Grosso guaio a Piazza AffariEcco perché Iren rischia di fare la fine del vaso di coccio

Dopo l’intervento dela Consob, Viero ammette: possibili effetti sui bilanci

Forse ha ragione chi dice che l’accordo di spartizione di Edison non è in pericolo: a questo punto tornare indietro sarebbe un disastro. Per tutti. L’intervento della Consob, però, costringe a riaprire il tavolo delle trattative, a rimettere in discussione accordi raggiunti con estrema difficoltà. In poche parole, è tutto da rifare. In questa matassa ancora tutta da dipanare, chi rischia di pagare il conto più salato alla fine dei conti è Iren, che sembra sempre  più l’anello debole della catena.

Per capire cosa è accaduto e perché la faccenda ci riguarda da vicino occorre tornare al 26 dicembre dello scorso anno, il giorno del cosiddetto Accordo di Santo Stefano che sancisce la pace tra italiani e francesi dopo una guerra decennale per il controllo del mercato energetico nazionale. Con la mediazione del ministro per lo Sviluppo Corrado Passera si giunge ad una spartizione che sembra accontentare tutti: Edison va a Edf, quindi allo Stato francese, Edipower ai soci italiani riuniti in Delmi, tra cui spiccano A2A e Iren. Un affare? La domanda resta in sospeso e vedremo perché. Di sicuro alla base dell’accordo c’è uno scambio di favori: Edf lancia un opa (offerta pubblica di acquisto) “low cost” su Edison a 0,84 euro per azione in cambio di uno sconto sui contratti di “tolling”, ovvero di fornitura del gas. In sostanza: i francesi acquistano la loro quota a un prezzo di favore e in cambio fanno lo sconto agli italiani sul gas.

Sembra fatta, ma interviene la Consob, l’autorità di vigilianza sulla Borsa. A dire il vero, si tratta di un verdetto non del tutto inaspettato. I primi dubbi della commissione erano già emersi tempo fa, ma servivano più dati per capire se dietro l’operazione si nascondessero valutazioni maggiori che avrebbero dovuto essere incluse nel calcolo del valore dell’opa. Evidentemente i dati hanno confermato i sospetti perché la Consob certifica che dietro l’accordo si nasconde un premio occulto da parte di Delmi in favore di Edf. L’autorità ha fissato così un nuovo prezzo che si situa a metà strada tra gli 0,84 e i 0,95 euro a 0,895 euro per ogni titolo. E’ una differnza minima, appena 5 centesimi ad azione, ma per i francesi significa di un costo agiuntivo di 6o milioni di euro. E adesso Edf minaccia di fare saltare il tavolo. Per completare il quadro bisogna dire che a sollecitare l’intervento dell’autorità presentando ricorso è stato un socio di Delmi, la Carlo Tassara del finanziere Romain Zaleski, che possiede il 10 per cento del capitale di Edison.

Pare che una telefonata del ministro Passera abbia convinto i francesi a pagare,  ma Edf potrebbe presentare il conto ai soci italiani di Delmi. I contratti di tolling d’altronde sono al centro delle trattative a tutti i livelli, sia tra Iren e A2A nella partita per la governance di Edipower, che tra Edf e Delmi su Edison. Nel frattempo il mercato dell’energia ha subito un vero e proprio crollo, rendendo più difficile il quadro. Aumentano dunque i rischi per Iren, che si trova a giocare una partita che si complica di giorno in giorno: l’utility ha meno peso di A2A, è fortemente indebitata, di fatto non ha un piano industriale e non distribuisce più dividendi. Per questo rischia di pagare più di altri. Fantasie? Non proprio, dal momento che lo stesso direttore generale Andrea Viero, nell’incontro con gli analisti finanziari per la presentazione dei conti 2011, parlando dei progetti di efficientamento di Edipower ha detto: “Se l’opa che Edf deve lanciare su Edison dovesse avere scostamenti rispetto al prezzo di 0,84 euro ci potrebbero essere effetti sui bilanci di Iren”.

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