Complici forse la giornata festiva, coda dell’Epifania, e la nebbia scesa sulla città fin dalle prime luci del giorno, le celebrazioni per il 221° anniversario della nascita del Tricolore – per la verità mai troppo sentite dai reggiani – filano via un po’ sottotono. Almeno rispetto alla Festa dello scorso anno quando, per l’occasione, arrivò in città il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, facendo uno strappo al rigido protocollo, decise di percorrere a piedi il percorso tra il Municipio e il teatro Valli per salutare e stringere le mani dei tanti cittadini assiepati dietro le transenne.
Stavolta la città che accoglie il premier Paolo Gentiloni – pur applaudito al suo arrivo – pare ancora avvolta nel clima natalizio: si notano ancora qua e là luci di Natale ma non si vedono alle finestre o nelle vetrine dei negozi, pure aperti per i saldi, le bandiere del Tricolore. Un “vuoto” che balza all’occhio. La piazza davanti al Municipio è quasi piena, ma non affollata. Attorno le strade sono per lo più deserte.
Le celebrazioni istituzionali avevano preso il via in piazza Prampolini, con la tradizionale cerimonia dell’Alzabandiera, gli onori militari e l’esecuzione dell’inno nazionale. Poi la cerimonia in sala del Tricolore, il luogo che ha visto nascere la bandiera, dove è avvenuta la consegna della Costituzione italiana e della bandiera a una delegazione di studenti di diverse scuole. E dove – la novità di quest’anno – lo scrittore Roberto Piumini ha tenuto una lectio magistralis sui valori e i principi della Costituzione italiana, che compie settant’anni.
A far gli onori di casa il sindaco Luca Vecchi che ha ringraziato il premier per come “ha condotto e cercato d’unire il Paese” in quest’ultimo anno. In sala c’erano le massime autorità cittadine e il ministro del governo Gentiloni, il reggiano Graziano Delrio, seduto accanto al premier.
“Della Costituzione – ha detto Gentiloni – mi ha sempre colpito molto il miracolo democratico, la capacità dei costituenti di elaborare un testo come quello. Che conserva, soprattutto nella prima parte, un’attualità straordinaria. Le contrapposizioni fra chi l’ha scritta erano enormi. C’erano visioni del mondo opposte. In quella atmosfera costituente riuscirono a trovare dei punti di sintesi che conservano una grande attualità, perché al primo posto avevano messo gli interessi del Paese”.
Poi via a piedi verso l’Ariosto: poche le persone dietro le transenne che proteggono il percorso tra il Municipio e il teatro. Gentiloni passa, saluta velocemente, stringe le mani. Qualche applauso qua e là. Un signore lancia un appello alla politica: “Fate a modo”, un altro gli urla “bravo”. C’è chi cerca di trovare la posizione migliore, dietro le transenne, per salutare il premier ma incappa in una signora un po’ infastidita: “Faccia con calma, non sta passando Gesù”.