciali”. La vendita di antichità è diventata infatti un’importante voce del finanziamento dei terroristi grazie anche ad acquirenti occidentali che evidentemente non si preoccupano molto della loro provenienza . Le responsabilità della comunità internazionale nella salvaguardia dei tesori dell’antichità sarà uno dei temi del dibattito di lunedì assieme un bilancio dell’efficacia degli strumenti legali attualmente a disposizione per la protezione delle vestigia del nostro passato. Al dibattito parteciperanno archeologi, direttori di museo e rappresentanti dell’Unesco.